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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, una nunziatura in Sud Sudan e la diplomazia nel Golfo

Lo sceicco Abdullah bin Zayed al Nahyan e Papa Francesco, Palazzo Apostolico, 5 giugno 2018

L’apertura di una nunziatura in Sud Sudan è stata annunciata con gioia dai vescovi del Paese, e rappresenta un passo avanti nei rapporti diplomatici con la Santa Sede che sono stati stabiliti a partire dal 2013. La notizia arriva al culmine di una settimana che è stata importante per la diplomazia vaticana soprattutto per gli incontri non annunciati nei bollettini ufficiali: quello di Papa Francesco con lo sceicco Abdullah Bin Zayed al Nahyan degli Emirati Arabi Uniti, e quello del Cardinale Pietro Parolin con il presidente del Senato del Kazakhstan Kassym-Jomart Takyev.

Papa Francesco invitato negli Emirati Arabi Uniti

Lo scorso 5 giugno, lo sceicco Abdullah bin Zayed al Nahyan, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale degli Emirati Arabi Uniti. Lo sceicco ha portato a Papa Francesco i saluti dello Sceicco Khalifa bin Zayed al Nahyan, presidente della Nazione, e di tutti i vertici della nazione.

Secondo i media degli Emirati Arabi, lo sceicco Abdullah bin Zayed ha consegnato al Papa una lettera dello sceicco Muhammad in cui si parla di rafforzare le relazioni bilaterali, e in cui si invita Papa Francesco a visitare gli Emirati Arabi Uniti.

Lo sceicco Abdullah ha anche espresso l’apprezzamento degli Emirati Arabi per gli sforzi per la pace di Papa Francesco, con particolare riferimento all’incontro con il Grande Imam di al Azhar Ahmad Mohammad al Tayyeb.

Santa Sede ed Emirati Arabi Uniti hanno stabilito rapporti diplomatici nel 2007. L’incontro con il Papa rientra in una strategia di dialogo messa in atto dalla Santa Sede con le regioni del Golfo. Lo scorso maggio, il Cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, è stato in visita in Arabia Saudita, e delegazioni saudite della Lega Musulmana Mondiale sono state due volte in visita in Vaticano nello scorso anno.

In Arabia Saudita, non è permesso costruire chiese, mentre negli Emirati Arabi Uniti è formalmente concesso – il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ne ha inaugurata una nel 2015. La comunità cattolica locale, costituita principalmente da filippini ed indiani emigrati per ragioni di lavoro, è molto viva.

Verso una nunziatura in Sud Sudan

Santa Sede e Sud Sudan hanno relazioni diplomatiche a partire dal 2013, due anni dopo che il Paese ha ottenuto l’indipendenza. Nunzio nel Paese è stato nominato l’arcivescovo Charles Daniel Balvo, nunzio in Kenya e Osservatore presso le organizzazioni ONU con sede a Nairobi. La sede della nunziatura è dunque in Kenya.

L’attenzione della Santa Sede per il conflitto in Sud Sudan è costante, e Papa Francesco aveva anche annunciato l’intenzione di compiere un viaggio nel Paese, magari un viaggio ecumenico insieme al primate anglicano Justin Welby.

Il primo passo per lo stabilimento di una nunziatura nel Paese devastato dal 2013 da una guerra civile è stato annunciato dalla Conferenza Episcopale del Sud Sudan. Il Papa ha dato il suo consenso alla nomina di Monsignor Marco Kedima, della diocesi di Kakamega in Kenya, come Consigliere della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan.

Il vescovo Barani Eduardo Hilboro Kussala di Tombura-Yambio, presidente della Conferenza Episcopale del Sud Sudan, ha espresso il suo apprezzamento per la decisione del Papa parlando con Fides, l’agenzia della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

“L’apertura della sede permanente – ha sottolineato il vescovo – dimostra senza dubbio quanto il Santo Padre abbia il Sud Sudan stretto al suo cuore”. E poi ha aggiunto che “il governo del Sud Sudan si è sempre impegnato a salvaguardare il benessere di ogni comunità religiosa del Paese, compresi i fedeli cattolici. Spero che questa mossa e le relazioni eccellenti esistenti tra entrambe le parti continuino a crescere”.

Il presidente del Senato del Kazkhstan in visita in Vaticano

Nell’ambito di un viaggio in Italia, Lassym-Jomart Tokayev, presidente del Senato del Kazakhstan, è stato anche in visita in Vaticano. Tra i vari incontri, quello in Vaticano con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano.

L’incontro si è tenuto lo scorso 7 giugno, e la notizia è stata riferita dall’ufficio stampa del Senato del kazako. Santa Sede e Kazakhstan hanno aperto le relazioni diplomatiche 26 anni fa, e in questi anni si è creata una cooperazione costruttiva, rinforzata anche dalla visita di San Giovanni Paolo II ad Astana nel 2001 – visita che il Kazakhstan ricorda bene, secondo quanto dichiarato da Tokayev.

Il comunicato del Senato kazako ha sottolineato che Santa Sede e Kazakhstan hanno posizioni affini riguardo il rafforzamento della sicurezza globale e dialogo tra confessioni religiose, culture e civiltà.

Lo scorso anno, ad Astana si è tenuto l’Expo, cui la Santa Sede ha partecipato con un padiglione dedicato al tema della creazione.

Dal Nicaragua: i vescovi consegnano una proposta, il presidente riflette

Dopo aver cancellato la loro presenza al Dialogo Nazionale a seguito delle violenze che continuavano nella nazione, i vescovi della Conferenza Episcopale del Nicaragua hanno incontrato il presidente Daniel Ortega il 7 giugno, e hanno consegnato un testo che contiene la proposta di mediazione risolutiva del conflitto politico sociale in corso da 51 giorni in Nicaragua. Secondo alcuni calcoli, il conflitto avrebbe causato la morte di almeno 134 persone, in gran parte a causa di azioni repressive della polizia.

Il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha detto che ora i vescovi attendono “una risposta chiara e scritta, ufficiale e solenne”, e solo dopo questa risposta si riunirà di nuovo il tavolo del Dialogo Nazionale per vedere se è fattibile continuare il dialogo.

Non si conoscono i contenuti della proposta di mediazione, né quanto tempo la Chiesa attenderà la risposta da parte del governo.

Nazioni Unite, proseguono i negoziati sul Global Compact. La posizione della Santa Sede

Lo scorso 4 giugno si è tenuto alle Nazioni Unite di new York il quinto round delle Negoziazioni Intergovernative sul Global Compact (accordo globale) per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

(La storia continua sotto)

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L’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, ha sottolineato nel suo intervento che l’attuale bozza dell’accordo si basa sulle premesse dei diritti complementari degli Stati nel determinare le loro politiche di migrazioni, ma anche sulla necessità di politiche centrate sulla persona che sostengano la dignità e i diritti umani dei migranti.

L’Osservatore della Santa Sede ha espresso gratitudine per il riferimento concreto al lavoro delle organizzazioni di tipo religiosoera una delle criticità esposte nelle negoziazioni dell’accordo – e al lavoro che è stato compiuto per stabilire un quadro normativo globale di ‘best practices’ e migrazioni politiche. In particolare, è stata apprezzata l’introduzione del principio di “non refoulement” – la cui mancanza era stata lamentata dalla Santa Sede in passato – che è il principio per cui non vengono forzati migranti e richiedenti asilo a tornare a casa.

Le buone pratiche includono anche soluzioni per il miglior interesse del bambino, per l’unità famigliare, per i migranti particolarmente vulnerabili e le vittime di disastri improvvisi, e questo anche è stato lodato dall’arcivescovo Auza. D’altra parte, l’arcivescovo ha espresso preoccupazione per il fatto che nel documento sono stati inclusi riferimenti non negoziati in precedenza, e per la conseguente mancanza di consenso tra quelli che sono stati oggetto di meticolose negoziazioni tra i governi.

Sempre il 4 giugno, c’è stata a New York una conferenza su “La protezione e integrazione dei migranti in situazioni vulnerabili: il caso delle organizzazioni di carattere religioso”.

Aprendo l’evento, l’arcivescovo Auza ha lodato ancora il fatto che la bozza di accordo globale include la necessità della comunità internazionale di cooperare e agire in partnership con organizzazioni ti tipo religioso, il cui lavoro è “già essenziale nel curare quelli che sono in movimento e che saranno fondamentali nell’implementazione dell’accordo”.

Le organizzazioni di tipo religioso – ha aggiunto – “sono presenti ad ogni livello del percorso migratorio, spesso riempiendo le mancanze che governi e altri attori della società civile non possono e non vogliono superare da sé”.

Secondo l’arcivescovo Auza, ci sono cinque ragioni per cui le organizzazioni di tipo religioso sono molto efficaci: hanno tutte un ben stabilito network locale, nazionale e internazionale; hanno la fiducia dei migranti, che non si sentono minacciati da loro; ricevono lo stesso tipo di fiducia dagli altri partner; sanno difendere con forza la dignità dei migranti e i diritti umani; hanno un enorme network di volontari che permette di soddisfare le richieste e aiutare con l’integrazione scoiale e culturale.

In più, le organizzazioni a sfondo religioso sono particolarmente efficaci nell’accogliere, proteggere, promuovere e integrare, le quattro parole di Papa Francesco per i migranti cercatori di pace.

Migrazioni: colloqui Santa Sede – Messico

Come anticipato negli scorsi giorni, si terrà in Vaticano il 14 giugno a Casina Pio IV, in Vaticano, un colloquio sulla Migrazione Internazionale promosso da Santa Sede e Messico. Guardando la frontiera con gli Stati Uniti durante il suo viaggio in Messico a Ciudad Juarez, Papa Francesco ha dato un segnale importante sul tema. Si aspetta che il Papa invierà un messaggio all’apertura dei lavori.

L’incontro fa seguito a una conversazione del 16 ottobre 2017 tra il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e Luis Videgaray, ministro degli Affari Esteri del Messico, quando questi venne in visita in Vaticano per il 25esimo anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Messico.

Si tratta di un colloquio che fa seguito a quello del luglio 2014, che ebbe luogo nella Cancelleria Messicana. L’obiettivo è quello di continuare il dialogo circa la dimensione umana della migrazione internazionale nel contesto mondiale e sui contributi del fenomeno migratorio nella storia dei popoli, insistendo sul riconoscimento della dignità umana delle persone e riaffermando la necessità di promuovere e di proteggere efficacemente i diritti umani di tutti i migranti, a livello delle nazioni e nei fori internazionali”.

Tra i temi in discussione: progressi e implicazioni del Global Compact sulle migrazioni; migrazione e sviluppo secondo la prospettiva del Patto Globale; migrazione internazionale e mezzi di comunicazione alla luce del Patto Globale.

Il documento vaticano sull’economia lanciato all’UNCTAD

 

L’UNCTAD è lo United Nations Conference on Trade and Development, e la Santa Sede vi partecipa attivamente. È stato lì che il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, ha presentato il documento “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”, l’ultimo documento pubblicato dal suo dicastero e dalla Congregazione per la Dottrina della Fede alla ricerca di una etica in economia.

Il Cardinale Turkson ha presentato il documento il 6 giugno di fronte all’UNCTAD Trade and Development Board. Dopo aver lodato il lavoro dell’organismo nel facilitare la prevenzione e la risoluzione di crisi del debito sovrano, il Cardinale ha sottolineato le sfide date dalla iperglobalizzazione, finanziarizzazione e promozione dello sviluppo umano integrale.

Il Cardinale ha notato che per lungo tempo si è creduto che il libero mercato fosse una forza non stoppabile che produceva sempre grandi ricchezze, ma la crisi finanziaria globale del 2008 è stato un momento di forte riflessione.

Dieci anni dopo – prosegue il Cardinale – una iperglobalizzazione ha portato “cambiamenti strutturali nelle relazioni tra nazioni e grandi corporations”, non solo limitate al mercato finanziario, il che ha portato a iniziative che hanno creato più esclusione e meno solidarietà.

Il tutto a discapito dei principi etici, negati anche a causa di un “riduzionismo tecnologico” che il cardinale Turkson non manca di denunciare.

Un problema concreto è quello della continua deregolamentazione dei mercati finanziari, del lavoro e dei beni nel mondo, così come quello della proprietà intellettuale – la Santa Sede è molto attiva nel chiedere una proprietà intellettuale inclusiva, sia nel campo farmaceutico (ne parlò Papa Francesco all’ONU di Nairobi il 26 novembre 2015) che in quello dei diritti dei libri per superare la carestia culturale – ed è il tema del lavoro fatto a Marrakech per i diritti dei libri destinati agli ipovedenti.

Ma quale è la cornice morale e normativa proposta dalla Santa Sede? Semplice, risponde il Cardinale Turkson: la Santa Sede sottolinea che “lo sviluppo umano integrale di ogni persona, ogni comunità umana e ogni popolo è l’ultimo orizzonte del bene comune che la Chiesa cerca di portare avanti”.

La comunità internazionale è dunque incoraggiata con forza a portare avanti “una comprensione internazionale attraverso la quale linee guida etiche, culturali e normative informino il regnare sistematico di pratiche economico finanziarie”.

Perché – aggiunge il Cardinale – al cuore della “natura problematica dell’attuale sistema economico finanziario”, ci sono “le ineguaglianze e il primato che viene dato alle intenzioni speculative degli investitori privati”, le quali, quando diventano dominante, divorano un immenso patrimonio di valori.

Le malattie del sistema finanziario sono, per il Cardinale Turkson, la logica del profitto a tutti i costi come principio guida; il commercio dei prodotti finanziari derivati; il commercio delle proprietà; la proliferazione dei centri offshore, con il proliferare di paradisi fiscali; i flussi finanziari illeciti, di cui almeno un terzo è rappresentato da flussi criminali; il commercio di titoli di debito di Stato.

Dal canto suo, la Santa Sede propone una regolamentazione che garantisca un controllo della qualità e della affidabilità di ogni prodotto economico finanziario, chiedendo alle autorità pubbliche di “certificare” i prodotti finanziari; un maggiore controllo da parte degli Istituti Etici delle aziende, chiedendo l’introduzione di “una clausola generale che dichiari illegittime” alcune transazioni finanziarie a rischio; la globalizzazione della solidarietà, anche nei confronti di quelli Stati che non possono riescono ad avere un equilibrio finanziario.

UNCTAD, la Santa Sede chiede di rafforzare la regolamentazione

A Ginevra, il Cardinale Turkson ha anche tenuto il 6 giugno un discorso alla 65esima sessione del dibattito generale del board Commercio e Sviluppo dell’UNCTAD.

Nel suo discorso, il Cardinale ha ricordato che l’agenda per il commercio multilaterale e occupazione disegnata nel periodo post bellico riconosceva il fondamentale principio che il commercio internazionale, per poter lavorare in supporto dello sviluppo umano, dovesse essere parte integrante di una economia in espansione in cui azioni pubbliche gestivano il pieno uso e la distribuzione equa delle risorse umane e naturali.

Ma questa visione è ora avversata “non solo da tensioni economiche tra Stati nazioni e minacce protezionistiche”, ma anche dalle crescenti preoccupazioni sulla “proliferazione di accordi di commercio e investimento commercio plurilaterali, bilaterale e megaregionale”, che fanno pensare agli avvisi di una “dittatura economica” lanciati da Pio XI già nel 1930.

Il Cardinale Turkson ha denunciato che il potere economico e politico di poche grandi corporations è molto più esteso di cento anni fa, e si è creato un “circolo vizioso di un grande ammontare di soldi che prende il potere e del potere che si impossessa di un gran numero di soldi”. Un problema cui si aggiunge il tema dell’iperglobalizzazione, frutto anche di un rapido cambiamento tecnologico.

Le nuove tecnologie – sottolinea il Cardinale – si basano due tipi di sviluppo: il rimpiazzare l’intelligenza della persona umana con l’intelligenza artificiale, come per esempio i robot, e la collezione, elaborazione e diffusione di dati, con vari sistemi. “Siamo lontani dal comprendere pienamente quali saranno gli impatti a lungo termine di questi sviluppi tecnologici”, chiosa il Cardinale Turkson.

Il Cardinale nota poi che la Chiesa, “con umile certezza”, sottolinea che “nessuna area dell’azione umana può legittimamente affermare di essere al di fuori dei principi etici basati su libertà, verità, giustizia e solidarietà”, e questo è vero anche per lo sviluppo, perché questo “non deve servire interessi di parte o facilitare comportamenti predatori”, tanto più molti dei “blocchi tecnologici alla base della rivoluzione digitale erano creati ne settore pubblico e attraverso azioni di politica pubblica”.

Il ruolo della finanza è, per il Cardinale Turkson, “la più grande minaccia alla promozione dello sviluppo umano integrale”, e accusa l’accesso di attività di investitori, consulenti e attori finanziari nel cercare di “bypassare i principi normativi esistenti senza direttamente contraddirli, per esempio evitando le tasse”, comportamenti che sono “dannosi” e portano ad una “ingiusta rimozione di risorse dalla economia reale”.

Per questo, la Santa Sede chiede di rafforzare “le cornici legali e di soft law” per promuovere pratiche finanziarie giuste, e allo stesso tempo di implementare la “trasparenza finanziaria e facilitare la cooperazione internazionale sulle tasse”.

Il laudato Si reflection day a Bruxelles

La richiesta di un sistema finanziario sostenibile è stato avanzato anche al primo Laudato Si Reflection Day (giorno di riflessione sulla Laudato Si) che si è tenuto a Bruxelles il 6 giugno. Oltre 70 rappresentanti di Conferenze Episcopali Europee, organizzazioni e movimenti cattolici hanno discusso delle ultime iniziative dell’Unione Europea in termini finanziari e hanno discusso di alcune pratiche, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo cruciale che la Chiesa cattolica può svolgere nella promozione della finanza sostenibile.

L’arcivescovo Jean-Claude Hollerich di Lussemburgo, presidente della COMECE (La Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea che monitora il lavoro fatto dalle istituzioni Europee) ha fatto riferimento anche all’Economicae et Pecuniariae Quaestiones, e in particolare all’invito in esso contenuto di una gestione sostenibile del risparmio.

Tra i partecipanti, Molly Scott Cato, eurodeputata e promotrice e relatrice del rapporto sulla finanza sostenibile che si è discusso la scorsa settimana all’Europarlamento; e Martin Spolc della Commissione Europea, che ha presentato il Progetto sul Disinvestimento – Investimento Cattolico, invitando le istituzioni cattoliche ad avviare un processo interno sul disinvestimento dai combustibili fossili e ad unirsi alle altre istituzioni cattoliche in tutto il mondo nell’assumere un forte ruolo profetico per la nostra casa comune.

Al termine dell’incontro, sono state presentate una serie di raccomandazioni, che saranno presentate a luglio in Vaticano, alla Conferenza per l’anniversario della Laudato Si, e hanno annunciato il Disinvestimento Cattolico, che si terrà durante il Global Climate Action Summit di San Francisco (12- 14 settembre 2018).

Tra gli organizzatori dell’evento, anche il Consiglio delle Conferenze Episcopali in Europa, il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima e il network Giustizia e Pace Europa.

Pace e migranti al centro di un incontro ecumenico con il Consiglio Mondiale delle Chiese

Papa Francesco visiterà il prossimo 21 giugno il Consiglio Mondiale delle Chiese, che include confessioni cristiane di tutto il mondo e di cui la Chiesa cattolica è osservatore. Tra le iniziative che questo gruppo ha con la Chiesa cattolica c’è un Gruppo di Lavoro Congiunto, che si è riunito tra il 24 e 27 maggio a Targoviste, in Romania, discutendo di possibili campi di cooperazione nel peacebuilding e delle opportunità ecumeniche poste dalla crisi di migranti e rifugiati.

Tra gli appuntamenti del gruppo, quello con il Patriarca ortodosso Daniel di Romania. Tra le iniziative congiunte, Consiglio Mondiale delle Chiese e Dicastero per la promozione dello Sviluppo Umano Integrale stanno preparando una conferenza su Migrazione, Xenofobia e Populismo motivato da ragioni politiche, che si terrà dal 12 al 15 settembre a Roma. Il gruppo avrà una plenaria ad Augsburg a settembre.

Libertà religiosa in Ucraina: Beatitudine Shevchuk all’ambasciata USA presso la Santa Sede

È stato annunciata con uno scarno comunicato in lingua ucraina la presenza dell’Arcivescovo Maggiore Sviatoslav Shevchuk a Roma la prossima settimana. Il prossimo 13 giugno, alle 10, il capo dei Greco Cattolici Ucraini terrà una conferenza sulla libertà religiosa in Ucraina all’Ambasciata USA presso la Santa Sede, su iniziativa dell’ambasciatore Callista Gingrich.

L’incontro avviene una settimana dopo le parole di Papa Francesco ad un incontro con una delegazione del Patriarcato di Mosca, interpretate come molto critiche dei greco-cattolici ucraini.

L’incontro sarà a porte chiuse. Parteciperà il Corpo diplomatico e rappresentanti del Vaticano, e sarà parte di una più ampia conferenza USA sul tema della libertà religiosa nel mondo moderno. Le conclusioni della conferenza saranno delineate da Tatiana Izhevskaya, ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede.

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