Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato ieri a Papa Francesco un messaggio di bentornato dal suo viaggio apostolico in Bolivia, Ecuador e Paraguay.
Dai movimenti popolari ai quali il Papa vuole portare la dottrina sociale della Chiesa cattolica, alla croce sulla falce e martello della teologia della liberazione di cui il Papa ripercorre la storia senza dare giudizi. La conferenza stampa di Papa Francesco sull’ aereo che lo ha riportato a Roma alle 13.40 è durata poco più di un’ora, quattordici domande tra cui la situazione greca, la politica latino americana e i nuovi rapporti da Usa e Cuba, e come sempre qualche battuta. Quella che segue è una trascrizione di lavoro del gruppo di giornalisti sul volo papale. Dopo la consueta introduzione di Padre Lombardi e il saluto del Papa, la prima domanda viene da un giornalista del Paraguay. La conferenza è durata un’ora.
Papa Francesco è atterrato a Ciapino alle 13.40 di rientro dal viaggio in America Latina e si subito recato a Santa Maria Maggiore per il consueto omaggio alla Madonna. Parecchi fedeli lo attendevano.
“Signore Gesù, dammi un cuore libero. Che non sia schiavo di tutti gli inganni del mondo. Che non sia schiavo delle comodità, degli inganni. Che non sia schiavo di una bella vita. Che non sia schiavo dei vizi. Che non sia schiavo di una falsa libertà che è fare quello che mi piace in ogni momento.”
C’è profonda commozione e gioia negli occhi di Eliana, 20 anni, Luis, 23 e Pablo, 24. Sta per iniziare (alle 19 ora locale) la veglia di preghiera per i 200 giovani che accompagneranno anziani e disabili alla messa con il Papa a Nu Guazu, l’ultima prevista in Paraguay. Tra i 200, 60 sono ragazzi del movimento giovanile guanelliano. “Alle 2 – spiega P. Roberto Corvalan, assistente spirituale – partiranno con i disabili e alle 5 del mattino saranno già sul posto. Si sono preparati con amore, entusiasmo e dedizione a questo incontro, nello stile di servizio tanto caro a don Guanella e che parla e testimonia il loro essere cristiani”.
Celebriamo la “misteriosa comunione tra Dio e il suo Popolo, tra Dio e noi. Una comunione che dà sempre frutto, dà sempre vita. Questa fiducia scaturisce dalla fede, sapere che possiamo contare sulla sua grazia, che sempre trasformerà e irrigherà la nostra terra”. Sono le parole con cui Papa Francesco ha aperto l’omelia pronunciata in occasione della Messa a Ñu Guazú, ad Asuncion, ultima celebrazione eucaristica del viaggio apostolico in America Latina.
Abbiamo costruito il nostro villaggio palmo a palmo con immensi sacrifici. Con queste parole la gente del Bañado Norte ha accolto Papa Francesco, come ieri la gente ha accolto il Papa nel villaggio missionario, la parrocchia di San Rafael di Padre Aldo Trento che ospita malati e sofferenti. Una fondazione che gestisce scuole, e una clinica per malati terminali.
La ultima giornata del Papa in Paraguay e in America Latina inizia alle 8 e un quarto, in Italia saranno le due del pomeriggio, con un incontro speciale con la popolazione a Bañado Norte nella Cappella San Juan Bautista. A ricevere il Papa sarà il Provinciale dei Gesuiti.
Un insolito omaggio alla visita di Giovanni Paolo II Paraguay il Papa l’ha fatto usando la stessa vettura con la quale il Papa polacca ha viaggiato pper le strade del Paraguay durante la sua visita nel 1988.
L’immagine chiave scelta da Papa Francesco per la sua omelia ai Vespri è quella della cattedrale di Asunciòn, e del suo campanile. Intitolata a Nostra Signora dell’Assunzione, la Cattedrale sorge nel cenntro della città, nella piazza triangolare del Parques Central. Fu costruita nel XVI secolo, dal 1539 in poi è stata ristrutturata e trasformata varie volte, poi ha assunto la forma attuale nel 1845.
Il Paraguay non è morto!
“Trovarmi qui con voi è sentirmi a casa, ai piedi di nostra Madre la Vergine dei Miracoli di Caacupé. In un santuario noi figli ci incontriamo con nostra Madre e tra noi ricordiamo che siamo fratelli. E’ un luogo di festa, di incontro, di famiglia. Veniamo a presentare le nostre necessità, veniamo a ringraziare, a chiedere perdono e a cominciare di nuovo. Veniamo sempre con la nostra vita, perché qui siamo a casa e la cosa migliore è sapere che c’è qualcuno che ci aspetta”. Così il Papa nell’omelia pronunciata nella Messa celebrata al Santuario di Caacupè.
Giornata ricca di eventi per Papa Francesco quella di sabato 11 luglio. Alle 8.30, a Roma saranno le 14.30, il Papa si reca in vista all’Ospedale Generale Pediatrico “Niños de Acosta Ñu”, la struttura ha circa 100 posti letto. L'Ospedale prende il nome da una dolorosa vicenda storica nella quale persero la vita numerosi bambini ai tempi della Battaglia "Campo Grande" (chiamata anche "Battaglia dei bambini" o "Battaglia di Acosta Ñu").
Ci vuole qualche ora di riposo, nel mezzo di un viaggio lunghissimo, denso di eventi. Così Papa Francesco, dopo gli ultimi incontri in Bolivia, sale sull’aereo per il Paraguay per atterrare intorno alle 15. Il tempo degli onori militari, della benedizione delle targhe commemorative della visita di San Giovanni Paolo II in Paraguay (16-18 maggio 1988), e di un omaggio floreale da parte dei bambini, e poi Papa Francesco si trasferisce alla Nunziatura Apostolica di Asunciòn. Dove finalmente ha un po’ di tempo libero per riposare, radersi e preparare il primo discorso in terra paraguayana, quello alle autorità civili.
Non è nemmeno un carcere Palmasola, è un nome che evoca l’inferno in Bolivia. Un quartiere che è stato isolato e chiuso ed è diventato un carcere. Sovraffollato, promiscuo, un villaggio di dannati adulti e adolescenti, uomini e donne. Le immagini che arrivano da Palmasola fanno paura, ma l’attesa del Papa ha reso diverso anche il carcere di Palmasola, il fango e la corruzione si è trasformato in canto. 2500 detenuti per giorni e giorni hanno provato i canti che faranno per Francesco. C’è voglia di dignità anche se non ci sono le strade, le case sono fatiscenti e la gente si sente “scartata”.
“Mi ha colpito molto quanto bene conosca il Paese il Papa e che abbia riconfermato con chiarezza la opzione preferenziale per i poveri della Chiesa”. Juan Cristobal Soruco è un giornalista boliviano cattolico, direttore de “ Los Tiempo”.
Un discorso lungo, complesso ed articolato quello che il Papa ha rivolto, a Santa Cruz de la Sierra, ai partecipanti al II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari. “Terra, casa e lavoro per tutti i nostri fratelli e sorelle. L’ho detto e lo ripeto: sono diritti sacri. Vale la pena, vale la pena di lottare per essi. Che il grido degli esclusi si oda in America Latina e in tutta la terra”. Così ha esordito Papa Francesco.
É la risposta al grido di Bartimeo, il cieco, che ispira la riflessione del Papa come le testimonianze Di Padre Miguel, di suor Gabriela e del seminarista Damian. Il vangelo ci spiega “come reagiscono al dolore di colui che è sul bordo della strada, di colui che sta seduto sul suo dolore.” Il grido e le reazioni. Il Papa parla dei discepoli e delle loro reazioni, e le mette in rapporto ai sacerdoti ai vescovi, ai laici impegnati.
Al termine del briefing a Santa Cruz de la Sierra, il Direttore della Sala Stampa Vaticana ha fatto una precisazione circa la croce – attribuita al gesuita Padre Espinal, ucciso nel 1980 – donata dal presidente boliviano Morales a Papa Francesco.
La logica che “pretende di trasformare in oggetto di scambio, di consumo, tutto negoziabile” si fa “facilmente strada in un cuore disperato,” ma Gesù, che moltiplica pani e pesci per dar da mangiare a quanti lo hanno ascoltato, non scarta nessuno, ma anzi include tutti nel pasto. Papa Francesco parte dalla parabola dei pani e dei pesci, per la sua Messa nella Piazza del Cristo Redentore di Santa Cruz de La Sierra.