Spoleto, 17 January, 2017 / 9:00 AM
Un incontro tra due diocesi colpite dal dramma del terremoto. Quasi un gemellaggio. A sancirlo l’incontro tra il Vescovo di Carpi Francesco Cavina e la popolazione della Diocesi di Spoleto-Norcia.
Monsignor Cavina racconta l’esperienza del sisma del maggio 2012 come “uomo, cristiano e vescovo”.
“E’ terrificante – racconta il Vescovo di Carpi - avvertire il boato del terremoto, osservare impotenti il pavimento che balla sotto i tuoi piedi, notare i muri che scricchiolano e dondolano e sperimentare la più assoluta impotenza. Ma il sisma non solo scuote la terra, è anche un mostro che semina paura e desolazione e dopo il suo passaggio rimane il deserto materiale ed esistenziale. E’ una furia devastatrice che fa emergere la fragilità delle certezze sulle quali costruiamo la nostra vita e la nostra società e fa toccare con mano che le nostre presunte sicurezze sono un gigante con le gambe d’argilla. In pochi attimi la vita cambia! Il terremoto fa perdere la casa, luogo dell’intimità e degli affetti; le Chiese e i centri storici, segni dell’appartenenza; le attività produttive, ambiti di stima e autorealizzazione”.
Con il terremoto aumentano ansie e paure ma – ricorda Monsignor Cavina citando Santa Caterina da Siena – “solo coloro che pensano di essere soli hanno paura. Nella preghiera del Padre Nostro noi imploriamo: Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male, che qualcuno ha anche tradotto: sottraici alla solitudine, strappaci alla disperazione”.
Per superare questo stato di paura - aggiunge il presule – “è necessario trovare una compagnia che ti faccia scoprire che c’è qualcuno che si interessa a te e di cui ti puoi fidare e, dunque su di lui ti puoi appoggiare e che ti aiuta a ricordarti o a scoprire che la vita è preziosa indipendentemente dai beni che possiedi, dai drammi che vivi, dalle fatiche esistenziali con le quali devi confrontarti. E’ stata questa visione di vita il grande dono che ci hanno fatto le tante persone che sono venute a soccorrerci. Attraverso la loro presenza silenziosa ma operosa è Cristo che ci ha incoraggiato, consolato, accarezzato; che si è posto al nostro fianco con quella umiltà, semplicità, discrezione che è tipica solo del Signore, e ci ha aiutato a sentirci di nuovo valore assoluto, bene prezioso agli occhi di Dio e degli uomini e ci ha permesso di rialzare di nuovo lo sguardo verso l’alto”.
Dinanzi alla violenza del terremoto sorgono tanti dubbi, anche sulla fede. E Monsignor Cavina cita alcune testimonianze. Ma alla fine la fede prevale. E qui il Vescovo di Carpi ricorda le parole di Benedetto XVI: “Non saprei dare una prova più convincente della verità della fede cristiana che la sincera e bella umanità che genera”.
Monsignor Cavina conclude la sua riflessione con parole di speranza. “Oggi posso dire – rileva – che il terremoto non solo ha tolto, ma ha anche dato. Ha rotto il sonno dello spirito e mi ha fatto capire con maggiore chiarezza che il Signore non è un risolutore di problemi; non si è incarnato per mettere a posto le cose del mondo (se no, le avrebbe messe) o per risolvere il problema delle malattie (se no, lo avrebbe risolto) o per ottenere la pace tra le nazioni (se no, l’avrebbe ottenuta), ma per togliere l’egoismo e il peccato e presentare agli uomini la bellezza del Volto di Dio, che è Padre il quale veglia su di te e non ti lascia in potere delle tenebre. In tutta la paura e l’angoscia, rimane la certezza che Dio è con noi; come il bambino che sa sempre di potere contare sulla mamma e sul papà perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada”.
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