Venezia, 20 July, 2015 / 10:00 AM
La Festa del Redentore che mise fine alla peste tra il 1575 e il 1577 si lega al tema della misericordia. Così Mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, che ieri ha presieduto la messa solenne alla Basilica del Redentore alla Giudecca.
“Ancora, e soprattutto oggi, abbiamo bisogno – ha spiegato - della divina misericordia che è fondamento del perdono reciproco ma, anche, vera risorsa capace di plasmare in modo nuovo le relazioni tra le persone e le differenti componenti di una società che è sempre più composita e articolata. La misericordia - ossia il perdono, la riconciliazione, l’accoglienza - è da considerarsi come una nuova risorsa, una nuova sintesi, un nuovo inizio che ci apre al tutto, non lasciandoci rinchiudere nel particolare; il tutto, come ricorda il Papa, viene prima della parte”.
Un concetto universale secondo il Patriarca: “vale tanto nelle relazioni personali e sociali quanto nell’azione politica, sia nell’ambito amministrativo del territorio sia a livello della politica nazionale e internazionale, iniziando dall’Europa che oggi vediamo in grave difficoltà. Le sofferenze dell’Europa si manifestano di fronte all’incapacità o impossibilità d’esprimere una politica in grado di rispondere ai problemi, ai bisogni e alle aspettative dei popoli che la compongono e mi limito ad alcuni esempi: politica estera comune, piani coordinati per il mondo del lavoro, sostegno vero e reale agli Stati più deboli e, soprattutto, gestione comunitaria del fenomeno dell’immigrazione che non può più esser scaricato su un singolo Stato come finora è stato fatto con l’Italia”.
Riprendendo la Laudato Sì Mons. Moraglia ha ricordato che “per una buona convivenza sociale, sicurezza, legalità, certezza della pena sono valori, come lo è anche la misericordia, ossia il perdono, la riconciliazione, l’accoglienza. La misericordia, quindi, è apertura di credito nei confronti di chi ha sbagliato ma intende riparare al male fatto”.
Per entrare in contatto con la misericordia di Dio – ha concluso il Patriarca – occorrono “la vera umiltà del cuore e la certezza d’esser sempre amati” da Lui. Così si entra nel mistero che “non è sinonimo d’assurdità ma del dono sovrabbondante di Dio nella mia vita. Il mistero è il dono che Dio fa di sé nella storia; è, concretamente, l’offerta che suscita nell’uomo la risposta e che ci costituisce discepoli”.
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