Città del Vaticano , 06 April, 2017 / 2:00 PM
Inculturazione è una parola che sembra essere nata solo dopo il Concilio Vaticano II. In effetti il cristianesimo si è sempre “innestato” nelle tradizioni locali e pre cristiane e in alcuni casi anche pre romane. Come in Romania dove la antica religione daca ha lasciato delle eredità nei canti natalizi cristiani.
Il Natale è una festa molto suggestiva e amata dalla gente, per questo è interessante capire come le tradizioni pre cristiane si siano intrecciate con il cristianesimo in diverse parti del modo.
Come in Romania ad esempio. A spiegarci come magia e teologia si fondano nei canti natalizi romeni è Alexandru Marius Crişan del Pontificio Istituto orientale, uno dei testimoni della “liturgia dal basso” che non si trova nei libri.
I canti natalizi romeni sono particolarmente antichi e testimoniano la storia della cristianizzazione delle terre romene, che avvenne lentamente. E per questo tantissimi elementi dalla religione pagana daca o romana rimasero o si perpetuarono tramite i canti natalizi e nelle tradizioni di capodanno, ovviamente in una forma accettabile per la nuova religione.
“C’è ad esempio - spiega Crişan- l’usanza di andare di casa in casa a cantare i canti natalizi, colinde, che trae origine dalla parola “kalendae ianuariae”, le antiche feste pagane romane. La mia teoria è che le diverse tradizione dacie credevano nella vita dopo la morte. Le tradizioni dacie erano parte della religione pre-romana, di cui si sa pochissimo perché non ci sono scritti. Forse era una religione monotestica o enoteistica con un dio principale Zamolxis, si credeva nella vita dopo la morte. Il Natale prende tradizioni da questa religione, tra cui la benedizione della casa con certo tipi di fiori, e i principali sono i fiori di basilico, noi li chiamiamo, fiori del Signore. I fiori vengono seccati e si usano anche oggi e vengono menzionati nei canti intrecciati con i temi teologici sulla nascita di Cristo”
E ci sono altri elementi naturali “magici”?
Un altro elemento “magico” che troviamo anche nei funerali dei giovani è il legno di abete. Perché l’abete è immagine di Dio, perché rimane sempre verde, cresce i luoghi alti, rimane vivo ed ha una forma che sembra una scala verso la divinità, il cielo, verso l’eternità. E il legno di abete lo troviamo nei canti natalizi romeni con il suo potere magico insieme alla teologia cristiana. Il cristianesimo riuscì ad inculturare l’idea del vero Dio trascendente con queste tradizione locali. Cosi ad esempio nei funerali dei giovani non sposati si usa un albero di abete alto di tanti metri per quanti anni il giovane ha vissuto, e si credeva che siccome lo spirito del giovane non vuole lasciare la terra perché non ha ancora vissuto, l’abete è come una scala che lo aiuta a salire verso il cielo.
Insomma tradizione antichissime che “migrano” nel cristianesimo?
I filologi dicono che queste tradizioni pre romane si sono tutte riversate con l’arrivo del cristianesimo nelle tradizione natalizie. É il frutto dell’incontro dell’autorità superiore, i vescovo, con l’autorità inferiore, il popolo, e così la liturgia cristiana incontra le usanze pagane.
E questa è la grandezza del cristianesimo, perché i diversi popoli in Europa e nel Mediterraneo sono fortemente uniti dal cristianesimo, ma nello stesso tempo con tante tradizioni diverse, e questo vuol dire che il cristianesimo parte dalle culture locali.
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