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Un servizio di EWTN News

Diplomazia Pontificia, la Santa Sede non si fa strumentalizzare

La bandiera vaticana e la Basilica di San Pietro

In una situazione di calma diplomatica, una foto di Papa Francesco che benedice dei bambini in un incontro privato l’8 agosto prima dell’Udienza generale. si è prestata ad una strumentalizzazione da parte del fronte algerino sulla questione del Sahara. Tanto che la nunziatura della Santa Sede in Marocco ha dovuto chiarire con un comunicato.

Le attività del multilaterale sono in vacanza, mentre prosegue ovviamente il lavoro dei nunzi apostolici, che diventa più pastorale. Da monitorare la questione del Cile, dove i giudici cileni hanno inviato al nunzio una rogatoria internazionale sulla questione degli abusi.

La posizione della Santa Sede sulla questione del Sahara

A inizio settimana sono state pubblicate immagini di Papa Francesco che benedice bambini saharawi che erano ospiti in Toscana di un coordinamento vicino ai separatisti algerini.

La Nunziatura Apostolica presso il Regno del Marocco ha così dovuto chiarificare la situazione, sottolineando, in un comunicato diffuso l’11 agosto, che “la posizione della Santa Sede sulla questione del Sahara che interessa il Marocco non è stata modificata”.

La nunziatura ha anche “condannato l’uso politico” che è stato fatto delle foto, considerando che “le udienze settimanali che il Santo Padre ha concesso ai pellegrini provenienti da tutto il mondo sono esclusivamente di carattere pastorale”, e non “hanno alcuna connotazione politica”.

È stato il Fronte Polisario a diffondere le foto dei bambini dei campi Tindouf che hanno potuto avere una udienza con il Papa. Lo scorso 11 luglio, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha denunciato la situazione nei campi di Tindouf, situati nel sud-ovest dell’Algeria e gestiti dai membri del Fronte Polisario, accusando il Paese di non aver agito per proteggere le vittime delle violazioni e di non essersi assunto le sue responsabilità.

I bambini che hanno potuto vedere il Papa hanno ricevuto dai separatisti bandiere dall’autoproclamata repubblica SADR che l’Algeria vuole creare nel Sud del Marocco attraverso, appunto, il Fronte Polisario.

Il Fronte Polisario è stato aspramente criticato da alcune organizzazioni di diritti umani per aver indottrinato i bambini. Secondo quanto riportato da ANSA Med , separatisti sono accusati di separare i bambini dalle loro famiglie e di inviarli a fare addestramento militare a Cuba. 

La mossa politica del Fronte Polisario viene dopo che ad aprile i leader dei partiti politici del Marocco hanno chiesto alla missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO) – la missione di pace dell’ONU nel Sahara occidentale – di adottare misure urgenti per costringere il Fronte Polisario a ritirarsi dalla zona cuscinetto del Sahara Occidentale.

Il Marocco ha presentato una proposta di autonomia del territorio nel 2007, con l’appoggio di Stati Uniti e Francia. Il Fronte Polisario, nello stesso periodo, aveva invece proposto di indire un referendum per l’autodeterminazione del territorio. Il 30 aprile 2007, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato la Risoluzione 1754, che invitava le parti a negoziare, e questo diede vita a quattro sessioni di negoziati di pace tra Marocco e Fronte Polisario.

La questione del Sahara Occidentale risale agli anni 1975 – 1976. Il Marocco, a seguito del ritiro del dominio spagnolo, aveva preso il controllo di due terzi dell’Area sulla costa Nord-Occidentale dell’Africa, al confine con Marocco, Mauritania e Algeria, mentre il Fronte Polisario aveva annunciato la nascita della Sahara Arab Democratic Republic, instaurando un governo in esilio in Algeria, dove erano fuggiti migliaia di rifugiati. Il territorio è molto appetito per le vaste riserve di fosfato. Nel 2016, il Marocco violò il cessate il fuoco delle Nazioni Unite e invase la zona indipendente del Sahara occidentale.

Brahim Gali, nuovo Segretario generale del Fronte Polisario e Presidente della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, in una intervista concessa il 6 agosto 2016, aveva sottolineato che “con il Vaticano, manteniamo relazioni di amicizia e mutuo rispetto e siamo in costante contatto attraverso la nostra delegazione a  Roma. L’attuale Papa, così come gli ultimi predecessori, concede sempre un’ospitalità speciale ai bambini saharawi che passano le vacanze estive in Italia”.

La Santa Sede ha mantenuto una posizione di neutralità dall’inizio del conflitto.

Nicaragua: continuano le tensioni

Non c’è altra strada che il dialogo, ha detto il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, dopo la telefonata con il vicepresidente Mike Pence sulla situazione in Nicaragua. E lo ha ribadito, lo scorso 11 agosto, l’arcivescovo Waldemar Sommertag, nunzio apostolico a Managua.

Papa Francesco – ha detto – confida molto nelle decisione sagge dei governanti e nel frutto che può venir fuori dal dialogo, che è l’unica strada per cercare un futuro pacifico e riconciliatore per tutti i nicaraguensi.

Il nunzio ha parlato da Leon, dove ha partecipato alla commemorazione per gli 800 anni dell’apparizione della Vergine della Mercede, patrona della città.

Dopo che lo stesso presidente Daniel Ortega aveva chiesto ai vescovi di farsi mediatori nel Dialogo Nazionale, il governo ha inasprito i toni, e sono cominciate anche le aggressioni dei paramilitari contro membri della Chiesa, incluso il nunzio apostolico e il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua. Lo scorso 31 luglio, il ministro degli Esteri del Nicaragua Denis Moncada ha chiesto udienza in Vaticano a Papa Francesco o al Segretario di Stato, ma ha ottenuto solo un colloquio con il suo pari livello, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, che ha reiterato l’appoggio della Santa Sede al lavoro dei vescovi.

Iraq: i vescovi caldei chiedono pace in Siria e dialogo tra Teheran e Washington

Si è concluso lo scorso 13 agosto il Sinodo della Chiesa Caldea, presieduto dal Cardiale Louis Rapahel Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei. Il Sinodo ha toccato anche temi di carattere più politico-diplomatico, oltre che pastorali.

Il Sinodo si è concluso con una preghiera per la fine della guerra in Siria e in tutte le altre aree del Medio Oriente. Ma si è parlato anche del dialogo tra Iran e Stati Uniti, con questi ultimi decisi ad uscire dall’accordo sul nucleare che anche la Santa Sede aveva appoggiato. I vescovi caldei di Iraq chiedono di adottare la via del dialogo e della diplomazia, evitando guerre e sanzioni che “non portano altro che risultati negativi, e a pagarne le conseguenze sono gli innocenti”.

I vescovi caldei hanno parlato anche del processo di rinascita della comunità cristiana in Iraq, sottolineato che è fondamentale un rafforzamento dell’unità nazionale e dato sostegno a qualunque forza politica si impegni in questo senso, e affermato che un futuro esecutivo iracheno – che sperano forte – avrà il compito di assicurare il rientro delle famiglie sfollate.

Nominato il nunzio in Gambia

(La storia continua sotto)

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Dopo essere stato nominato lo scorso 28 luglio nunzio in Liberia, il costaricano Dagoberto Campos Salas è stato nominato il 17 agosto anche nunzio in Gambia. Nato a Puntarenas, in Costa Rica, il 14 marzo 1966, stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1994 ed incardinato, Campos Salas  è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1999 e ha prestato la propria opera presso le Nunziature apostoliche in Sudan, Cile, Svezia, Turchia e in Messico.  

Attualmente, attendono la nomina di un nuovo nunzio le nunziature di Sierra Leone, Pakistan, Costa d'Avorio, Belize, Zambia / Malawi, Zimbabwe, Guine / Mali, Nuova Zelanda / Arco Pacifico, Uganda Colombia e Mozambico.

Dal Cile: una iniziativa “diplomatica” del governo sulla questione abusi

È del 14 agosto la notizia che il ministero degli Affari Esteri del Cile ha consegnato alla Segreteria di Stato una doppia richiesta di “assistenza penale internazionale” nel caso di varie indagini su membri del clero per reati sessuali contro minorenni. La richiesta è stata presentata attraverso l’ambasciatore Octavio Errazuiz, da poco nominato ambasciatore del Cile presso la Santa Sede.

Secondo organi di stampa, i giudici hanno chiesto alla Santa Sede una copia del Rapporto Scicluna, e documenti su indagini canoniche del passato o ancora in corso svolte dalla Congregazione della Dottrina della Fede.

Molto probabile una risposta negativa della Santa Sede, anche perché il rapporto Scicluna, stilato dall’arcivescovo Charles J. Scicluna e dal funzionario della Congregazione della Dottrina della Fede Jordi Bartomeu, era stato elaborato solo per la conoscenza del Pontefice, e non destinato ad essere divulgato pubblicamente.

Nelle scorse settimane, si era persino ventilata la proposta di chiamare Papa Francesco a testimoniare sul caso, richiesta che fu fatta anche nel 2010 da giudici degli Stati Uniti. Al di là del fatto che il Papa ha immunità come diplomatica come Capo di Stato, il tentativo è quello di andare oltre la sovranità della Santa Sede, considerando i vescovi come funzionari alle dipendenze del Pontefice. Ma il Papa non è il capo di una azienda, e i vescovi rispondono alla giustizia locale, per i casi civili e penali.

Dal Venezuela: no alla spirale di violenza

Lo scorso 13 agosto, i vescovi del Venezuela hanno rilasciato una nota firmata da José Luigi Azuaje Ayala, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Cev, dai due vicepresidenti, i vescovi Mario Moronta e Raúl Biord Castillo, e dal segretario generale mons. José Trinidad Fernandez Angulo.

Nella nota, si denuncia che in Venezuela si vuole “instaurare una spirale di violenza”, si mette in luce il rischio che “la giustizia esca fuori dal controllo delle leggi e delle procedure legali”, provocando situazioni “arbitrarie di persecuzione fisica, intimidazione e omissione dello Stato di diritto”, si reitera che “con la pace otteniamo tutto, con la violenza solo distruzione”.

I vescovi hanno denunciato che “chi è al potere sta usando l’unica arma di chi non ha ragione: la violenza repressiva”, e che per esercitarla “violano le leggi, gli articoli della Costituzione nazionale e i diritti umani”, mentre il popolo “chiede cibo, farmaci, luce elettrica, trasporti pubblici, gas, stipendi degni e un freno all’inflazione”.

I vescovi hanno invitato i cittadini a “non soccombere” e a “continuare a promuovere la riconciliazione e la pace, la ricerca della verità”.

Più volte Papa Francesco ha fatto appelli per il Venezuela, e la Santa Sede ha anche provato una mediazione tra le parti, senza successo.

Ecuador, il nunzio apostolico parla con i giovani

Lo scorso 10 agosto, l’arcivescovo Andrés Carrascosa, nunzio apostolico in Ecuador, ha tenuto una catechesi a Quito nella Chiesa del Perpetuo Soccorso del centro storico, sul tema “Non temere Maria, perché hai incontrato grazia davanti a Dio”, incontro in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Panama nel 2019.

Nella catechesi, il nunzio apostolico ha esortato i giovani del Paese e non aver paura e a superare le difficoltà, invitandoli a un “discernimento sincero, in cui non prevalgano inganno o menzogna, ma piuttosto la trasparenza e la volontà di accettare quello che Dio, con amore, ha scelto per la vita di ciascuno di loro”.

Il nunzio in Ecuador ha anche messo in guardia i giovani dall’uso delle reti sociali, invitandoli a non essere narcisisti, perché “non possiamo vivere mendicando likes su Facebook, o essere tristi perché perdiamo follower su Instagram e Twitter. Diamo più valore a queste cose che alla grazia di Dio per noi”.

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