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Lettonia, il grande progetto: una facoltà ecumenica nell'università statale

L'arcivescovo di Riga Zbignevs Stankevics

Una facoltà di teologia cristiana nei curricula statali. Avviene in Lettonia dove, se tutto andrà secondo le più ottimistiche previsioni, la prima facoltà “ecumenica” del mondo dovrebbe aprire a settembre 2018. Un esperimento unico nel suo genere. Il progetto è stato esposto a Papa Francesco e anche in Vaticano, ed è ancora in una fase di analisi. Ma intanto è stato varato, ottenendo anche l’appoggio delle altre confessioni cristiane della Lettonia, racconta in esclusiva ad ACI Stampa l’arcivescovo di Riga Zbignevs Stankevics.

Quale è l’idea della facoltà?

Si tratta di costituire una facoltà di Teologia cristiana, quindi ecumenica, e sarà gestita da cattolici e luterani. Non ci saranno formalmente gli ortodossi, che hanno dovuto fare un passo indietro, dopo aver aderito entusiasticamente al progetto, per via di un certo sentimento anti-cattolico che si sta sviluppando in particolare nel Patriarcato di Mosca in contrapposizione al Patriarca Kirill. Ma anche loro hanno appoggiato il nostro progetto.

Si tratta, in sintesi, di una facoltà di teologia cristiana all’interno dei curricula dell’università statale?

Sì. In realtà, c’è una facoltà di teologia nell’Università Statale, che non è gestita da nessuna confessione religiosa. Ma questa facoltà di teologia non ha molto successo. Persino i Luterani, che vi si appoggiavano per gli studi del seminario, hanno deciso di perdere tutti i rapporti. Abbiamo così pensato ad una facoltà di teologia cristiana, ecumenica, ma fondata su tutti i crismi del diritto canonico.

In che modo sarà organizzata?

All’inizio cercheremo di integrare nella nuova Facoltà le nostre strutture educative superiori esistenti, sia cattoliche sia luterane. Ognuna manterrà la propria autonomia, essendo legate tra di loro attraverso l’appartenenza comume alla stessa Facoltà. L’identità confessionale di ognuno deve essere rispettata in tutte le fasi dello sviluppo del progetto. Il novum consiste nella reciproca volontà di riunire le forze e le risorse esistenti, in quanto possibile, per creare una piattaforma comune di educazione e di avvicinamento ecumenico, là dove questo è possibile. Perciò, come prossimo passo, stiamo pensando questa facoltà con dei corsi specifici, e con varie classi che abbiamo chiamato classe A, B e C. I corsi di classe A sono i corsi comuni per tutte le confessioni cristiane, obbligatori. Sono già stati concordati tra noi. Poi ci sono i corsi di classe B, ovvero obbligatori, ma specifici per ogni confessione cristiana. E quindi i corsi di classe C, comuni per tutti, ma facoltativi.

C’è l’appoggio di tutte le confessioni religiose per questa facoltà?

Il Ministro dell’Educazione, d’accordo con il progetto, ha sottolineato che l’iter dell’approvazione doveva passare dal Consiglio Ecclesiastico, un organo composto dal Primo Ministro e dai rappresentanti cattolici, luterani, ortodossi, battisti, avventisti, vecchi credenti, metodisti ed ebrei. Sono nove membri in totale. Ho lavorato individualmente con ciascuno di loro, e ho ottenuto un parere favorevole di 8 voti su 9, con l’astensione del solo rappresentante della Chiesa metodista.

Come l’ha presa invece la facoltà esistente di teologia?

Già è partita la propaganda per bloccare, o al limite minare il progetto, con vari interventi su Internet e sulla Radio Statale che mettono in luce come già esiste una facoltà di teologia, e che con la nuova facoltà la Chiesa controllerà lo studio della teologia presso l’università. La resistenza è forte, ma abbiamo l’appoggio del Primo Ministro, del Ministro degli Esteri e del Ministro dell’Educazione. 

Come si pensa di gestire questa università?

Vorremmo avere un board, un consiglio, misto di cattolici e luterani, le due confessioni cristiane che prenderanno la gestione della società. E siamo molto impegnati nel creare l’opinione pubblica favorevole. Speriamo che la procedura vada avanti senza intoppi: abbiamo avuto il voto positivo del Consiglio delle Religioni e l’appoggio del governo, si tratta di lavorare al board, e poi sottomettere tutto all’approvazione del Senato Universitario. Quest’ultimo è il passaggio più delicato, perché lì c’è già una Facoltà di Teologia, ed è comunque difficile trattare con i post-comunisti, che sostengono di non aver bisogno degli ecclesiastici e sottolineano che l’università è una struttura secolare.

Ma l’iniziativa desta interesse?

Sì, c’è un certo interesse. Anche perché la Facoltà di Teologia statale è in crisi, non risponde più alle esigenze delle persone. Nel nostro Istituto Superiore delle Scienze Religiose abbiamo avuto più laureati che nell’università statale. C’è più interesse verso una educazione di tipo cattolico che non verso quella di tipo statale.

E come ha reagito la Santa Sede?

Ne ho parlato con il Papa durante la visita ad limina, e il Papa mi ha incoraggiato ad andare avanti. Nella stessa occasione, ho illustrato il progetto alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, che si è espressa giustamente con maggiore prudenza, volendo valutare tutti i pro e i contro di una possibile facoltà teologica gestita con altre confessioni cristiane.

Non è un cammino facile…

No, è una sfida. Ma, di fronte alle difficoltà che incontro, rifletto sempre più sulla questione e mi rendo conto di quanto questo sia necessario, e quanto questa nuova facoltà sarà utile per la Lettonia e per gli altri Paesi Baltici e non solo: se questo modello avrà successo si potrà applicare anche ad altri Paesi.

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