Cartagena, 11 September, 2017 / 3:05 PM
Come di consueto la conferenza stampa del Papa sul volo di ritorno dalla Colombia affronta temi a 360 gradi. Questa volta Francesco - rispondendo alle domande dei giornalisti - si sofferma in particolare sulla politica internazionale.
Il primo pensiero del Papa va alla Colombia e al suo popolo: “Sono rimasto colpito dalla gioia, dalla tenerezza, dalla giovinezza, dalla nobiltà del popolo colombiano. Un nobile popolo che non ha paura di esprimersi come si sente, che non ha paura di ascoltare e far vedere quello che sente”. Francesco ricorda la guerriglia che ha insanguinato per decenni il Paese: “C’è qualcos'altro che ho percepito. Il desiderio di andare avanti in questo processo va oltre i negoziati che stanno facendo o dovrebbero essere fatti. È un desiderio spontaneo e c'è la forza della gente. Ho speranza in questo. La gente vuole respirare, ma dobbiamo pregare e soprattutto comprendere quanto dolore ci sia dentro tante persone”. Il discorso si allarga poi alla corruzione: “Siamo tutti peccatori e sappiamo che il Signore è vicino a noi ... Egli non si stanca di perdonare. Il peccatore a volte chiede perdono. Il problema è che il corrotto dimentica di chiedere perdono e questo è un grosso problema. Non è in grado di chiedere perdono. E’ molto difficile, ma Dio può farlo. Prego per questo”.
Il discorso si sposta poi sui temi ambientali, tanto cari al Papa e in particolare sul rapporto tra i recenti uragani ed i cambiamenti climatici. “Vedete - spiega Francesco - gli effetti del cambiamento climatico, e gli scienziati chiaramente indicano la via da seguire e tutti abbiamo una responsabilità. Una responsabilità morale. Dobbiamo prendere la cosa sul serio. Non c’è da scherzare. Direi che ciascuno ha la propria responsabilità morale, in primo luogo. In secondo luogo, se uno è dubbioso e pensa che questo non sia vero, chieda agli scienziati. Sono molto chiari. Non sono opinioni. Sono molto chiari, e poi decidi, e la storia giudicherà le decisioni”.
Alla domanda sulla crisi nordcoreana, il Papa ammette di non capire la geopolitica. “Penso - osserva - ci sia una lotta di interessi che mi sfugge”.
Sulla decisione di Trump di abolire il cosiddetto programma “dreamers” (un decreto dell’amministrazione Obama sull’immigrazione, che ha reso immuni dalle espulsioni gli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini, portati dai propri genitori, e ha dato loro la possibilità di ottenere permessi di lavoro) Francesco non si sbilancia. “Ho sentito parlare del presidente degli Stati Uniti come uomo pro vita. Se è un uomo buono capirà che la famiglia è la culla della vita e ne deve difendere l'unità. Ecco perché mi interessa studiare bene la legge”. E sui giovani aggiunge: “Oggi ci chiedono aiuto, vogliono riscoprire le radici e per questo insisto tanto sul dialogo tra anziani e giovani. Parla con i genitori, ma con gli anziani. I giovani devono oggi riscoprire le loro radici. Tutto ciò che va contro le radici li spoglia di speranza”.
Non è mancato nemmeno il tema migrazioni. “Sento il dovere di esprimere gratitudine per l'Italia e la Grecia - sottolinea il Pontefice - perché hanno aperto il cuore agli immigrati, ma non è sufficiente aprire il cuore. Non basta però solo ricevere, bisogna integrare. Occorre avere cuore aperto, prudenza, integrazione e umanità. E c'è un'ultima cosa che voglio dire, specialmente per l’Africa. Nel nostro inconscio c’è un principio: l'Africa deve essere sfruttata. L'Africa è continente amico e deve essere aiutata a crescere”.
Infine il Venezuela. E il Papa è netto. “Penso che la Santa Sede abbia parlato forte e chiaro. Molte volte ho parlato della situazione sempre alla ricerca di un'uscita, aiutando, offrendo aiuto per partire. Sembra che la cosa sia molto difficile, e il problema umanitario è quello più doloroso, tante persone che scappano o soffrono ... dobbiamo aiutare a risolverlo comunque”.
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