Yangoon, 02 December, 2017 / 2:00 PM
Il 24 maggio 2014 il cardinale Angelo Amato - Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi - proclamava, per esplicito riconoscimento della Chiesa, beato il padre Mario Vergara ed il catechista Isidoro Ngei Ko Lat .
Padre Mario Vergara nacque a Frattamaggiore (Na) il 18 novembre 1910.
Questo paese, all'epoca era una comune cittadina del Sud Italia e Mario, probabilmente, si sarebbe sposato, avrebbe fatto una famiglia ed avrebbe avuto un lavoro nel panificio della sua famiglia. Tutto ciò balza, con esuberanza, nella mente e nel cuore di molti giovani. Ma il Signore, a questo bambino, dava di più per eroismo e di meno in termini temporali.
Mario Vergara, fin da piccolo, sente dentro il suo cuore, una grande passione ad essere missionario.
Di carattere allegro, aperto dall'aria di chi la sapeva lunga, i superiori lo vedono distante dal tradizionale modello sacerdotale. Ma il Signore vede dove il nostro occhio deve accendere la luce. Appena dodicenne entra nel seminario minore, della sua diocesi e da lì passò a quello interdiocesano campano dove si distinguerà per l' interesse e la forte animazione in campo missionario, tanto che fonderà tra i seminaristi anche una piccola associazione che si occupava di missioni. Così assecondando il suo cuore, entra nel Pontificio Istituto per le Missioni Estere ed è inviato a Monza per il liceo.
Ma qualcosa non va o meglio la salute gli tira un tiro birbone. Una brutta appendicite finita in peritonite, fa temere per la sua incolumità terrena, tanto che un bel giorno, il medico dice ai suoi superiori che sta per scoccare, per il giovane seminarista, l’ultima ora. Al completo sbigottimento di questi, l'interessato sembra non dar gran peso in quanto rivelerà, in seguito, che sapeva che prima di quel felice trapasso (per chi è in grazia di Dio) sarebbe dovuto diventare missionario. Profezia? Intuito? Chiamata?
Non lo sappiamo ma l'unica cosa certa è che rientrerà in seminario diocesano per finire gli studi e nel 1933 inizia il noviziato nel Pontificio Istituto Missioni Estere.
In questo periodo scrive ai suoi superiori, per l'avvenuta riammissione:”La gioia che mi riempie il cuore è così grande da rendermi impossibile esprimere i miei sentimenti di gratitudine per la grazia singolare concessami”, ed il 26 agosto 1934 è ordinato presbitero dalle mani del cardinale Ildelfonso Schuster.
La sua metà sarà la Birmania dove si troverà ad operare per la diffusione del Vangelo ed a far del bene alla popolazione locale.
Internato in un campo di concentramento per ben quattro anni, la vita qui sarà difficile anche a causa della totale inoperosità degli internati. Ma Mario Vergara non si lascia abbattere ed offre al Signore questo terribile periodo della sua vita per il bene della missione. In questo stato la sua salute peggiorerà dovendo subire pure un difficile intervento chirurgico di asportazione di un rene, ma niente lo fermava nell'annunciare il Vangelo.
Una volta libero, vista la sua incrollabile fede e la sua abilità e competenza i superiori gli affidano una zona ancor più impegnativa ed un lavoro ben più arduo. Passò sanando coloro che incontrava e se doveva camminare a piedi, da solo e nelle foreste con uno zaino in spalla, carico di medicine e la fede nel cuore, era il primo.
Poliglotta - parlava le tre lingue locali - in missione sarà medico, educatore e sopratutto disponibile a tutti i servizi anche quelli più duri e difficili.
Con questo spirito troverà la morte a Shandow il 25 maggio del 1950 con Isidoro Ngei Ko Lat, che in qualità di catechista e con un forte desiderio di diventar sacerdote ed uno sconfinato amore a Gesù tanto da dar la vita, lo seguiva con ammirazione ed amicizia, pur di portare il Regnum Coeli in quella splendida terra. Trovarono la morte per la liberazione di un prigioniero, ad opera di bande locali.
I loro corpi furono gettati in un fiume e ripescati molto tempo dopo. Sembra strano ma la vita di padre Mario è stata breve:solo 40 anni. Eppure ha lasciato un solco ed un esempio che illuminano il nostro mondo.
Alle volte quando nelle varie difficoltà che si incontrano ci si sente persi, pensiamo a questo eccezionale beato. Capiremo una cosa: il bene supera e sorpassa ogni cosa. Se ciò è stato valido per i confini, lo può essere anche per le difficoltà.
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