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Oggi con Paolo VI canonizzati due santi che furono beatificati da lui

Nunzio Sulprizio e Don Vincenzo Romano, canonizzati oggi

Due santi napoletani, che ci hanno messo più di un secolo ad essere canonizzati e che oggi vengono elevati alla gloria degli altari insieme a Paolo VI. Ma non solo: don Vincenzo Romano e Nunzio Sulprizio furono anche beatificati insieme, nel 1963, proprio da Paolo VI.

“Una circostanza incredibile”, sottolinea don Francesco Riviezzo, vicepostulatore della causa di Don Vincenzo Romano. Primo parroco diocesano italiano ad essere canonizzato, don Romano (1751 – 1831) fu “anticipatore del Concilio Vaticano II”, con le sue missioni per la città, con la “sciabica, che consisteva nell’avvicinare le capannelli di persone e di passanti e invitarle alla preghiera”, ma anche con la “Messa pratica “liturgia che veniva spiegata passo dopo passo in italiano”, perché la gente potesse capire.

E poi, “le sue missioni per le coralline, il suo lavoro nello stare vicino alle mogli dei marinai perché non si perdessero durante le assenze dei mariti”, tutto della vita di don Vincenzo Romano ci mostra una “uscita verso il povero, verso i marinai, verso gli operai”, e anche il lavoro dopo l’eruzione del Vesuvio a Torre del Greco.

Don Vincenzo Romano fu considerato santo da subito, “dalla prima Messa, quando una monaca testimone del fatto disse che la Chiesa era diventata tutta uno specchio e mentre lui andava all’altare maggiore questa suora sentì una voce che diceva: ‘Non c’è prete più santo di quello che è va a dire Messa’. Dopo la sua morte, i pescatori hanno chiesto intercessioni a lui, c’è sempre richiesta di aiuto, e lui sempre disponibile”. Sarà protettore dei sacerdoti napoletani.

Nunzio Sulprizio (1817 – 1836), orfano già bambino, fabbro ferraio da bambino la cui salute è stata minata da una carie ossea che lo ha portato alla morte a soli 19 anni, è considerato il protettore dei giovani, e la sua causa di beatificazione fu promossa già da Leone XIII, che ne voleva fare un nuovo San Luigi. Viene canonizzato durante il Sinodo dei giovani, ed è significativo.

Don Antonio Salvatore Paone, postulatore della causa di canonizzazione, racconta il miracolo che ha portato alla canonizzazione del giovane santo: un giovane di Taranto, rimasto gravemente ferito in un incidente con la moto ed entrato prima in coma e poi in uno stato vegetativo, è guarito dopo che una reliquia di Nunzio Sulprizio, richiesta alla parrocchia di San Domenico Soriano a Napoli, fu posta in sala di rianimazione, mentre il padre bagnava la fronte del ragazzo con l’acqua del Beato. La famiglia era sempre stata devota a Nunzio Sulprizio. Fatto sta che il ragazzo si risvegliò, e l’ematoma che aveva in testa scomparve. “La letteratura medica – racconta il postulatore – dice che da quel tipo di coma ci si risveglia o per morire dopo poche ore, o con gravi difficoltà cognitive. Invece lui era guarito, e la commissione medica della Congregazione delle Cause dei Santi ha detto all’unanimità che la guarigione è scientificamente inspiegabile”.

Questo ragazzo oggi ha 33 anni, e ogni 5 del mese, giorno in cui nella parrocchia di San Domenico Soriano si tiene la Messa per il Santo con indulgenza, prende la macchina da Taranto solo per partecipare alla Messa. “A volte gli dico che il miracolo lo ha già avuto, perché è un viaggio lungo e duro”, scherza don Paone.

Tra i Santi della carità canonizzati oggi da Papa Francesco, anche Maria Nazaria Ignazia (1889-1943), spagnola che però dedicò la sua vita alla Bolivia, dove fondò le Missionarie Crociate della Chiesa, famiglia religiosa all’avanguardia che sosteneva in particolare la promozione sociale e lavorativa delle donne, e poi si spostò in Argentina, dove morì. Anche il Cardinale Jorge Mario Bergoglio aveva una particolare devozione per lei.

Il miracolo che ha portato alla canonizzazione è avvenuto su una suora della sua congregazione religiosa, suor Maria Victoria Azuara, colpita il 13 ottobre 2010 da una emorragia cerebrale, a seguito della quale né poteva parlare, né poteva ingerire alimenti. Le suore si unirono in preghiera invocando la fondatrice e, nel giro di 12 giorni, suor Maria Victoria riprese tutte le sue normali funzioni vitali.

“Il medico mi diceva che non avrei potuto parlare, e io gli dicevo: ma io sono qui e parlo”, racconta una vitalissima suor Maria Vicoria Azuara, che ora ha 90 anni e che sottolinea: “Ho dedicato tutta la mia vita alla fondatrice, e penso che in questo modo mi abbia voluto fare parte del suo processo di canonizzazione”.

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