Roma, 23 December, 2016 / 2:00 PM
La conoscenza scientifica porta razionalmente a postulare la non esistenza di Dio: è questa una frase di senso comune, usata soprattutto per contrapporre scienza e fede. Ma il Cardinale Gehrard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, non accetta il ragionamento. Anzi, sottolinea che non solo l’ateismo non è la naturale conseguenza della conoscenza scientifica, e che piuttosto è un mondo sena fede quello a creare maggiori problemi.
L’occasione per sviluppare i suoi argomenti, il Cardinale Mueller l’ha avuta all’Accademia Belgica di Roma, quando lo scorso 2 dicembre si è commemorato monsignor Georges Lemaitre. Lemaitre, presidente tra le altre cose della Pontificia Accademia delle Scienze, fu ul primo a teorizzare il Big Bang. Un sacerdote che aveva risolto il dilemma tra scienza e fede così: “Una volta che ti rendi conto che la Bibbia non costituisce un libro di testo sulle scienze, e una volta che realizzi che la teoria della relatività non è necessaria per la salvezza, il vecchio conflitto tra scienza e religione scompare”.
Per il Cardinale Mueller, però, la spiegazione non è sufficiente. Si deve invece comprendere il modo in cui scienza e fede sono legati. E per questo non parla del legame tra scienza e fede, bensì di quello (presunto) tra ateismo e fede. “Il moderno ateismo non è l’inevitabile conclusione di una visione illuminata della realtà; piuttosto, la prevalenza dell’ateismo nella nostra cultura può essere attribuito ad altri fattori”.
E questi fattori sono soprattutto culturali, nelle correnti filosofiche che cominciano a partire da Immanuel Kant, il quale “riduce lo scopo della ragione metaficia al punto in cui Dio resta solo un ideale di pura ragione”; è soprattutto nell’idea di far partire la scienza solo da ciò che è “empiricamente verificabile”, cosa che fa alla fine contrapporre la conoscenza alla fede, dato che la prima può essere “empiricamente conosciuta”, ma non la seconda, e così Dio diventa solo una ipotesi superflua per spiegare l’esistenza dei processi naturali, come se fosse “un costruttore dell’orologio meccanico del mondo o l’autore di un disegno intelligente”; infine – sottolinea il Cardinale Mueller – è arrivato il positivismo, che considera l’uomo “niente più di una materia, e la sua mente è niente più che un computer, che può essere sorpassato dall’intelligenza artificiale”.
Sono tutti passaggi – racconta il Cardinale – che hanno portato poi a “un cosiddetto Illuminismo, radicalmente antireligioso, che era chiamato a liberare l’umanità da tutti i mali e preparare un luminoso futuro attraverso un ateismo inculcato pedagogicamente, laddove l’autonomia avrebbe dovuto rimpiazzare la teonomia e l’antropocentrismo il teocentrismo”.
Tutto è misurabile, persino l’intelligenza umana, come insegnano scienze come la neurologia. Ma l’ipotesi che “l’universo è emerso spontaneamente dal nulla”, come dice l’astrofisico Stephen Hawking, è valida? Non secondo il Cardinal Mueller, che sottolinea come questa idea “non è logica”, perché “un ragazzo non può diventare un uomo di cento chili senza mangiare nulla”.
Ma l’ateismo non funziona. Perché l’uomo – sottolinea il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede – non smetterà mai di farsi domande sulla sua origine.
Il tema però è più ampio. “Lo scopo principale dell’ateismo moderno – dice il Cardinale Muellers – mi sembra essere la percezione che la contraddizione tra grazia e fede è insormontabile. C’è spazio per la libertà umana quando Dio è tutto, e lui solo operea, o l’uomo ha bisogno di difendere la sua fede da un superpotente Dio?”
Ma la conclusione è che “l’ateismo offre una chimera, il tutto mentre ignora la realtà che è la divina grazia a creare la libertà umana, e ad elevarla e perfezionarla, perché l’essenza di Dio non è ristretta a mero potere: è Dio che condivide se stesso”. Ma è da questo rifiuto dell’idea di Dio che scaturisce la crisi della società moderna. “Dio resta un mistero oltre noi – conclude il Cardinale – è soggetto della rivelazione, della sua gloria, delle opere della natura e della storia. Ci ha parlato e noi possiamo parlare a lui, e dare testimonianza di lui proclamando il Vangelo”.
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