Dal 5 all´8 marzo Papa Francesco ha visitato l´Iraq, un paese dove i cristiani, specialmente quelli dei villaggi della Piana di Ninive, hanno sofferto molto a partire dall´invasione del gruppo islamista dello Stato Islamico, avvenuta nell´agosto del 2014.
La tradizione vuole che l’Apostolo Tommaso andando verso Oriente evangelizzasse la zona che era sotto il dominio persiano. Già negli Atti degli Apostoli nel racconto della Pentecoste si parla di “ abitanti della Mesopotamia” tra i presenti.
E’ un libro sacro salvato dalla furia della guerra e Papa Francesco lo ha potuto vedere grazie all’impegno di chi lo ha salvato e restaurato.
La seconda visita del Presidente dell’Iraq Barham Salih a Papa Francesco dura 25 minuti, molto cordiali, alla presenza di un interprete arabo. Il Presidente Salih era già stato ricevuto da Papa Francesco nel novembre 2018 con la sua famiglia.
“In Iraq aspettiamo Papa Francesco. Abbiamo bisogno della sua forza profetica”. Dalla cinquantacinquesima Conferenza di sicurezza, svoltati in Germania, a Monaco di Baviera, dal 15 al 17 febbraio scorsi, il patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Louis Raphael Sako I., ha spedito un invito al Santo Padre per una prossima visita ad una delle culle del Cristianesimo, l´Iraq.
Cinque progetti per cinque settimane di Quaresima. È dedicata interamente alla Piana di Ninive la campagna quaresimale di Aiuto alla Chiesa che Soffre del 2018. Un fronte quello della ricostruzione dei villaggi cristiani liberati dallo Stato Islamico, che vede la Fondazione pontificia come prima associazione nel mondo in termini di sostegno alle comunità cristiane.
"Perché non hai chiuso la chiesa come ti abbiamo chiesto?” “Perché non posso chiudere la casa di Dio”. Sono queste le ultime parole di padre Ragheed Ganni, sacerdote cattolico caldeo, che dieci anni fa fu ucciso insieme ai tre suddiaconi Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho, Gassan Isam Bidawed. Prima di morire, un cenno alla moglie di quest’ultimo, già staccata dal gruppo dei quattro, perché si mettesse in salvo.
Non è terminata la battaglia nella piana di Ninive e per la riconquista della città di Mosul, e i cristiani in Iraq vivono in un misto di sofferenza e di speranza. La sofferenza per i luoghi della loro fede depredati, e spesso utilizzati come postazioni di combattimenti. La speranza per una liberazione che ormai da un anno si dice vicina, ma poi non avviene mai, tanto che il patriarca caldeo Sako vorrebbe proclamare il 2017 come “anno della pace”.
Le ragioni del perché quello che avviene in Iraq e in tutto il Medioriente sta nelle parole appassionate di padre Rebwar Basa, un sacerdote che è andato a parlare di quello che vivono i cristiani laggiù al meeting di Rimini. È uno dei sette testimoni che Aiuto alla Chiesa che Soffre ha voluto al padiglione da essa curato al Meeting di Rimini. Un percorso esperienziale, perché non basta far vedere. Occorre far vivere. Con ACI Stampa, padre Basa dà voce ai cristiani dell’Iraq che non sempre hanno davvero voce.
Camminare idealmente al fianco dei cristiani iracheni ripercorrendo, pur in ben diverse condizioni, quella drammatica marcia che nella notte tra il 6 e il 7 agosto 2014 ha visto oltre 120mila cristiani abbandonare le proprie case per sfuggire alle violenze dello Stato Islamico.
Sei progetti per sei settimane di Quaresima, tutti dedicati a sostenere i 250mila cristiani iracheni. È la campagna lanciata da Aiuto alla Chiesa che Soffre nei 40 giorni di preparazione alla Pasqua.
Richiede un intervento militare, l’esercizio della libertà religiosa, un insegnamento religioso moderato scevro da ideologia. Louis Raphael Sako, patriarca di Babilionia di Caldei, parla in maniera allarmistica della situazione dei cristiani in Medio Oriente, e in particolare in Iraq. Mette in luce sette livelli di degrado, cui fanno seguito sette proposte. E denuncia: “I non musulmani hanno poca speranza di una situazione migliore nella regione”.
La giornata inizia con un certo fermento legato ad una intervista del cardinale Müller apparsa sul settimanale tedesco Focus. In effetti il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non ha fatto altro che riproporre il Magistero, ma per alcuni sembra che ci sia un cambiamento di rotta.
Papa Francesco si appella al “sussulto di coscienza del mondo,” che sembra si sia finalmente accorto della presenza millenaria dei cristiani in Iraq, e chiede “un ulteriore sforzo” per aiutarli, denunciando “ciò che calpesta la dignità dell’uomo.” Davanti al Papa, i partecipanti alla plenaria della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (ROACO).