Città del Vaticano , 31 March, 2018 / 9:41 PM
Dal discepolo ammutolito allo stupore della Resurrezione. Dal freddo delle notte al calore della chiesa illuminata dal fuoco benedetto durante la veglia, mentre otto neofiti, provenienti da Albania, Italia, Nigeria, Perù e USA, aspettano di essere accolti con il Battesimo nella comunità cristiana. Papa Francesco celebra così il passaggio dalla morte alla vita nella notte di Pasqua, chiudendo con l’appello a partecipare all’annuncio di Pasqua. Concretamente.
“Celebrare la Pasqua – dice il Papa – significa credere nuovamente che Dio irrompe e non cessa di irrompere nelle nostre storie, sfidando i nostri determinismi uniformanti e paralizzanti. Celebrare la Pasqua significa lasciare che Gesù vinca quell’atteggiamento pusillanime che tante volte ci assedia e cerca di seppellire ogni tipo di speranza”.
Papa Francesco ripercorre nell’omelia la celebrazione, cominciata “all’esterno, immersi nell’oscurità della notte e nel freddo che l’accompagna”, con il senso del “peso del silenzio davanti alla morte del Signore”, in cui “ognuno può riconoscersi e che cala profondo nelle fenditure del cuore del discepolo che dinanzi alla croce rimane senza parole”.
Ammutoliti di fronte “all’ingiustizia che ha condannato il Maestro” e alle “calunnie e alla falsa testimonianza subite da Gesù”, i discepoli sono rimasti in silenzio, sperimentando con la Passione, “in modo drammatico”, il fatto che non capaci di rischiare in favore del maestro, e infatti “lo hanno rinnegato, si sono nascosti, sono fuggiti, sono stati zitti”.
Papa Francesco su concentra su questo discepolo che sperimenta “la notte del silenzio”, intirizzito e paralizzato, “frastornato perché immerso nella routine schiacciante che lo priva della memoria” e fa tacere la speranza e lo abitua al “si è sempre fatto così”, come succede oggi “davanti a una realtà che si impone facendosi sentire” e che fa credere che “non si può fare nulla per vincere tante ingiustizie che vivono nella loro carne tanti nostri fratelli”.
Ma è di fronte ai nostri silenzi – ammonisce il Papa – che “le pietre cominciano a gridare”, lasciando spazio al grande annunzio della Resurrezione, annunciando “a tutti una nuova via”.
Fu il creato – dice Papa Francesco – “il primo a farsi eco del trionfo della Vita su tutte le realtà che cercarono di far tacere e di imbavagliare la gioia del vangelo. Fu la pietra del sepolcro la prima a saltare e, a modo suo, a intonare un canto di lode e di entusiasmo, di gioia e di speranza a cui tutti siamo invitati a partecipare”.
Nel Venerdì Santo, insieme alla donne si è contemplato “colui che hanno trafitto” – ricorda il Papa – e oggi sempre insieme alle donne si è chiamati “a contemplare la tomba vuota”, ascoltare l’annuncio della Resurrezione che vuole “raggiungere le nostre convinzioni e certezze più profonde, i nostri modi di giudicare e di affrontare gli avvenimenti quotidiani; specialmente il nostro modo di relazionarci con gli altri”.
Questo vuole fare la tomba vuota: “sfidare, smuovere, interrogare”, ma soprattutto “incoraggiarci a credere e ad aver fiducia che Dio ‘avviene’ in qualsiasi situazione, in qualsiasi persona, e che la sua luce può arrivare negli angoli più imprevedibili e più chiusi dell’esistenza”.
Risorto dalla morte, ovvero “dal luogo da cui nessuno aspettava nulla”, Gesù ci aspetta “per renderci partecipi della sua opera di salvezza”, ed è questo “il fondamento e la forza che abbiamo come cristiani per spendere la nostra vita e la nostra energia, intelligenza, affetti e volontà nel ricercare e specialmente nel generare cammini di dignità”.
L’annuncio della Resurrezione “sostiene la nostra speranza e la trasforma in gesti concreti di carità”, perché davvero – dice il Papa – abbiamo “bisogno di lasciare che la nostra fragilità sia unta da questa esperienza”, e che “la nostra fede sia rinnovata e i nostri orizzonti siano messi in discussione e rinnovati da questo annuncio”.
“Celebrare la Pasqua – afferma Papa Francesco - significa credere nuovamente che Dio irrompe e non cessa di irrompere nelle nostre storie, sfidando i nostri determinismi uniformanti e paralizzanti.”.
Così, dopo l’annuncio della pietra che grida e delle donne, arriva per ogni cristiano l’invito “a rompere le abitudini ripetitive, a rinnovare la nostra vita, le nostre scelte e la nostra esistenza”, che arriva “là dove ci troviamo, in ciò che facciamo e che siamo; con la ‘quota di potere’ che abbiamo”.
E Papa Francesco domanda infine: “Vogliamo partecipare a questo annuncio di vita o resteremo muti davanti agli avvenimenti?”
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