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Un servizio di EWTN News

Letture, Willa Cather: una nuova edizione per il suo romanzo di fede e amicizia

Nell'autunno del 1851 un sacerdote francese,  da poco nominato vescovo, dopo innumerevoli peripezie, si trova a vagare nel territorio sconfinato del New Mexico. E' in difficoltà,  crede di essersi perso, intorno a se' vede solo una serie infinita di colline dai colori purpurei,  che  sembrano tutte uguali. La sete lo tormenta, come tormenta la giunta e l'asino che viaggiano con lui. Le provviste d'acqua, infatti, sono quasi terminate e non si vede, all'orizzonte,  nessuna traccia di fiume, ruscello, pozza. Forse -pensa- sono giunto alla fine dei miei giorni,  senza neppure aver iniziato la mia missione.

Continua lentamente il cammino in groppa alla giumenta,  sempre più stremato, ma con la mente costantemente rivolta alla Passione di Cristo, in cui, in quel  momento,  si sente associato, quando,  tra la vegetazione monotona il suo sguardo viene attirato da un albero diverso, i cui rami si allungano in orizzontale: un albero cruciforme. L'uomo scende da cavallo e apre il suo breviario per pregare.  Ripreso il cammino,  ancora più debole e smarrito, improvvisamente davanti a se' vede scorrere un ruscello, circondato da un folto di piante verdi. Gli si fa incontro una ragazza che lo saluta serenamente con un "Ave Maria, Purissima, senor". E scopre un villaggio messicano in cui viene accolto con rispetto  e dove finalmente può cominciare a svolgere la propria missione di pastore per un popolo di fedeli senza guida, dispersi in un nuovo, immenso, paese, che da poco tempo è entrato a far parte degli Stati Uniti. E' stato un miracolo,  quello di essere stato condotto fin lì quando ormai si considerava perduto?

Inizia così il racconto della vita di Jean- Marie Latour, inviato come vicario apostolico nel New Mexico dalla Chiesa di Roma, preoccupata appunto di dare stabile assetto alla chiesa locale,  e del suo amico e collaboratore padre Joseph Vaillant. Intorno a loro, una miriade di altri uomini e donne, che incrociano i loro passi con quelli dei due sacerdoti.  Personaggi e fatti immaginari ma così concreti,  dettagliati, scolpiti, da pensare, a tutta prima, che siano stati ispirati a persone e fatti realmente  vissuti e accaduti.

Ne è intessuta la trama di un romanzo indimenticabile,  opera di una importante scrittrice: "La morte viene per l'arcivescovo", di Willa Cather. Entrambi colpevolmente dimenticati per molti decenni, dopo il successo ottenuto  anche in Italia, con l'edizione del 1936 a cura  della Mondadori, negli ultimi anni alcuni editori hanno deciso di riprendere a pubblicare i capolavori della Cather e in particolare questo romanzo. Ora anche l'editore Fede e Cultura ne presenta una nuova edizione, con la speranza che quest'opera possa finalmente avere il rilievo che le spetta.  E come si legge nella scheda di presentazione del libro a cura della casa editrice, "La morte viene per l'arcivescovo" , scritto nel 1927, dimostra "come una scrittrice protestante  sia riuscita a tratteggiare la figura di un sacerdote cattolico meglio di molti scrittori cattolici". 

Infatti una delle "meraviglie " del romanzo è costituita proprio dalla capacità l'autrice di tratteggiare, con profondità e autenticità,  la vita, le riflessioni,  gli atteggiamenti, i travagli  e anche gli errori di due uomini di fede, inserendoli nella cultura e nell'educazione cattolica ottocentesca con una precisione che denota conoscenza e dimestichezza con quel mondo di riferimento. Considerando,  appunto, che la Cather aveva un'educazione protestante e, per cultura e esperienze, decisamente anticonformista, leggere queste pagine profondamente cristiane e, ripetiamo, "cattoliche" , rappresenta una scoperta entusiasmante. L'altro grande protagonista del romanzo è il paesaggio, selvaggio, misterioso, ostile ma anche affascinante e sorprendente.  La Cather è sempre stata una grande "ritrattista" di paesaggi, attratta dalla vita degli avventurieri di ogni genere che negli Stati Uniti avevano dato vita al mito della Nuova Frontiera. Anche "La morte viene per l'arcivescovo" è,  in fondo, un romanzo di avventure, dello spirito e della vita, di scoperte, di fede, di amicizia, di dolore.

Costretto a fare i conti con i propri limiti, a scontrarsi con tribù indiane perseguitati dai bianchi e popolazioni messicane vessate da prepotenti, con tradizioni e idolatrie antichissime, sacerdoti immorali, e la onnipresente natura, spesso ostile se non fatale, senza mai smettere di predicare la Buona Novella, Latour riesce comunque a entrare in profonda sintonia con la sua gente, aiutato dal fedele amico Vaillant,  tanto diverso da lui da diventarne  il naturale "completamento": Latour austero, intellettuale,  scevro da compromessi,  Vaillant allegro, forte, pronto a vedere il miracoloso e lo straordinario ovunque, capace di qualche furbizia per poter andare avanti. Ma sempre e comunque fedele, all'amico, alla Chiesa, alla sua fede.

Willa Cather, "La morte viene per l'arcivescovo", edizioni Fede e Cultura, pp.288, euro 18

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