Carpi, 12 March, 2017 / 10:00 AM
Domenica scorsa abbiamo contemplato Gesù che nasconde il suo essere Dio e accetta di essere tentato dal diavolo come un qualsiasi uomo.
In questa seconda domenica di Quaresima siamo portati da Gesù su un alto monte dove Egli manifesta a Pietro, Giacomo e Giovanni rivela la sua identità di Figlio di Dio. Abbiamo sentito che le sue vesti diventano bianche come la luce e il suo volto brilla come il sole. Con la “trasfigurazione” Cristo ci offre un’ anticipazione dello splendore della Resurrezione. In questo modo aiuta gli apostoli a sopportare lo scandalo della croce e a comprendere come sia possibile che la croce nasconda la gloria.
La rivelazione di Cristo è accompagnata da una voce: “Questi è il mio Figlio prediletto” e da un comando: “Ascoltatelo!”. E’ il Padre che presenta Cristo e invita ad accogliere la sua parola perché Lui è l’amicizia e la fedeltà divina verso gli uomini. In quanto Dio fatto uomo il messaggio che Gesù annuncia non trasmette informazioni generiche, ma racconta chi è Dio, chi siamo noi, e qual è il senso della storia nella quale ci troviamo a vivere con tutte le sue ombre e luci, drammi e speranze. Dunque una parola che ci indica la strada da percorrere per giungere alla pienezza della vita e godere della vita stessa. L’atteggiamento del discepolo di Cristo non può che essere uno solo: ascoltare la sua Parola con cuore disponibile e obbediente e immettersi in un cammino di conversione.
Pietro desidera trattenere quel momento di paradiso in cui si trova immerso, ma esso è solo un anticipo e quindi provvisorio. Cristo, infatti, per godere in maniera permanente della gloria della Pasqua deve percorrere prima la via della croce, di cui saranno testimoni i tre discepoli che sono chiamati a vedere in anticipo la sua gloria. San Beda, commentando il passo del Vangelo di oggi, afferma che il Signore: permise benignamente a Pietro, a Giacomo e a Giovanni di godere per un brevissimo tempo della felicità che dura sempre, per fare loro affrontare con maggiore fortezza le avversità. Non c’è gloria se non si accetta la propria croce quotidiana.
Anche noi siamo chiamati con Cristo a giungere alla pienezza della gloria, di cui fin, come gli apostoli sul monte, facciamo esperienza nell’Eucarestia, che la preghiera dopo la comunione della Messa presenta come anticipo sulla terra dei beni del cielo. L’eucarestia è il cibo che sostiene la Chiesa “pellegrina sulla terra” nel suo cammino verso l’incontro pieno e definitivo con Cristo.
Partecipando al sacrificio di Cristo che si rinnova nell’Eucarestia giungeremo anche noi come Gesù alla resurrezione.
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