Kiev, 24 November, 2017 / 5:00 PM
Holomodor è una parola ucraina che pochi conoscono. Significa letteralmente “infliggere la morte mediante la fame”. Una strage poco conosciuta, ma è ciò che accadde negli anni 1932-33 e ancora prima negli anni ’20 che provocò la morte per inedia di un’ampia parte della popolazione.
Fu il Console italiano a Kharkov, Sergio Gradenigo, a raccontare per primo all’Occidente la tragedia seminata dal comunismo in Ucraina. Una testimonianza è riportata nel volume “Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina nei rapporti diplomatici italiani 1923-33”, pubblicato dal professor A. Graziosi.
Il quarto sabato del mese di novembre, ad ogni anno, si ricorda appunto l’Holodomor, la strage perpetrata per anni al popolo ucraino e i cui numeri sono spaventosi: solo nel 1933 si calcola che morirono tre milioni e mezzo di civili, mentre le ultime ricerche stimano che, complessivamente, morirono di fame fino a dieci milioni di persone.
Provocata dal regime sovietico di Stalin, l’Holodomor è una delle stragi più imponenti della storia e uno dei crimini più grandi che si consumano in Europa nella prima parte del Novecento. Questo crimine commesso contro il popolo ucraino, ma a tutti gli effetti contro l’umanità, come stabilito dal Parlamento Europeo nel 2008, è stato organizzato e realizzato nel clima totalitario del Cremlino di quegli anni, allo scopo di sottomettere la popolazione ucraina rurale.
Sono raccapriccianti le immagini che ritraggono corpi scheletrici di bambini, donne e uomini, altrettanto spaventose le testimonianze che raccontano le disumane condizioni di un numero infinito di civili che muore consumato nell’impotenza e nell’inedia, vittima di un disegno politico agghiacciante.
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