Quito, 08 July, 2015 / 2:00 AM
Ha ricevuto le chiavi della città, ha parlato all’università, e dopo si è recato a incontrare i membri della società civile dell’Ecuador nella chiesa di San Francisco a Quito. E a loro Papa Francesco ha chiesto di vivere come una famiglia. in una società in cui la divisione tra poveri e ricchi si fa ancora sentire, in cui il presidente Rafael Correa ha portato stabilità politica, ma anche autoritarismo, in cui l’unico collante sociale è stata la Chiesa cattolica, soprattutto i salesiani diffusi in ogni angolo del Paese, Papa Francesco ha sottolineato che “la nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo sociale, si sente veramente a casa.”
È anche una risposta indiretta alle polemiche politiche che hanno preceduto il viaggio di Papa Francesco nel Paese della ‘mitad del mundo’, dove in molti non lo avrebbero voluto affacciarsi dal Palazzo Presidenziale con Correa perché questo poteva rappresentare un appoggio alle sue politiche. I ricchi hanno paura di nuove tasse, i poveri di essere sempre più poveri. Non è un caso che, quando Correa si è presentato alla Messa nel Parque del Bicentenario, ci sono stati applausi e fischi.
Ma Papa Francesco viene dal Sudamerica, non si fa intrappolare nei temi politici. Va su temi generici, e usa proprio la famiglia come modello, perché “in una famiglia, i genitori, i nonni, i bambini sono di casa; nessuno è escluso. Se uno ha una difficoltà, anche grave, anche quando “se l’è cercata”, gli altri vengono in suo aiuto, lo sostengono; il suo dolore è di tutti. Non dovrebbe essere così anche nella società? E, tuttavia, le nostre relazioni sociali o il gioco politico, spesso si basano sulla competizione, sullo scarto. La mia posizione, la mia idea, il mio progetto sono rafforzati se sono in grado di battere l'altro, di impormi. È essere famiglia questo?”
Francesco non risponde, ma è chiaro quello che pensa. Aggiunge che nelle famiglie “tutti contribuiscono al progetto comune, tutti lavorano per il bene comune, ma senza annullare l’individuo; al contrario, lo sostengono, lo promuovono. Le gioie e i dolori di ciascuno sono fatti propri da tutti. Questo è essere famiglia!”
Chiede, il Papa, di vedere l’avversario politico e il vicino di casa con “gli stessi occhi con cui vediamo i bambini, le mogli o i mariti, i padri o le madri,” e di amare la società “piuttosto con le opere che con le parole.”
Tutto deve partire dall’amore, che è “comunicazione e mai isolamento.”
“In diverse occasioni – dice il Papa - ho fatto riferimento all’importanza della famiglia come cellula della società. In famiglia, le persone ricevono i valori fondamentali dell’amore, della fraternità e del reciproco rispetto, che si traducono in valori sociali essenziali: la gratuità, la solidarietà e la sussidiarietà.”
Per i genitori tutti i figli sono uguali, e la relazione si rompe se il bambino rifiuta di condividere quello che riceve dai genitori, dice il Papa. E questo, trasportato nell’ambito sociale, “significa che la gratuità non è un complemento ma un requisito necessario della giustizia. Quello che siamo e abbiamo ci è stato donato per metterlo al servizio degli altri, il nostro compito consiste nel farlo fruttificare in opere buone.”
Il Papa argentino mette in luce che “i beni sono destinati a tutti, e per quanto uno ostenti la sua proprietà, pesa su di essi un’ipoteca sociale,” e così “si supera il concetto economico di giustizia, basato sul principio di compravendita, con il concetto di giustizia sociale, che difende il diritto fondamentale dell’individuo a una vita degna.”
Non si deve “cercare il guadagno immediato” dello sfruttamento delle abbondanti risorse naturali in Ecuador, ma piuttosto “essere custodi di questa ricchezza che abbiamo ricevuto ci impegna con la società nel suo insieme e con le generazioni future, alle quali non potremo lasciare in eredità questo patrimonio senza una cura adeguata dell’ambiente, senza una coscienza di gratuità che scaturisce dalla contemplazione del creato.”
In sala ci sono anche indigeni provenienti dall’Amazzonia ecuadoriana, dove c’è una ricchezza enorme di specie, uno di quei luoghi - afferma il Papa – “che richiedono una cura particolare a motivo della loro enorme importanza per l’ecosistema mondiale [poiché ha] una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti.”
E proprio lì l’Ecuador può “praticare la pedagogia di una ecologia integrale,” di cui il Papa ha parlato nell’enciclica Laudato Si.
Sottolinea Papa Francesco: “Noi abbiamo ricevuto in eredità dai nostri genitori il mondo, ma anche in prestito dalle generazioni future alle quali lo dobbiamo consegnare! Dalla fraternità vissuta in famiglia, nasce la solidarietà nella società, che non consiste solo nel dare ai bisognosi, ma nell’essere responsabili l’uno dell'altro.”
Ripete il Papa che “se vediamo nell'altro un fratello, nessuno può rimanere escluso, separato,” e che in Ecuador ci sono molti cambiamenti sociali e culturali, nuove “fide che richiedono la partecipazione di tutti i soggetti interessati,” come “la migrazione, la concentrazione urbana, il consumismo, la crisi della famiglia, la disoccupazione, le sacche di povertà”.
Di fronte ad una incertezza su questi nuovi fenomeni, si deve notare che “le norme e le leggi, così come i progetti della comunità civile, devono cercare l’inclusione, per favorire spazi di dialogo, di incontro e quindi lasciare al ricordo doloroso qualunque tipo di repressione, il controllo illimitato e la sottrazione di libertà.”
Il Papa chiede di offrire reali opportunità “soprattutto ai giovani, creando occupazione, con una crescita economica che arrivi a tutti, e non rimanga nelle statistiche macroeconomiche, con uno sviluppo sostenibile che generi un tessuto sociale forte e ben coeso.” Il Papa parla della mancanza di lavoro, che "raggiunto dati allarmanti," sottolinea che l'Europa era avanti e ora soffre, c'è bisogno di solidarietà e di una "educazione di emergenza" per questi giovani, devono "essere preparati nei piccoli lavori" che gli resistuiscano la dignità di guadagnarsi il pane.
Questi giovani - sottolinea in una lunga digressione a braccio - sono delle generazione "né né", "né studenti né lavoratori," e oggi "ci viene chiesto di custodire in modo speciale, di consolidare questo terzo settore della società dello scarto."
Il Papa elenca i tre settori: i bambini, che "non gli vogliamo o gli uccidiamo prima che nascano," poi gli anziani, che "sono la sapienza e la memoria," e ora restano i giovani.
Infine, sottolinea Papa Francesco, "rispetto per l’altro che si apprende in famiglia, si traduce in ambito sociale nella sussidiarietà," perché "accettare che la nostra scelta non è necessariamente l'unica legittima è un sano esercizio di umiltà.Mette in luce il Papa che “nel rispetto della libertà, la società civile è chiamata a promuovere ogni persona e agente sociale così che possa assumere il proprio ruolo e contribuire con la propria specificità al bene comune.” Chiede un dialogo “necessario per arrivare alla verità che non può essere imposta, ma cercata con sincerità e spirito critico.”
Papa Francesco chiede dialogo tra tutte le forze politiche, tra tutte le culture che ci sono nella nazione. E la Chiesa “vuole collaborare nella ricerca del bene comune, con le sue attività sociali, educative, promuovendo i valori etici e spirituali, essendo segno profetico che porta un raggio di luce e di speranza a tutti, specialmente ai più bisognosi.”
Aggiunge il Papa a braccio: "Mi hanno chiesto perché parla tanto dei bisognosi? Perché fa parte della realtà, e fa parte del protocollo per cui verremo giudicato, in Matteo 25." E chiede il Papa di portare le sue parole a tutti i settori della società civile.
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