Ci sono nuovi casi di imputazione, e due altri cardinali chiamati a testimoniare, nel processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana. Le novità sono giunte dalle udienze numero 55 e 56, che si sono tenute 19 e 20 aprile, e che sono servite all’escussione di cinque testimoni, ma anche a rispondere a quella richiesta di aprire nuovi capi di accusa avanzata dal promotore di Giustizia Alessandro Diddi nelle ultime udienze. Di fronte alle difese che chiedevano la nullità, anche perché in alcuni casi i fatti contestati erano non ben determinati, il Tribunale ha invece risposto che sì, alcune accuse vanno meglio precisate, ma che comunque si inseriscono in un filone di maggiore chiarezza riguardo i reati contestati e anche il concorso dei reati, e che dunque la richiesta del Promotore di Giustizia è ammesso.
Forse il momento chiave della testimonianza dell’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato vaticana, è il racconto della sua convocazione dal Papa il 22 dicembre 2018, a Santa Marta. “Credevo di dover parlare del governo della Chiesa, invece quando entro a Santa Marta mi ritrovo il Papa con l’avvocato Emanuele Intendente e Giuseppe Milanese”.
In un inaspettato stravolgimento di eventi, il promotore di Giustizia vaticano ha presentato una serie di tre lettere tra il Papa e il Cardinale Angelo Becciu, risalenti al luglio del 2021. Si tratta di due lettere del Papa e una del Cardinale Becciu in cui si discute delle indagini vaticane, e che non possono essere lette se non alla luce della telefonata tra il Papa e il Cardinale Becciu dello stesso periodo, registrata dal Cardinale.
Quanto e come è stato informato il Papa sugli sviluppi delle indagini che hanno portato al processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato? Viene da farsi la domanda dopo le udienze 43 e 44 del processo, che hanno visto il 13 gennaio gli interrogatori di Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, e il 12 gennaio la prosecuzione dell’interrogatorio di Renato Giovannini e quello dell’avvocato Manuele Intendente.
Il 24 luglio 2021, dieci giorni dopo le dimissioni di Papa Francesco dal Gemelli dove ha subito un intervento chirurgico il 4 luglio precedente, il Cardinale Angelo Becciu prende il telefono e chiama Papa Francesco. Soprattutto, fa registrare la chiamata. Perché il 13 luglio è arrivata una lettera del Papa che, di fatto, dice che no, il Papa non sapeva niente dei trasferimenti di denaro disposti per la liberazione di suor Cecilia Narvaez, la suora colombiana rapita in Mali. E che Becciu avrebbe trasferito quei soldi da solo.
Sarà il 2 dicembre che il Cardinale Oscar Cantoni, arcivescovo di Como, testimonierà davanti al Tribunale vaticano nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato che include diversissime imputazioni. L’arcivescovo di Como dovrà rispondere solo riguardo una presunta subornazione ai danni di monsignor Alberto Perlasca da parte del Cardinale Angelo Becciu.
Due le notizie che vengono dalle ultime due udienze dal processo sulla gestione di fondi della Segreteria di Stato che si sta celebrando in Vaticano: il supertestimone monsignor Alberto Perlasca testimonierà il 23, 24 e 25 novembre, in sedute che si preannunciano molto dense di eventi e di domande; e i testimoni, da ora in poi, riceveranno domande solo su fatti non presenti in atti, per non portare a ripetizioni degli interrogatori già fatti, rispettando la prassi del processo documentale che vige in Vaticano.
Con due dichiarazioni spontanee, di cui una molto articolata, il Cardinale Angelo Becciu ha risposto ad alcune ricostruzione fatte nell’aula del tribunale del testimone Stefano De Santis, commissario della Gendarmeria. E se una prima volta ha portato il commissario a rivedere parzialmente la sua versione dei fatti, la seconda volta le parole del Cardinale sono entrate in maniera dirompente nel processo.
Proprio mentre il Cardinale Angelo Becciu sta dicendo che, se avesse mai sospettato che monsignor Alberto Perlasca stesse nascondendo qualcosa, questo sarebbe dovuto andarsene, lo stesso monsignor Perlasca entra da una porta laterale dell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani che fa da aula di tribunale, zainetto di pelle sulla spalla destra. Alla sua vista, il promotore di Giustizia Alessandro Diddi ne fa notare la presenza, mettendo in luce come potesse essere un problema, essendo anche un testimone. E il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone lo invita subito a lasciare l’aula, cosa che monsignor Perlasca fa piuttosto di malavoglia.
Ci sono anche momenti di tensione, nella seconda parte dell’interrogatorio del promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi nei confronti del Cardinale Angelo Becciu. Perché a un certo, dopo che il Cardinale ha detto di non ricordare una circostanza, il promotore di giustizia ha commentato “lei finge di non ricordare”, e a quel punto Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale vaticano, ha sospeso l’udienza.
Una dichiarazione spontanea fiume di due ore e mezza, un interrogatorio lungo che ancora non è terminato, e una costituzione di parte civile un po’ a sorpresa: la quattordicesima udienza del processo sulla gestione di fondi della Segreteria di Stato è tutto centrato sull’interrogatorio del Cardinale Angelo Becciu, sotto accusa per peculato che sarebbe avvenuto nei tempi in cui era sostituto della Segreteria di Stato, ma a prendere la scena è la decisione di monsignor Alberto Perlasca, già capo dell’amministrazione della Segreteria di Stato vaticana, di costituirsi parte civile.
Il Cardinale Angelo Becciu, da sostituto della Segreteria di Stato, ha sottotlineato di aver inviato 125 mila euro alla diocesi di Ozieri solo per motivi di carità, e ha respito le affermazioni dei promotori di giustizia vaticani che mettevano in luce al limite un conflitto di interessi per aver giovato suo fratello, che era il direttore della Caritas.
“Sua Eminenza il Cardinale Becciu ribadisce la assoluta falsità degli addebiti sul proprio conto veicolati attraverso la stampa, confermando l’estraneità da qualunque fatto illecito”.
Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefettodella Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da SuaEminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu.
“Quanta generosità dobbiamo constatare in questi nove secoli! Quanti splendidi uomini e donne hanno testimoniato il Vangelo della carità, non solo in Terra Santa, ma in tante parti del mondo”. A nove secoli dalla morte del fondatore, il Sovrano Militare Ordine di Malta lo celebra con un Messa officiata dal Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e delegato speciale del Papa dello SMOM dalla crisi istituzionale di tre anni fa che portò alle dimissioni di un Gran Maestro e alla stagione delle riforme, ancora non completata e per ora come sospesa dall’improvvisa morte del Gran Maestro Giacomo dalla Torre.
Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto del martirio della Serva di Dio Maria Laura Mainetti (al secolo: Teresina Elsa), Suora professa della Congregazione delle Figlie della Croce, Suore di Sant’Andrea; nata a Colico (Italia) il 20 agosto 1939 e uccisa Chiavenna (Italia), in odio alla Fede, il 6 giugno 2000.
Padre Donizetti è “un discepolo di Gesù in costante cammino”, un “anticipatore dei diritti dell’uomo” cresciuto alla scuola della Rerum Novarum e della Dottrina Sociale di Leone XIII. Il Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, tratteggia così le caratteristiche del nuovo beato.
Nella cattedrale di Crema è stato beatificato padre Alfredo Cremonesi, missionario del Pime che ha svolto tutta la sua attività missionaria in Birmania, a Donoku (oggi Khyaukpon), diocesi di Taungngu.
“Tutto il suo corpo alla fine era diventato un crocifisso vivente…. Ma questa sequenza di sofferenze e di distruzioni fisiche, porterà Benedetta ad una unione profonda con Dio nella preghiera e quindi ad una grande eroicità nell’esercizio di tutte le virtù”.
“Edvige è un valido riferimento per le donne di oggi, di ogni età e di ogni estrazione sociale.