“La sofferenza e la malattia sono avversarie da affrontare, ma è importante farlo in modo degno dell’uomo, in modo umano, diciamo così: rimuoverle, riducendole a tabù di cui è meglio non parlare, magari perché danneggiano quell’immagine di efficienza a tutti i costi, utile a vendere e a guadagnare, non è certamente una soluzione”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza i partecipanti alla plenaria della Pontificia Commissione Biblica.
Giovanni Paolo II ha visitato quasi tutte le parrocchie di Roma. Una occasione per parlare di tutto. Anche delle sue vicende personali. Scherza, il Papa, sulla sua storia personale, e ne trae forza e insegnamento per sé e per tutta l’umanità.
La spontaneità è sicuramente il sentimento più forte in Giovanni Paolo II, che attende con ansia ogni manifestazione di affetto, anche la più semplice, a volte buffa, e la ricambia con lo stesso affetto e con raddoppiato calore.
C’è una lezione “che viene dalle persone malate e sofferenti e che nessun’altra cattedra può impartire. Chi soffre comprende di più il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale”.
“ ‘Sopportare’: è più di avere pazienza, è portare sulle spalle, portare il peso delle tribolazioni. E anche la vita del cristiano ha dei momenti così. Ma Gesù ci dice: ‘Abbiate coraggio in quel momento. Io ho vinto, anche voi sarete vincitori’. Questa prima parola ci illumina per andare nei momenti più difficili della vita, quei momenti che anche ci fanno soffrire”. Questo il tema della riflessione di questa mattina del Papa nella messa a Santa Marta.