Rabat, 09 April, 2019 / 9:00 AM
È la “responsabilità di essere segno per i musulmani” quella che caratterizza i cattolici in Marocco. Lo racconta ad ACI Stampa l’arcivescovo Vincent Louis Landel, che ha guidato l’arcidiocesi di Rabat dal 2001 al 2018, iniziando il suo ministero dopo due anni passati come coadiutore della stessa diocesi.
Quale è stato l’impatto della visita di Papa Francesco in Marocco?
È incoraggiante. Siamo visti come una Chiesa di periferia, ma siamo cristiani che hanno una responsabilità di essere segno tra i musulmani. Questa visita a Rabat, che viene dopo il viaggio di Papa Francesco ad Abu Dhabi, ci permette di approfondire ancora più l’incontro tra cristiani e musulmani. È importante che le persone che seguono le religioni approfondiscano la loro fede.
Quanto è stato importante, in questo contesto, l’incontro con il Re Muhammad VI?
È stato un incontro importante, anche perché il re è definito comandante dei credenti. Vale a dire che sono due comandanti dei credenti che si sono incontrati, manifestando così che l’Islam che c’è un Islam moderato. E questo è l’Islam che si diffondere tra le persone, che vuole costruire. È stato molto positivo.
Lei è stato per quasi venti anni a Rabat. Come è cambiata in questi anni la comunità cattolica?
Intanto è cresciuta di numero. Nel 1956, anno dell’indipendenza, c’erano 6 mila cattolici, tutti di nazionalità europea (francesi, italiani, spagnoli). Ma con l’indipendenza, molti sono partiti, mentre sono arrivati nuovi immigrati, provenienti dall’Europa dell’Est. A partire dagli anni 2000 è invece arrivata in Marocco una popolazione proveniente dall’Africa per studiare all’università, perché il Marocco ha la fortuna di buone università di lingua francese.
Come è distribuita la popolazione cattolica oggi?
Abbiamo 30 mila cattolici. C’è stato un cambiamento della popolazione, c’è una nuova popolazione migrante, e il governo marocchino ha consentito di restare, anche grazie a un grande lavoro fatto dalla Caritas. C’è una Chiesa nuova, in fondo.
E quali sono le sfide?
Le sfide restano le stesse: essere vicini ai credenti, essere al servizio dei migranti. La pastorale della Chiesa è una pastorale ordinaria. Dobbiamo fare una formazione spirituale orientata all’Africa.
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