Città del Vaticano , 02 June, 2018 / 12:07 AM
C’è una lezione “che viene dalle persone malate e sofferenti e che nessun’altra cattedra può impartire. Chi soffre comprende di più il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale”.
Così Papa Francesco ha salutato i Membri dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare che ha ricevuto in udienza questa mattina.
“Attraverso l’attività che svolgete, voi potete anche sperimentare che, solo se ama e si dona agli altri, la persona realizza pienamente sé stessa” ha spiegato il Papa.
Francesco ha voluto ringraziare soprattuto le famiglie e gli accompagnatori dei malati.
“La vostra presenza al fianco di queste persone - ha detto il Papa - garantisce un’assistenza amichevole, offrendo loro preziosi servizi in ambito medico e sociale. Oltre agli aiuti concreti per affrontare la vita quotidiana, come il trasporto, la fisioterapia, l’assistenza domiciliare, sono importanti il calore umano, il dialogo fraterno, la tenerezza con cui vi dedicate agli utenti delle vostre strutture”.
Un vero servizio all’umanità spiega il Papa che ha incoraggiato i partecipanti ad essere “a proseguire su questa strada, diventando sempre più testimoni di solidarietà e di carità evangelica. La vostra preziosa opera, infatti, è un fattore peculiare di umanizzazione: grazie alle svariate forme di servizio che la vostra associazione promuove e concretizza, rende la società più attenta alla dignità dell’uomo e alle sue molteplici aspettative”.
Francesco parla di carità, insegnamento di tanto santi da Giuseppe Cottolengo, Luigi Guanella e Luigi Orione: “la loro carità ha lasciato una forte impronta nella società italiana”.
E dice, il Papa, “Voi siete chiamati ad essere una “palestra” di vita, soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli a una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta ai bisogni delle persone più fragili. E questo avviene attraverso la grande lezione della sofferenza: una lezione che viene dalle persone malate e sofferenti e che nessun’altra cattedra può impartire. Chi soffre comprende di più il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale”.
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