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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: “ Sembra che il mondo si sia accorto dei cristiani in Iraq”

Papa Francesco, udienza in Sala Clementina, gennaio 2014

Papa Francesco si appella al “sussulto di coscienza del mondo,” che sembra si sia finalmente accorto della presenza millenaria dei cristiani in Iraq, e chiede “un ulteriore sforzo” per aiutarli, denunciando “ciò che calpesta la dignità dell’uomo.” Davanti al Papa, i partecipanti alla plenaria della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (ROACO).

In questi giorni parleranno della difficile situazione in Medio Oriente, con un occhio particolare all’Iraq – una delegazione della ROACO è stata in visita dai profughi di Erbil a maggio, due settimane dopo una delegazione di Cor Unum ha fatto pressappoco lo stesso giro. Ne fa menzione il Cardinal Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, che ricorda anche il centenario del “grande male” armeno, nonché alla situazione ucraina. Ma alle aree di interesse si aggiungono anche Etiopia ed Eritrea, diventate quest’anno metropolie sui iuris seppur legate alla tradizione alessandrino-gheez.

Il Papa anche parla dell’impegno delle agenzie ROACO. L’ultima volta, le aveva incontrate alla vigilia del suo viaggio in Terrasanta, che ha poi prodotto l’invocazione per la pace nei Giardini Vaticani dell’8 giugno 2014. “Tutti avremmo desiderato che il seme della riconciliazione avesse prodotto più frutti,” afferma il Papa.

Papa Francesco ricorda poi che “altre esperienze che hanno ulteriormente sconvolto il Medio Oriente ci fanno sentire il freddo di un inverno e di un gelo nel cuore degli uomini che non sembra non finire.”

“La terra di quelle regioni è solcata dai passi di quanti cercano rifugio e irrigata dal sangue di tanti uomini e donne, tra i quali numerosi cristiani perseguitati a causa della loro fede,” sottolinea il Papa. Che poi ricorda il recente viaggio in Iraq dei rappresentanti della ROACO, dice che hanno portato ai profughi “lo sguardo e la benedizione del Signore,” e al tempo stesso “sentivate che in quegli occhi che chiedevano aiuto e supplicavano la pace e il ritorno alle proprie case era proprio Gesù stesso che vi guardava, chiedendo quella carità che ci fa essere cristiani.”

Afferma il Papa che “ogni opera di aiuto, per non cadere nell’efficientismo o in un assistenzialismo che non promuove le persone e i popoli, deve rinascere sempre da questa benedizione del Signore che ci giunge quando abbiamo il coraggio di guardare la realtà e i fratelli che abbiamo di fronte.”

C’è comunque speranza nelle parole del Papa, perché – dice – “nel dramma di questi mesi, sembra che il mondo abbia avuto un sussulto di coscienza e abbia aperto gli occhi, rendendosi conto della presenza millenaria dei cristiani nel Medio Oriente.” E per questo – aggiunge – “si sono moltiplicate iniziative di sensibilizzazione e di aiuto per loro e per tutti gli altri innocenti, ingiustamente colpiti dalla violenza.”

Ma le iniziative non bastano, perché – dice il Papa – “ci sarebbe da compiere un ulteriore sforzo per eliminare quelli che appaiono come taciti accordi per i quali la vita di migliaia e migliaia di famiglie – donne, uomini, bambini, anziani – sulla bilancia degli interessi sembra pesare meno del petrolio e delle armi, e mentre si proclama la pace e la giustizia si tollera che i trafficanti di morte agiscano in quelle terre.” 

Il Papa chiede a tutti di “denunciare ciò che calpesta la dignità dell’uomo”, oltre a prestare servizio nella carità cristiana. E poi parla delle comunità di Etiopia, Eritrea e Armenia, comunità “antichissime” che si può aiutare ad essere “partecipi della missione evangelizzatrice ed offrire, soprattutto ai giovani, un orizzonte di speranza e crescita,” perché solo così “potrà arrestarsi il flusso migratorio” di molti che puntano a raggiungere le coste del mediterraneo, mentre sostenere  l’Armenia - “culla della prima nazione che ricevette il battesimo” – “contribuisce al cammino verso l’unità visibile di tutti i credenti in Cristo.”

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