C’è, nella cripta della cattedrale di San Giuseppe a Bucarest, una spina della corona di spine. E questa spina viene dalla corona di spine conservate nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, che fu regalata a un beato romeno, ma vissuto in Francia, dall’arcivescovo della capitale. Quel beato era Vladimir Ghika, e quest’anno è il suo giubileo, dato che fu ordinato sacerdote nel 1923, cento anni fa.
Quando Papa Francesco è stato a Blaj, in Romania, il 2 giugno 2019, ha prima beatificato sette martiri greco-cattolici, e poi ha terminato il viaggio incontrando nella chiesa dedicata a Sant’Andrea e al beato Ioan Suciu la comunità rom locale. C’è un filo rosso tra i due eventi, perché il beato Suciu era uno dei beati proclamati dal Papa, ed era colui che andava a giocare tra i bambini di quella antica comunità, che faceva una pastorale tutta dedicata a loro, e in un periodo in cui i rom erano considerati discriminati.
Quando venne annunciato il viaggio di Papa Francesco in Romania, nel 2019, fu detto che il Papa andava nel “Giardino della Madre di Dio”. È una formula cara a tutti i fedeli cattolici romeni, che anche San Giovanni Paolo II riprese nel 2009. Ma è anche una formula che accomuna la Romania a Repubblica Ceca e Slovacchia.
Tra le questioni più sentite dalla popolazione ungherese in Romani che il Papa incontra oggi c’è la questione della restituzione dei beni ecclesiastici.
E’ la Romania la nuova meta che Papa Francesco raggiungerà nel prossimo fine settimana per quello che sarà il 30/mo viaggio apostolico dall’inizio del pontificato.
La Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria porta i bambini alla scoperta dello spirito missionario e insegna loro ad aiutare con la preghiera e i piccoli sacrifici materiali i loro coetanei nel mondo. Dal prossimo 18 maggio, per la prima volta, vi entrerà a far parte un gruppo di bambini romeni.
Dopo il Sinodo dei Vescovi riprendono le visite ad limina delle diverse conferenze episcopali. In questi giorni è il turno dei Vescovi della Romania, giunti a Roma per incontrare Papa Francesco.
Un incontro breve, per parlare di vedute comuni. Viorica Dancila, primo ministro di Romania, è stata da Papa Francesco, per il primo di una serie di incontri che durante la giornata porteranno la premier romena prima dal Sovrano Militare Ordine di Malta e a Sant’Egidio, e poi al Pio Collegio Romeno, dove alloggiano gli studenti romeni che studiano nelle università pontificie, tappa quasi obbligata per tutti i primi ministri e i presidenti in visita in Italia.
Pochi giorni e tanti incontri in Romania per il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. La giornata di ieri, domenica, è stata l’ultima di una vista iniziata all’insegna della carità.
Inculturazione è una parola che sembra essere nata solo dopo il Concilio Vaticano II. In effetti il cristianesimo si è sempre “innestato” nelle tradizioni locali e pre cristiane e in alcuni casi anche pre romane. Come in Romania dove la antica religione daca ha lasciato delle eredità nei canti natalizi cristiani.
L’Opera Don Orione festeggia quest’anno il 25° anniversario dell’arrivo dei primi missionari orionini nel paese dell’Est. Era il 1991 quando arrivarono a Bucarest i primi religiosi di Don Orione. L’attività fu subito rivolta ai più fragili e agli ultimi, ma anche al sostegno spirituale della numerosa comunità italiana. Oggi la Congregazione orionina è presente a Bucarest, Voluntari, Oradea e Iasi. Padre Pierre Assamouan Kouassi, consigliere generale dell'Opera Don Orione e responsabile della Pastorale Missionaria, racconta in un’intervista ad ACI Stampa, il suo lavoro e la sua missione.