Strasburgo, 09 September, 2018 / 4:00 PM
Una donna dal carattere ribelle, che però imparò ad essere docile nelle mani di Dio, di cui scoprì l’amore e del quale volle tutti scoprissero l’amore, e le cui opere di carità e devozione rappresentano un appello all’Europa perché non sia ripiegata negli egoismi, ma sappia accogliere e amare chi ha bisogno. Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione dei Santi, tratteggia così la personalità di Suor Alfonsa Maria, al secolo Elisabetta Eppinger (1814 – 1867), nell’omelia della celebrazione durante la quale è salita agli onori degli altari.
Nella stupenda cornice della Cattedrale di Strasburgo, il Cardinale Becciu celebra la Messa che fa salire agli onori degli altari una donna forte, che per tutta la vita fu colpita da una salute cagionevole, e che proprio a seguito di una delle malattie che durò più a lungo del solito sentì la presenza di Gesù, ebbe il dono della profezia, e attirò sempre più gente intorno a sé, conosciuta come l’estatica di Niederbronn per le sue facoltà mistiche.
Una folla che suscitò l’attenzione anche del vescovo André Raess di Strasburgo, che si recò personalmente a Niederbronn, e comprese la personalità di Suor Alfonsa Maria, e infine approvò la volontà di costituire una nuova congregazione, le Figlie del Divino Redentore che cambiarono presto nome in Congregazione del Santissimo Salvatore per non confondersi con i redentoristi, e si dedicarono alla cura degli ammalati di ogni ceto e condizione sociale.
Oggi, dopo due scissioni, nascita di nuove congregazioni e in alcune casi ricongiungimento alla casa madre, le Suore del Santissimo Salvatore sono presenti in quattro continenti: Europa (Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo), Africa (Angola Camerun), Sud America (Argentina e Bolivia) e Asia (India).
Dopo un lungo percorso, e dopo che la causa si dovette ri-istruire dal principio per via delle nuove norme, Suor Alfonsa Maria, che prese questo nome in onore di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, è santa per aver interceduto per la guarigione di Marie Therese Schid, una donna con un ulcera e l’appendice perforata, operata due volte con rimozione di vari centimetri di intestino, che migliorò inspiegabilmente le sue condizioni nonostante fosse data per spacciata.
Ma quale è il messaggio che la vita Suor Alfonsa Maria ci fornisce, 150 anni dopo la sua morte?
Il Cardinale Becciu ricorda che Suor Alfonsa Maria “seppe offrire una viva testimonianza cristiana ed una profonda spiritualità”, che si basava su “due punti ascetici focali: conoscere i desideri di Dio e seguire tali desideri compiendo la sua volontà”.
Il Cardinale Becciu ripercorre la sua vita, le prime domande sulla morte di Gesù che la portarono a cercare di scoprire “cosa occorra fare per amare Dio e non offenderlo”, la sua obbedienza che era frutto di un grande lavoro interiore, perché - raccontava la stessa beata - “nel corso dell’adolescenza, ho dovuto combattere una difficile battaglia contro il mio carattere irascibile”.
È un impegno “serio e impegnativo” - racconta il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi - che però porta passo dopo passo la nuova beata a “prendere coscienza di due fatti sconvolgenti: di quanto Dio la ami e, nello stesso tempo, di come tante persone si mostrino indifferenti a tanto amore”. Ed è per questo, prosegue il Cardinale, che suor Alfonsa Maria “desidera ardentemente che anche agli altri, anzi tutti facciano esperienza dell’infinito amore di Dio”, e che ne facciano esperienza attraverso di lei.
Sceglie il motto “Attingete con gioia dalle fonti della salvezza”, e così - prosegue il Cardinale Becciu - “sigilla il suo desiderio di trasmettere una fede gioiosa”, attraendo intorno a lei una piccola comunità di amiche, e insieme “contemplano nel Vangelo il cuore misericordioso di Gesù, il suo atteggiamento verso le persone che soffrono nel corpo e nel cuore verso i peccatori”.
Il Cardinale Becciu definisce il carisma di suor Alfonsa Maria come un “carisma imperniato sulla misericordia di Dio”, che la porta a “recarsi nella casa dei poveri per rispondere alle loro necessità di ordine spirituale e materiale mediante la pratica delle opere di misericordia”, che viene trasmesso alle suore, le quali fanno “gesti semplici e concreti” per alleviare la sofferenza, senza “fare alcuna distinzione di religione e di ceto sociale”, con un impegno che sarà grandemente riconosciuto durante l’epidemia di colera del 1854, ma anche durante la Guerra di Crimea, quando cureranno i feriti negli ospedali da campo e seguiranno l’esercito nei suoi spostamenti.
Una passione apostolica che veniva impressa loro dalla beata, la quale “aveva imparato il dono di sé contemplando il Salvatore morente sulla croce”, nota il Cardinale Becciu.
La beata Alfonsa Maria amava ripetere “vedere Dio in Dio, vedere Dio nel prossimo e vedere Dio in tutto”, parole che “sono cariche di attualità – afferma il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – perché ai nostri giorni c’è ancora tanto bisogno di testimoniare l’autentico amore cristiano: esso non è una idea astratta, ma si rende concreto nell’aiutare gli altri, prima di tutto i deboli e i poveri, che sono la carne di Cristo”.
L’esperienza di Suor Alfonsa Maria, che fu capace di “riconoscere le piaghe di Gesù nell’umanità povera e bisognosa”, rappresenta dunque “uno stimolo ad amare le persone che incontriamo ogni giorno, diventando per esse strumento dell’amore misericordioso di Dio”.
Uno stimolo che il Cardinale Becciu legge anche come un “pressante appello all’intero Continente Europeo, sempre più tentato dall’egoismo e dal ripiegamento su se stesso”. Un appello che il Cardinale lancia dalla città dove sono alcune delle più importanti istituzioni europee, e dalla cattedrale dove, dietro l’altare, c’è una vetrata dedicata a Maria donata proprio dall’Unione Europea, che reca le 12 stelle di Maria nella sua bandiera.
Il Cardinale Becciu sottolinea che questo è “l’appello della Beata Alfonsa Maria: questa donna coraggiosa e forte, con la sua straordinaria testimonianza cristiana, esorta tutti gli europei ad avere il cuore grande, a dimostrare un amore sollecito e accogliente, che sappia venire incontro a chi ha bisogno: i deboli, gli sconfitti, gli scartati, quanti fuggono da situazioni di guerra, di violenza, di persecuzione”.
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