Cartagena, 11 September, 2017 / 12:49 PM
Il Papa saluta la Colombia celebrando la Messa a Cartagena, ultima tappa del suo viaggio apostolico prima di rientrare nella notte a Roma.
Commentando il Vangelo, Francesco sottolinea 4 elementi cardine: “perdono, correzione, comunità e preghiera. In questi giorni ho sentito tante testimonianze di persone che sono andate incontro a coloro che avevano fatto loro del male. Queste persone sono andate, hanno fatto il primo passo su una strada diversa da quelle già percorse. Perché la Colombia da decenni sta cercando la pace e, come insegna Gesù, non è stato sufficiente che due parti si avvicinassero, dialogassero; c’è stato bisogno che si inserissero molti altri attori in questo dialogo riparatore dei peccati”.
“Gesù - spiega il Pontefice - trova la soluzione al male compiuto nell’incontro personale tra le parti. Inoltre, è sempre prezioso inserire nei nostri processi di pace l’esperienza di settori che, in molte occasioni, sono stati resi invisibili, affinché siano proprio le comunità a colorare i processi di memoria collettiva. L’autore principale, il soggetto storico di questo processo, è la gente. Non abbiamo bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale”.
Abbiamo l’occasione di contribuire - aggiunge - “a questo nuovo passo che la Colombia vuole fare. Gesù ci indica che questo cammino di reinserimento nella comunità comincia con un dialogo a due. Nulla potrà sostituire questo incontro riparatore. Le ferite profonde della storia esigono necessariamente istanze dove si faccia giustizia, dove sia possibile alle vittime conoscere la verità, il danno sia debitamente riparato e si agisca con chiarezza per evitare che si ripetano tali crimini. Ma tutto ciò ci lascia ancora sulla soglia delle esigenze cristiane. A noi è richiesto di generare a partire dal basso un cambiamento culturale: alla cultura della morte, della violenza, rispondiamo con la cultura della vita, dell’incontro”.
Il male non va normalizzato - ammonisce Francesco - e in questo è di aiuto l’esempio di San Pietro Claver che “ebbe il genio di vivere pienamente il Vangelo, di incontrarsi con quelli che altri consideravano solo uno scarto”.
C’è sempre chi persevera nel male: i trafficanti di droga - e il Papa condanna con fermezza, ancora una volta i narcotrafficanti: "questo male colpisce direttamente la dignità della persona umana e spezza progressivamente l’immagine che il Creatore ha plasmato in noi. Condanno con fermezza coloro che hanno posto fine a tante vite mantenute e sostenute da uomini senza scrupoli. Non si può giocare con la vita dei nostri fratelli, né manipolare la loro dignità. Faccio un appello perché si cerchi il modo per porre fine al narcotraffico, che l’unica cosa che fa è seminare morte e distruzione, stroncando tante speranze e distruggendo tante famiglie" - chi inquina, chi sfrutta il lavoro e specula, chi traffica in esseri umani pertanto “dobbiamo essere preparati e saldamente posizionati su principi di giustizia che non tolgano nulla alla carità. Non è possibile convivere in pace senza avere a che fare con ciò che corrompe la vita e attenta contro di essa. A questo proposito, ricordiamo tutti coloro che, con coraggio e senza stancarsi, hanno lavorato e hanno persino perso la vita nella difesa e protezione dei diritti della persona umana e della sua dignità. Come a loro, la storia chiede a noi di assumere un impegno definitivo in difesa dei diritti umani”.
Tutti siamo chiamati - dice ancora il Pontefice - a pregare “insieme per il riscatto di coloro che sono stati nell’errore, e non per la loro distruzione, per la giustizia e non per la vendetta, per la riparazione nella verità e non nella dimenticanza. Preghiamo per realizzare il motto di questa visita: Facciamo il primo passo, e che questo primo passo sia in una direzione comune. Fare il primo passo è, soprattutto, andare incontro agli altri con Cristo, il Signore. Ed Egli ci chiede sempre di fare un passo deciso e sicuro verso i fratelli, rinunciando alla pretesa di essere perdonati senza perdonare, di essere amati senza amare”.
“Se la Colombia - conclude Papa Francesco - vuole una pace stabile e duratura, deve fare urgentemente un passo in questa direzione, che è quella del bene comune, dell’equità, della giustizia, del rispetto della natura umana e delle sue esigenze. Solo se aiutiamo a sciogliere i nodi della violenza, districheremo la complessa matassa degli scontri: ci è chiesto di far il passo dell’incontro con i fratelli, avendo il coraggio di una correzione che non vuole espellere ma integrare; ci è chiesto di essere, con carità, fermi in ciò che non è negoziabile; in definitiva, l’esigenza è costruire la pace, parlando non con la lingua ma con le mani e le opere, e alzare insieme gli occhi al cielo: Lui è capace di sciogliere quello che a noi appare impossibile, Lui ha promesso di accompagnarci sino alla fine dei tempi, Lui non lascerà sterile uno sforzo così grande”.
Prima di concludere la Messa e recarsi all’aeroporto, il Papa ha rivolto un saluto alle autorità e al popolo colombiano. “Sono state giornate intense e belle, nelle quali ho potuto incontrare tante persone e conoscere tante realtà che mi hanno toccato il cuore. Mi avete fatto tanto bene!”.
“Non fermiamoci - è stato l’appello di Francesco - a fare il primo passo, ma continuiamo a camminare insieme ogni giorno per andare incontro all’altro, nella ricerca dell’armonia e della fraternità. Non possiamo fermarci”. Usciamo da noi stessi e andiamo “al prossimo. Colombia, il tuo fratello ha bisogno di te, vagli incontro portando l’abbraccio di pace, libera da ogni violenza, schiavi della pace, per sempre”.
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