Città del Vaticano , 01 August, 2018 / 10:00 AM
“Gesù mostrò ai popoli il suo Cuore Sacratissimo quale spiegato vessillo di pace e di carità, assicurando indubbia vittoria nella battaglia”. Così scriveva Papa Pio XI nell’enciclica Miserentissimus Redemptor, dedicata all’atto di riparazione al Sacro Cuore di Gesù e pubblicata 90 anni fa, nel 1928.
“È certo che fra tutte le pratiche che spettano propriamente al culto del Sacratissimo Cuore - sottolineava il Papa - primeggia, degna da ricordare, la pia consacrazione con la quale offriamo al Cuore di Gesù noi e tutte le cose nostre, riconoscendole ricevute dalla eterna carità di Dio”.
Pio XI invitava i fedeli all’atto di espiazione o riparazione da prestarsi al Cuore Sacratissimo di Gesù. “Infatti - spiegava - se nella consacrazione primeggia l’intento di ricambiare l’amore del Creatore con l’amore della creatura, ne segue naturalmente un altro, che dello stesso Amore increato, quando sia o per dimenticanza trascurato o per offesa amareggiato, si debbano risarcire gli oltraggi in qualsiasi modo recatigli; il qual dovere comunemente chiamiamo col nome di riparazione. Al debito particolarmente della riparazione siamo tenuti da un più potente motivo di giustizia e di amore: di giustizia, per espiare l’offesa recata a Dio con le nostre colpe e ristabilire, con la penitenza, l’ordine violato. Questo dovere di espiazione incombe a tutto il genere umano”.
“Nella stessa maniera in cui la consacrazione professa e conferma l’unione con Cristo - aggiungeva ancora il Papa - così l’espiazione, purificando dalle colpe, incomincia l’unione stessa, e con la partecipazione dei patimenti di Cristo la perfeziona, e con l’oblazione dei sacrifici a favore dei fratelli la porta all’ultimo compimento. E tale appunto fu il disegno della misericordia di Gesù quando, acceso della fiamma dell’amore, volle svelare a noi il suo Cuore con i segni della sua passione, affinché noi, meditando da una parte la malizia infinita del peccato e ammirando dall’altra la infinita carità del Redentore, detestassimo più vivamente il peccato e più ardentemente ricambiassimo l’amore”.
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