Città del Vaticano , 18 June, 2015 / 12:05 AM
Sei capitoli, 190 pagine, 246 paragrafi. I numeri dell’enciclica di Papa Francesco danno l‘idea di un lavoro in grande. In effetti il testo è ricco di ogni tipo di riferimento ai temi che possono avere a che fare con l’ambiente e il creato di cui ovviamente fa parte l’uomo.
L’assunto principale è che chi distrugge l’ambiente distrugge i deboli, coloro che non possono difendersi da lobbies economiche e poteri forti. Lo scopo del Papa è risvegliare non solo la coscienza dei cristiani e degli uomini di fede ma anche di tutti coloro cha hanno a cuore il futuro dell’uomo.
Una serie di inviti alla gente comune a comportamenti sobri, responsabili e alle buone pratiche che rendono ognuno libero.
Ma per il Papa, oltre alla spiritualità cristiana che quasi con pudore presenta nel testo, ci sono le buone intenzioni di tutti gli uomini di religione.
Il Papa si basa sul magistero dei predecessori in particolare sulla Caritas in vertiate di Benedetto XVI e su molti testi di Giovanni Paolo II. Dal Papa polacco prende in particolare la riflessione sul lavoro e sulla conversione ecologica, ampliandola in senso non tanto e solo religioso, ma civile e politico.
La base etica dell’enciclica nasce da una frase che indica per il Papa la origine di tutti i mali: “l’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti.”
Per Francesco il modello è Francesco. “Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispira- zione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma.”
E da questo, dopo aver raccontato la situazione mondiale secondo teorie scientifiche più o meno aggiornate. “Ma- dice il Papa- oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.” E questo è il cuore dell’ enciclica al di là dei singoli dettagli. Situazioni che provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta.”
Il Papa è politicamente certo che “la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente.” E ricorda che “occorre riconoscere che i prodotti della tecnica non sono neutri, perché creano una trama che finisce per condizionare gli stili di vita e orientano le possibilità sociali nella direzione degli interessi di determinati gruppi di potere. Certe scelte che sembrano puramente strumentali, in realtà sono scelte attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare.”
E c’è anche la “ecologia umana” che significa rispetto della dignità. “Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi –, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa.” Scrive Francesco e aggiunge: “è preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi princìpi alla vita umana”.
Poi ci sono gli inviti all’azione: “È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita.” Ed è per questo che “un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma.”
Nella parte finale del testo c’è anche la riflessione più cattolica. E una indicazione per i fedeli praticanti che vedono non solo l’ambiente, ma il Creato (il Papa tra l’altro semnra sostenere l’dea dell’ intelligent design). “L’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato.”
Una idea che traghetta il lettore alle preghiere finali, una interreligiosa e una cristiana che si conclude con le prime parole: Laudato si’.
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