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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco e i movimenti popolari. Card. Turkson: "La Chiesa li promuove"

Cardinal Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, alla Conferenza Creatio durante la Giornata Mondiale della Gioventù 2013

Quando il presidente ha dato a Papa Francesco il crocifisso incastonato su una falce e martello, che è stato del gesuita Luis Espinal, torturato e ucciso nel 1980, Papa Francesco si è incupito in volto e sembra abbia detto: “Questo non sta bene.” E chissà se l’espressione ritornerà oggi nell’incontro che il Papa avrà con i Movimenti Popolari,  un cartello di vari movimenti per la giustizia sociale che include centri sociali, sigle comuniste, ma anche banche etiche, che “la Chiesa riconosce e promuove,” ha detto il Cardinal Peter Turkson aprendo l’incontro ieri.

Papa Francesco ne ha sostenuto il programma, incontrandoli in Vaticano lo scorso anno. E spesso ha detto che “Gesù è stato il primo comunista della storia.” Di certo, arrivare a fare un crocifisso con una falce e martello è lontano dalle intenzioni del Papa. Ma non è lontana dalle intenzioni del Papa la vicinanza a questi movimenti, e questa si legge proprio nel discorso che il Cardinal Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha fatto aprendo il loro secondo incontro mondiale, dal 7 al 9 luglio a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia.  

Il cardinale ha sviluppato il ragionamento in sei punti, con affermazioni nette: “La Chiesa riconosce, valuta e promuove queste espressioni popolari”. “”La Chiesa desidera promuovere con voi nuovi stili che pongano la dignità delle persone avanti al consumo sfrenato.” “La Chiesa vi accompagna nella preoccupazione per le vostre lotte e per i doni della nazione.” “La Chiesa chiede anche di rafforzare le reti comunitarie per affrontare e il crimine organizzato.”

Il manifesto del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – dicastero che ha organizzato l’incontro insieme all’Accademia delle Scienze Sociali – è chiarissimo. Ma chi sono questi movimenti popolari?

In pratica, sono le sigle del Social Forum, una sorta di congresso happening nato a Porto Alegre, in Brasile, con lo slogan “Un altro mondo è possibile.” Sono un centinaio di sigle di tutto il mondo.

Tra i movimenti italiani, c’è Banca etica e l’Associazione Trentini nel mondo, il centro sociale Leoncavallo di Milano, uno dei centri sociali storici del nostro Paese, e la rete “Genuino Clandestino”, un network di centri sociali che coordina i No-Tav e i movimenti No Expò, bocciato con lo slogan “Affamare il pianeta, energie per le lobby”. 

Un movimento “No Expo” che stranamente coesiste nel Forum con Caritas Internationalis, che invece ha preso l’opportunità di uno spazio al’Expo e che partecipa agli incontri perché lo ritiene uno dei luoghi in cui far sentire la propria voce, uno spazio da cui non si può prescindere.

La partecipazione di Caritas Internationalis al Social Forum – che include anche delle sigle con valori non propriamente cristiani – è stata anche oggetto di varie discussioni. I nuovi Statuti di Caritas, promulgati nel 2012,  prevedono un controllo di Cor Unum, perché Caritas Internationalis ha chiesto un riconoscimento giuridico, e questo si può avere solo mantenendo l’identità cattolica.

Ma l’arrivo del Papa sudamericano, e soprattutto la pressione di un cardinale come Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, fino a quest’anno presidente di Caritas Internationalis, ha portato ad una sorta di “riscatto” del Social Forum, che ha potuto vedere Papa Francesco due volte in due anni.

Ci sarà anche Evo Morales tra i partecipanti all’incontro, come capo del cartello dei “cocaleros,” i raccoglitori di coca. E c’è da dire che molti dei movimenti rappresentati si muovono su temi congeniali alla Chiesa, per esempio quello della lotta al “land grabbing,” – l’acquisto di enormi appezzamenti di terre destinati a culture intensive in genere di biocarburanti - o quello per la destinazione universale dei beni, rappresentato dalle moltissime organizzazioni impegnate nella difesa delle sovranità alimentare dei popoli in tutti i continenti, le comunità indigene, il coordinamento delle donne rurale di moltissimi Paesi, le organizzazioni che curano l’accesso al credito contro le regole delle grandi banche.

I temi sono i più vari. Tra i Movimenti, si trovano anche gli “Indignados” spagnoli e la rete di “Democracia Real YA”, che è poi il nucleo storico degli indignados quelli che diedero il via al movimento occupando nel 2011 per molti giorni Puerta del Sol a Madrid. Ma c’è anche Enhe Bizkaia, il sindacato basco che esprime le posizioni del braccio politico dei separatisti, oltre alla Gioventù Operaia di Azione Cattolica.

È rappresentato anche il network internazionale Via Campesina, della quale fanno parte anche i Sem Terra brasiliani. E dal Brasile anche il sindacato Cut. Mentre la crisi greca sarà rappresentato dal movimento che ha fatto da base a Syriza. Dagli Stati Uniti arriva lo United Steelworkers, il maggiore sindacato americano del settore industriale impegnato per globalizzare le lotte dei lavoratori contro le multinazionali e per creare un’organizzazione mondiale di sindacati più incisiva nella difesa dei diritti dei lavoratori cosa che oggi non accade poiché i capitali sono globali mentre il lavoro è nazionale. 

E ovviamente ci sono i cartoneros argentini – il Papa li ha voluti presenti anche alla cerimonia di insediamento – e  e le empresas recuperadas argentina che hanno permesso a molta gente di sopravvivere con il riciclaggio di ogni cosa alla terribile crisi di Buenos Aires.

Tutte preoccupazioni che la Chiesa abbraccia, ha spiegtato il Cardinal Turkson. Perché – dice – “il mondo ha bisogno di andare avanti in un processo di cambiamento della difesa della terra e della dignità delle persone,” e “il grido, la protesta e la pressione dei poveri sono di vitale importanze perché i potenti del mondo comprendano che non si può continuare così.”

Il Cardinal Turkson parla della “scandalosa diseguaglianza e del degrado dell’ambiente,” sottolinea che i movimenti “non servono solo per protestare contro l’ingiustizia, ma per risolvere in prima persona i problemi di accesso al tetto, alla terra e al lavoro che gli Stati e il mercato non risolvono.”

“La Chiesa vuole unire le sue mani in questi processi e aiutarli” affinché queste reti si “rafforzino e diano maggiori e migliori condizioni per lo sviluppo integrale degli esclusi come persone, famiglie e popoli,” afferma il Cardinal Turkson. Il quale rivendica una presenza popolare anche nella politica, nell’economia e nell’ecologia, che “non devono essere appannaggio dei professionisti,” plaude ai movimenti popolari perché “propongono uno stile di vita alternativo a quello che propone il sistema”  “rivendicano la solidarietà e l’unità come valori importantissimi,” e “rifiutano tutte le forme di colonialismo e il saccheggio dei cosiddetti beni naturali, molto più quando si fa a costo dell’ambiente.”

I movimenti popolari – dice il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace – “non desiderano che le corporazioni transnazionali abusino della terra” con grandi estrazioni minerarie o l’estrazione del petrolio attraverso il fracking (la frattura delle falde acquifere), e nemmeno accettano l’uso dei transgenici e la concentrazione della terra in poche mani.

Ma soprattutto – dice il Cardinal Turkson – “i movimenti popolari desiderano la pace. Non desiderano che i loro figli siano vittime della droga, né che le figlie siano sottomesse alla tratta delle persone. Non desiderano vedere i loro giovani morire nella violenza criminale.”

Le parole del Cardinale suonano come un manifesto. Papa Francesco parlerà loro stasera, e i movimenti gli consegneranno il testo finale della riunione. Un testo che sperano il Papa tenga considerazione per il suo discorso alle Nazioni Unite del prossimo 25 settembre.

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