Città del Vaticano , 26 September, 2018 / 12:01 AM
Dopo l’accordo provvisorio firmato tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi, Papa Francesco - che ieri ha ribadito la paternità dell’intesa con Pechino - ha scritto una lettera ai cattolici cinesi e a tutta la Chiesa universale.
Il Papa - sulla scia della lettera di Papa Benedetto XVI di 11 anni fa - assicura ai cattolici cinesi di ammirare “il dono della fedeltà, della costanza nella prova, della radicata fiducia nella Provvidenza di Dio, anche quando certi avvenimenti si sono dimostrati particolarmente avversi e difficili”.
“È mia convinzione - ribadisce Francesco - che l’incontro possa essere autentico e fecondo solo se avviene attraverso la pratica del dialogo, che significa conoscersi, rispettarsi e camminare insieme per costruire un futuro comune di più alta armonia. In questo solco si colloca l’Accordo Provvisorio, che è frutto del lungo e complesso dialogo istituzionale della Santa Sede con le Autorità governative cinesi, inaugurato già da San Giovanni Paolo II e proseguito da Papa Benedetto XVI. Attraverso tale percorso, la Santa Sede altro non aveva – e non ha – in animo se non di realizzare le finalità spirituali e pastorali proprie della Chiesa, e cioè sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo, e raggiungere e conservare la piena e visibile unità della Comunità cattolica in Cina”.
“Come Successore di Pietro - scrive il Papa - desidero confermarvi nella fede invitandovi a porre con sempre maggiore convinzione la vostra fiducia nel Signore della storia e nel discernimento della sua volontà compiuto dalla Chiesa. Proprio al fine di sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in Cina e di ricostituire la piena e visibile unità nella Chiesa, era fondamentale affrontare, in primo luogo, la questione delle nomine episcopali. È a tutti noto che, purtroppo, la storia recente della Chiesa cattolica in Cina è stata
dolorosamente segnata da profonde tensioni, ferite e divisioni, che si sono polarizzate soprattutto intorno alla figura del Vescovo quale custode dell’autenticità della fede e garante della comunione ecclesiale”. Francesco conferma la remissione della scomunica ai vescovi patriottici, invitandoli tuttavia ad “esprimere, mediante gesti concreti e visibili, la ritrovata unità con la Sede Apostolica e con le Chiese sparse nel mondo, e di mantenervisi fedeli nonostante le difficoltà”.
L’Accordo con la Cina - prosegue il Pontefice - “essendo necessariamente perfettibile, può contribuire a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina. Esso, per la prima volta, introduce elementi stabili di collaborazione tra le Autorità dello Stato e la Sede Apostolica, con la speranza di assicurare alla Comunità cattolica buoni Pastori. Non si tratta di nominare funzionari per la gestione delle questioni religiose, ma di avere autentici Pastori secondo il cuore di Gesù, impegnati a operare generosamente al servizio del Popolo di Dio, specialmente dei più poveri e dei più deboli”.
“La Comunità cattolica in Cina - aggiunge Papa Francesco - è chiamata ad essere unita, per superare le divisioni del passato che tante sofferenze hanno causato e causano al cuore di molti Pastori e fedeli. Tutti i cristiani, senza distinzione, pongano ora gesti di riconciliazione e di comunione. Sul piano civile e politico, i Cattolici cinesi siano buoni cittadini, amino pienamente la loro Patria e servano il proprio Paese con impegno e onestà, secondo le proprie capacità”.
E in vista del Sinodo dei Giovani - a cui non prenderanno parte Vescovi della Cina Continentale - il Papa chiede ai ragazzi cinesi di “collaborare alla costruzione del futuro del vostro Paese con le capacità personali che avete ricevuto in dono e con la giovinezza della vostra fede. Vi esorto a portare a tutti, con il vostro entusiasmo, la gioia del Vangelo”.
Tutti i cattolici - conclude il Papa - accompagnino “con una fervente preghiera e con fraterna amicizia i nostri fratelli e sorelle in Cina. Gli attuali contatti tra la Santa Sede e il Governo cinese si stanno dimostrando utili per superare le contrapposizioni del passato, anche recente, e per scrivere una pagina di più serena e concreta collaborazione nel comune convincimento che l’incomprensione non giova né alle Autorità cinesi né alla Chiesa cattolica in Cina”.
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