Città del Vaticano , 25 September, 2019 / 9:40 AM
La compresenza di persone diverse nella nascente comunità cristiana “determina equilibri fragili e precari; e dinanzi alle difficoltà spunta la zizzania della mormorazione: qual è il modo di agire degli Apostoli davanti a questo problema? Essi avviano un processo di discernimento che consiste nel considerare bene le difficoltà e cercare insieme delle soluzioni”. Lo ha detto il Papa nel corso della catechesi dedicata agli Atti degli Apostoli durante la consueta udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro.
“Gli Apostoli - ricorda il Papa - sono sempre più consapevoli che la loro vocazione principale è quella di predicare la Parola di Dio, e risolvono la questione istituendo un nucleo di sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, i quali, dopo aver ricevuto l’imposizione delle mani, si occuperanno del servizio delle mense. Gli Apostoli creano i diaconi per il servizio. Questa armonia tra servizio alla Parola e servizio alla carità rappresenta il lievito che fa crescere il corpo ecclesiale”.
Francesco sottolinea le figure dei diaconi Stefano e Filippo. Per far desistere Stefano dalla predicazione i suoi nemici - osserva il Pontefice - “scelgono la soluzione più meschina per annientare un essere umano: la calunnia o falsa testimonianza e la calunnia uccide sempre. Questo cancro diabolico, che nasce dalla volontà di distruggere la reputazione di una persona, aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravemente quando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si coalizza per infangare qualcuno”.
Davanti alla morte per lapidazione, Stefano “manifesta la vera stoffa del discepolo di Cristo. Non cerca scappatoie, non si appella a personalità che possano salvarlo, ma rimette la sua vita nelle mani del Signore e muore da figlio di Dio perdonando”. Siamo realmente figli di Dio - aggiunge il Papa - solo se ci abbandoniamo al Padre. “La Chiesa di oggi è ricca di martiri, dappertutto, è irrigata dal loro sangue che è seme di nuovi cristiani”.
I martiri - conclude Francesco - “non sono santini, ma uomini e donne in carne e ossa che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Essi sono i veri vincitori, perché non si sono attaccati alla figura di questo mondo, ma hanno respirato l’ossigeno del Regno e l’hanno immesso nella storia”.
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