Roma, 03 January, 2019 / 4:00 PM
Lo studio dell'esistenza di un uomo è una delle ricerche più complesse da intraprendere, in quanto alle volte questa è formata, da molti aspetti di difficile partecipazione sociale.
Il gesuita Michel de Certeau, nel corso dei suoi studi, in relazione a tale ricerca sosteneva che essa è di ardua comprensione, in quanto, in alcune ipotesi, questa è il luogo del non detto.
Se ciò si conferma vero per quanto espresso, tale obiettivo si dimostra tanto più complesso, se si cerca di penetrare l'esperienza, umana e spirituale di un santo, come Ignazio di Loyola (1491-1556).
Questo è stato uno dei padri della Controriforma ed una delle personalità più affascinanti della dogmatica teologica degli ultimi secoli.
Il suo pensiero ha influenzato la riflessione spirituale della Chiesa e di molti uomini che a lui si sono ispirati e si ispirano nella quotidiana affermazione della propria professionalità.
Santo, sacerdote, mistico, religioso, fondatore, uomo del procedere, ma di più del donarsi a Dio. Nella sua esistenza ha sperimentato, in prima persona, l'essere in Cristo, oltre che per Cristo.
La vita di Ignazio, contenuta nella sua Autobiografia, rappresenta la fonte più sicura per conoscere le tappe principali della sua vita. Essa è piena di vitalità e determinazione, nella conquista del mondo per Dio. Oltre a questa, il santo compose anche un Diario spirituale di cui, purtroppo, ne conosciamo una piccola parte.
Opera unica e rara, questa contiene la descrizione della vita privata del grande basco. Citata nelle Fonti storiche (Historia et Monumenta Societatis Jesu) della Compagnia di Gesù e ripresa, anche nella stesura della celebre Vita di Ignazio, di padre Ribadeneira, il diario rappresenta una rara testimonianza di fede, in quanto ha assorbito i pensieri segreti del Pellegrino di Manresa.
L'opera, tradotta in italiano, fu pubblicata nel 1892.
Questa si compone di due piccoli quaderni:il primo che va dal 2 febbraio al 12 marzo 1544 ed il secondo che si sviluppa dal 13 marzo 1544 fino al 2 febbraio 1545.
Purtroppo il suo arco temporale è molto ristretto. E questo risiede nella volontà del santo che, per amore della semplicità e modestia personale, distruggeva i suoi scritti.
Padre Concalves de Camara, che viveva con lui, ricorda come Sant'Ignazio aveva tale abitudine, ad eccezione di ciò che riguardava la fondazione dell'ordine o quello che poteva essere di edificazione spirituale per i presenti.
Tale atteggiamento prendeva le mosse dalla grande attenzione che il santo aveva per la virtù dell'umiltà e per essa ha sempre sacrificato ogni personale idea, che non rientrasse nel disegno di Dio. L' interesse a questa è ben spiegato nei suoi Esercizi Spirituali (punto 165).
Volontà nella scelta ed umiltà nel procedere sono i binari sui quali si incarna la sua esperienza mistica. Essa è richiamata, anche in relazione al voto di obbedienza, espresso nelle Costituzioni.
Ignazio si sentiva umile, semplice, piccolo, non amava apparire, in quanto il suo punto di riferimento era Dio e questo era il suo tutto.
Nel Diario, emergono tali aspetti, scoprendo queste dinamiche interiori, spesso sconosciute.
Così ci appare estremamente equilibrato, sereno e dotato di differenti doni mistici. Tra questi spicca quello delle lacrime. Tanto era il suo amore per le Tre divine persone, che spesso arrivava a commuoversi. Ciò dimostra il suo rapporto personale con il Cristo, percepito come una presenza reale, nella propria esistenza.
Scorrendo le poche pagine che compongono l'opera, apprendiamo che l'affettività e la volontà si muovevano, in lui, nella medesima direzione, data dalla volontà di Dio, nel prendere una decisione (l'elezione) ritenuta conforme a questa. Ciò è confermato dal fatto che, accanto allo scritto giornaliero, il santo inserisce tali specificazioni, frutto di locuzioni interiori.
Il metodo di elezione usato è contenuto, nel testo degli Esercizi Spirituali (quinto giorno della seconda settimana, punto163) ed è descritto nella medesima forma, oggi conosciuta.
Ignazio è l'uomo della preghiera silenziosa ed affettiva, offerta come risposta dell'amore di Dio per l'uomo, presente nel mistero teologico, dell'incarnazione del Cristo. Ciò si conferma, leggendo, che ad esempio il giorno 8 febbraio 1544, scrive:”notevole devozione e lacrime nell'orazione”, oppure in un'altra data osserva che:” facendo l'elezione molta tranquillità e devozione”.
Dal punto di vista antropologico, è bene osservare come il testo racconta, in maniera unica e grandiosa, la vita sconosciuta e personale di questo straordinario testimone di Cristo.
Uomo della contemplazione e dell'azione che, con raro equilibrio, ha saputo coordinare questi due poli della vita dell'uomo. In lui tutto si nobilita:l'affetto, la preghiera, l'azione, lo studio, il lavoro, l'intelletto. Non c'è mozione interiore che non trovi la sua sede e collocazione, in vista della missione evangelica.
Ed è questo di Ignazio che sorprende: la sua esperienza divina si è perfettamente inserita nell' esistenza del suo divenire, concretizzando una continuità, ontologica ed esperienziale, con la realtà di quel Dio, servito ma di più amato.
(La storia continua sotto)
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