Bari, 29 July, 2017 / 12:30 AM
È tornata a Bari, atterrando alle 19 in punto presso l’Aeroporto Karol Wojtyla, la reliquia di San Nicola inviata in Russia per un mese. Ad accompagnarla, una delegazione guidata dal Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e da Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari. Ad accogliere la reliquia, una folla festante.
Come festante è stata la folla che ha venerato il piccolo pezzo di 13 centimetri di costola sinistra, prelevato all’altezza del cuore, giunto in Russia per essere esposto alla venerazione dei fedeli prima a Mosca, poi a San Pietroburgo, e poi di nuovo a Mosca. Le code hanno raggiunto i due chilometri, e le persone hanno atteso anche nove ore per poter pregare davanti le reliquie del Santo.
Queste hanno lasciato Bari lo scorso 21 maggio, ed è stata la prima volta in 930 anni che succedeva. Un evento eccezionale, nato dall’incontro di Papa Francesco con il Patriarca Kirill a Cuba, il 12 febbraio 2016. In quell’occasione, il Patriarca ortodosso di Mosca aveva chiesto al Papa di poter avere le reliquie di San Nicola in Russia, anche perché erano moltissimi i pellegrini che dalla Russia arrivavano a Bari per venerare il Santo, ma erano ancora di più quelli impossibilitati. Il Papa aveva acconsentito.
Si è trattato di un “ecumenismo di popolo”, aveva raccontato ad ACI Stampa l’arcivescovo Cacucci, che tornato da Mosca aveva celebrato Messa con il Papa a Santa Marta, portandogli un dono del Patriarca di Mosca. E forse si apre una nuova fase di “ecumenismo delle reliquie”, considerando che negli stessi giorni le spoglie di San Filippo erano tornate a Smirne, accolte dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo.
Non ha mancato di sottolinearlo il Cardinale Kurt Koch. Partito per la Russia lo scorso 26 luglio, il Cardinale ha celebrato messa il 27 luglio nella Basilica cattolica di Santa Caterina, a Mosca, dopo aver fatto visita alle reliquie del Santo. Nell’omelia, il Cardinale aveva sottolineato che “quando veneriamo un santo, rendiamo gloria a Dio”, perché “i santi sono come il prisma colorato che riflette la luce della santità di Dio in diversi toni cromatici e rifrazioni”.
E aveva aggiunto: “Lo scambio di reliquie che vengono offerte alla venerazione dei fedeli è una forma particolarmente bella di avvicinamento tra le nostre Chiese, perché in tale avvicinamento viene coinvolto più ampiamente il popolo di Dio.
Parte della delegazione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani era anche il domenicano Hyacinthe Destivelle, il quale alla partenza aveva sottolineato che “non stupisce la straordinaria affluenza di fedeli a Mosca e San Pietroburgo”, perché “San Nicola è molto legato alla storia russa, un terzo delle chiese è sotto il suo patrocinio e in tutte le sue abitazioni c’è una sua icona davanti alla quale si chiede protezione per la famiglia”.
Padre Gerardo Cioffari, membro della comunità della Basilica di San Nicola a Bari ma soprattutto docente di storia della teologia orientale ed occidentale e storia della teologia russa nella Facoltà Teologica Pugliese. “San Nicola – ha spiegato in un intervento pubblicato nel sito dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto - è il santo per eccellenza per il popolo russo fin dal 1100 quasi quanto il santo nazionale san Sergio.Una figura presente nelle loro fiabe o in quelle che loro chiamano bylina, l’antica epica degli slavi. Spesso san Nicola è raffigurato come un ‘vecchio che gira tra città e campagne’ dove è a fianco dei deboli e dei diseredati. Quello che mi ha sempre impressionato in tanti anni di ricerche su di lui è che 70 anni di comunismo ateo non hanno minimamente scalfito l’amore del popolo verso questa figura. Sono più di 1.200 le chiese a lui dedicate. Senza contare a Mosca i tanti ospedali, università, istituzioni laiche che hanno scelto il santo di Myra come protettore”.
Le spoglie di San Nicola riposano a Bari da 930 anni, e da lì non si sono mai mosse fino a quest’anno. Arrivarono da Oriente, sottratte da un manipolo di valorosi alla città di Mira per dare una nuova identità alla città che era stata porto normanno e Longobardo. San Nicola è il santo ecumenico per eccellenza, punto di incontro tra Oriente e Occidente.
La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di rendere obbligatoria la ricorrenza di San Nicola vescovo a partire dal 6 dicembre 2017, ed è anche questa parte di una serie di iniziative ecumeniche destinate a rafforzare il dialogo ecumenico.
Prima di partire, la delegazione cattolica ha potuto incontrare il Patriarca Kirill. Il Cardinale Koch ha sottolineato il "senso di meraviglia" per l'evento della traslazione delle spoglie di San Nicola, e ha aggiunto:
Spero che San Nicola continui ad operare ulteriori miracoli, specie per il cammino verso l’unità tra Oriente e Occidente. Da soli non possiamo fare niente. Solo l’intercessione dei Santi può compiere questo”.
Il Patriarca Kirill ha sottolineato l'apporto dato da 14 mila volontari all'iniziativa, che ora sono chiamati a "continuare la loro opera andando negli ospedali, nelle carceri, tra i giovani".
L'arcivescovo Cacucci, dal canto suo, ha ricordato le radici lontane dell'amicizia tra la Chiesa russa e la città di Bari, richiamando la visita del patriarca Nikodim nella città di San Nicola nel 1969. Di Nikodim, Kirill era segretario. E, tra l'altro, il patriarca Nikodim morì praticamente tra le braccia di Giovanni Paolo I. Quella visita, "portò - ha raccontato l'arcivescovo Cacucci . - grazie anche alla mediazione e all’opera dell’allora Arcivescovo di Bari, mons. Enrico Nicodemo, alla inaugurazione di una cappella con l’iconostasi nella cripta della Basilica di San Nicola per permettere ai pellegrini russi di celebrare la Liturgia”.
L'arcivescovo ha anche ricordato la visita dello stesso Kirill a Bari nel 2004, quando era direttore dell'ufficio relazioni esterne del Patriarca Alessio II, in cui la Chiesa Russa che sorge a Bari fu promessa in dono al Patriarcato di Mosca.
Da allora, molta strada è stata fatta, e Bari - come afferma il patriarca Kirill - è sempre più "città di mediazione". "Che cos’è questo momento? - ha affermato Kirill - Non è solo diplomazia! È la prima volta nella storia dei rapporti tra le due confessioni cristiane che i due Primati di Oriente e Occidente si siano accordati perché avvenisse quello che stiamo vivendo. Non è un dialogo teologico questo, ma di popolo e di devozione”.
"Nel dialogo ecumenico – ha spiegato Kirill, notando che nessuno legge i documenti delle commissioni teologiche – un ruolo fondamentale possono ricoprirlo i numerosi monasteri sia orientali sia occidentali, perché i monasteri sono 'i custodi delle tradizioni'." E ha poi dato una lettera da consegnare a Papa Francesco. "Il nostro incontro all’Havana non è stato un caso isolato”, ha chiosato il Patriarca.
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