Santo Stefano testimonia “ciò che ha di più prezioso: la sua fede in Gesù, e questo scatena l’ira dei suoi avversari, che lo uccidono lapidandolo senza pietà”. Lo ha detto il Papa, stamane, aprendo l’Angelus in occasione della Festa di Santo Stefano protomartire.
Si inaugura il 15 febbraio a Bologna il secondo ciclo di conferenze promosse dalla Fondazione Terra Santa nella chiesa del Crocifisso del complesso di Santo Stefano, una delle più compiute riproduzioni esistenti della chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Santo Stefano “nel buio dell’odio fa splendere la luce di Gesù, anche la Chiesa non ha luce propria: prega per i suoi uccisori e li perdona. È il primo martire, cioè testimone, il primo di una schiera di fratelli e sorelle che, fino ad oggi, continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore. Questi testimoni accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo”. Lo ha detto il Papa introducendo l’Angelus in occasione della festa di Santo Stefano, protomartire. L’Angelus è stato recitato dalla Biblioteca privata del Papa, per rispettare le disposizioni imposte per l’emergenza sanitaria.
"Nel clima gioioso del Natale, questa memoria del primo cristiano ucciso per la fede potrebbe apparire fuori luogo. Tuttavia, proprio nella prospettiva della fede, l’odierna celebrazione si pone in sintonia con il vero significato del Natale". Lo ha detto il Papa nel corso dell'Angelus, in occasione della Festa di Santo Stefano protomartire.
La compresenza di persone diverse nella nascente comunità cristiana “determina equilibri fragili e precari; e dinanzi alle difficoltà spunta la zizzania della mormorazione: qual è il modo di agire degli Apostoli davanti a questo problema? Essi avviano un processo di discernimento che consiste nel considerare bene le difficoltà e cercare insieme delle soluzioni”. Lo ha detto il Papa nel corso della catechesi dedicata agli Atti degli Apostoli durante la consueta udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro.
Nel clima di gioia del Natale “potrebbe sembrare strano accostare la memoria di Santo Stefano alla nascita di Gesù, perché emerge il contrasto tra la gioia di Betlemme e il dramma di Stefano, lapidato a Gerusalemme nella prima persecuzione contro la Chiesa nascente. In realtà non è così, perché il Bambino Gesù è il Figlio di Dio fattosi uomo, che salverà l’umanità morendo in croce”. Lo ha detto il Papa nel consueto Angelus del 26 dicembre, festa di Santo Stefano protomartire.
Quello di Gesù è un messaggio “scomodo” che “scomoda” sfidando “il potere religioso mondano” e provocando le coscienze. Papa Francesco riflette sulla figura di Santo Stefano, primo martire, e dell’accusa che viene a lui rivolta di predicare la distruzione del tempio di Gerusalemme. Ma pensa anche al coraggio del primo martire, capace di prendere posizioni impensabili prima della venuta di Gesù.
Perché il mondo odia i cristiani? Nel giorno in cui si ricorda Santo Stefano, il primo martire, Papa Francesco guarda alle persecuzione dei cristiani del mondo, che è ancora viva e attuale. Una persecuzione che accade perché “il mondo i cristiani per la stessa ragione per cui odia Gesù: perché Lui ha portato la luce di Dio e il mondo preferisce le tenebre per nascondere le sue opere malvage”. Ma nonostante tutto, i cristiani si adoperano per tutti. I martiri – sottolinea il Papa – “testimoniano la carità nella verità”.
"Ieri abbiamo contemplato l’amore misericordioso di Dio, che si è fatto carne per noi; oggi vediamo la risposta coerente del discepolo di Gesù, che dà la vita. Ieri è nato in terra il Salvatore; oggi nasce al cielo il suo testimone fedele. Ieri come oggi, compaiono le tenebre del rifiuto della vita, ma brilla ancora più forte la luce dell’amore, che vince l’odio e inaugura un mondo nuovo". Così questa mattina Papa Francesco, recitando l'Angelus in occasione della Festa di Santo Stefano protomartire.