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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, continua il dibattito sulle migrazioni

L'arcivescovo Ivan Jurkovic durante una sessione di lavoro alle Nazioni Unite

È chiaro che il tema delle migrazioni sarà cruciale per la diplomazia pontificia durante l’anno. E questo non è dato solo dal fatto che Papa Francesco ha dedicato a “Migranti e rifugiati, uomini e donne in cerca di pace” il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Ci sono due Global Compacts da discutere, e il draft 0 sull’accordo per i rifugiati è stato oggetto di discussione a Ginevra. È stato il principale impegno della diplomazia pontificia nella settimana.

Accordo globale sui rifugiati, la Santa Sede a Ginevra

Una bozza tendenzialmente positiva, con il neo di non avere alcun riferimento alla libertà religiosa dei rifugiati: così la Santa Sede ha descrito la prima bozza dell’accordo globale dei rifugiati, discusso la scorsa settimana a Ginevra.

Si è tenuto il 13 febbraio presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra uno dei primi dibattiti sul cosiddetto “draft 0” del Global Compact sui Rifugiati. La posizione della Santa Sede è stata espressa dall’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra. 

L’Osservatore ha lodato il lavoro fatto per il “Draft 0”, e sottolineato che la bozza riconosce “le generose e ammirevoli risposte di quelle famiglie e comunità locali che, nonostante le loro difficoltà, hanno mantenuto i loro confini e cuori aperti ai rifugiati”.

L’arcivescovo Jurkovic ha sottolineato che “la volontà politica è tuttavia necessaria per fare la responsabilità di proteggere abbastanza ampia da abbracciare la prevenzione delle tragedie degli sfollati”. Per questo, la Santa Sede sottolinea che è necessario focalizzarsi sullo sviluppo, che deve andare “fianco a fianco con l’assisetnza”, perché i rifugiati “non sono pedoni sugli scacchi dell’umanità”, ma esseri umani, e “la protezione dei diritti fondamentali di tutte le persone è la chiave per cambiare la situazione dei rifugiati e degli sfollati”.

Ritorna, dunque, il tema del dovere di proteggere, segnalato dal Cardinale Parolin sin dal suo esordio alle Nazioni Unite come Segretario di Stato nel 2014 e diventato parte della attuale linea diplomatica della Santa Sede da allora.

La Santa Sede va anche più nel dettaglio del “draft 0” e sottolinea che la bozza manca di qualsiasi “riferimento alla dimensione spiritual dei rifugiati e al diritto della libertà religiosa” nonché al bisogno “di fare più per rispettare l’unità della famiglia, diritto essenziale dei rifugiati”.

La Santa Sede ha lamentato anche l’omissione al principio di “non refoulement”, ovvero al principio di non forzare migrant e richiedenti asilo a tornare a casa. Principi che – riconosce la delegazione vaticana – sono però contenuti negli annessi al documento.

Il lavoro presso la sede ONU di New York

I negoziati sul Global Compact per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare cominceranno la prossima settimana. La missione ONU della Santa Sede a New York ha tenuto la scorsa settimana due sessioni di discussione sul tema, guidate dall’arcivescovo Auza, per sollecitare input. La prima sessione è stata tenuta con le ONG Cattoliche che si occupano di migrazioni, e la seconda con gli esperti della missione.

Guidate da Timothy Herrman, che si sta occupando del Global Compact per la Missione, i partecipanti hanno condiviso impressioni positive e negative sul “draft zero”, in vista della prima di sei sessioni di negoziato sul Compact, che avrà luogo la prossima settimana. Le sessioni di negoziato si terranno una settimana al mese per i prossimi sei mesi.

L’incontro con gli esperti è avvenuto il 13 febbraio, e Timothy Herrman ha mostrato loro i 20 punti di azione che la Sezione Migranti e Rifugiati del Vaticano ha preparato e che è nata proprio a partire dalle voci e l’esperienza di vescovi e ONG che hanno una particolare esperienza sul campo sul tema “migranti e rifugiati”.

I prossimi appuntamenti

Il prossimo 21 febbraio, la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York sponsorizzerà un evento su “Terminare la detenzione di bambini migranti e rifugiati”.

L’evento, tra i molti organizzati ogni anno dalla missione della Santa Sede, prende le mosse dalle preoccupanti cifre che riguardano migrazioni: di 258 milioni di migranti nel mondo, 50 milioni sono bambini, e 28 milioni di loro – più della metà – soggetti a sfollamento forzato, violenza e insicurezza. 

A New York, si discuterà della loro situazione, a partire dai dati positivi, come la Dichiarazione di New York attraverso la quale gli Stati hanno riconosciuto la vulnerabilità dei più deboli e hanno cercato di trovare soluzioni per affrontare la pratica della detenzione di bambini rifugiati e migranti.

Obiettivo dell’incontro è quello di creare una piattaforma tra gli Stati per discutere le buone pratiche per i bambini migranti e rifugiati, con l’obiettivo di terminare interamente la pratica della detenzione dei bambini.

Si cercherà di mettere in luce l’esperienza degli Stati e della società civile nella ricezione degna di bambini migranti e rifugiati sul campo e ai confine. Tra coloro chiamati a parlare, ci saranno l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, e monsignor Robert Vitillo, segretario generale della International Catholic Migration Commission.

Cosa ha fatto Gallagher in Azerbaijan?

Come annunciato, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, è stato in Azerbaijan per presiedere l’ordinazione episcopale del salesiano Vladimir Fekete, Prefetto Apostolico nel Paese. È stata l’occasione per una serie di incontri ad alto livello istituzionale.

Il 10 febbraio, il segretario per i Rapporti con gli Stati si è incontrato con il presidente dell’Ufficio Islamico del Caucaso, Sheikhulislam Allanshukur Pashazade. L’arcivescovo Gallagher ha notato che “l’Azerbaijan è sempre storicamente stata una terra di tolleranza” e che “le tradizioni di tolleranza religiosa nella nazione dovrebbero essere un esempio per tutte le nazioni”.

Da parte sua, Pashazade ha sottolineato che l’Azerbaijan è conosciuto per essere uno degli esempi di Stato secolare nel mondo, e messo in luce come le relazioni tra Santa Sede e Azerbaijan siano ora ai massimi livelli.

La delegazione della Santa Sede si è incontrata anche con il presidente Ilham Aliyev. Proprio in questi giorni, è arrivata la notizia che il presidente ha chiesto di stabilire un Istituto di Teologia nella Università Statale di Baku.

(La storia continua sotto)

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Parlando con il presidente, l’arcivescovo Gallagher ha notato che la promozione al rango di arcivescovo del Prefetto Apostolico in Azerbaijan mostri l’interesse di Papa Francesco per la nazione.

Il presidente Aliyev ha parlato della visita di Papa Francesco in Azerbaijan come di un “evento storico”, e ha auspicato che il viaggio dell’arcivescovo Gallagher possa contribuire al rafforzamento della partnership tra Santa Sede e Azerbaijan.

L’arcivescovo di Zagabria incontra il presidente serbo

Non va sottovalutato l’incontro avvenuto tra il Cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, e il presidente serbo Aleksandr Vucic in visita al presidente croato Kolinda Grabar-Kitarovic. L’incontro è avvenuto lo scorso 12 febbraio, e la discussione ha riguardato i rapporti tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Serba Ortodossa.

I rapporti tra Chiesa Cattolica e Serbo Ortodossa sono difficili a causa della disputa sulla canonizzazione del Cardinale Aloizje Stepanic, un tema che in realtà nasconde molte implicazioni politiche e territoriali.

L’incontro – parte della visita ufficiale di Vucic in Croazia – è durato 40 minuti. I due interlocutori – sottolinea un comunicato stampa dell’arcidiocesi di Zagabria – hanno espresso “supporto agli sforzi di affrontare le questioni aperte tra le nazioni attraverso il dialogo, relazioni di buon vicinato e pace stabile”.

C’è stato anche un incontro separato tra il metropolita Porfirje, capo della Chiesa Serbo Ortodossa a Zagabria e Lubiana, con i presidenti serbi e croati. Secondo il metropolita Porifje, questi dialoghi hanno rappresentato “un messaggio di responsabilità e interesse per normali relazioni tra Serbi e Croati.

La Chiesa di Irlanda scoraggiata

L’arcivescovo Jude Thaddeus Okolo, nunzio apostolico in Irlanda, ha preso la parola lo scorso 12 febbraio al Faith Festival chiedendo scusa a nome del Papa per lo scoraggiamento e delusione nella Chiesa cattolica. Allo stesso tempo, si è lamentato del comportamento dei media, che concentrano storie negative sulla Chiesa.

In Irlanda si terrà presto un referendum sull’aborto, ma l’arcivescovo ha deciso di non parlare del referendum, ma “di un mondo senza famiglia”. Il nunzio ha anche chiesto ai cattolici di mettere Dio al primo posto, perché solo così potranno trovare felicità e speranza.

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