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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco incontra CL: 'Il vostro carisma non ha perso freschezza'

"Coscienti della nostra fragilità e del nostro tradimento, siamo venuti in pellegrinaggio alla tomba di Pietro per domandare la freschezza del carisma". Così il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione don Julian Carron ha esordito nel suo indirizzo di saluto al Papa nel corso dell’udienza in Piazza San Pietro in occasione dei dieci anni dalla morte di don Luigi Giussani e a sessanta dalla fondazione del movimento.

Dopo un lungo giro sulla papamobile, sconfinando anche in territorio italiano, il Papa ha subito ricordato la figura di don Giussani. "Il mio primo pensiero – ha detto il Pontefice - va al vostro fondatore. Sono riconoscente a don Giussani per varie ragioni. La prima, più personale, è il bene che quest’uomo ha fatto a me e alla mia vita sacerdotale, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli. L’altra ragione è che il suo pensiero è profondamente umano e giunge fino al più intimo dell’anelito dell’uomo. Voi sapete bene quanto importante fosse per lui l’esperienza dell’incontro: incontro non con un’idea, ma con una Persona, con Gesù Cristo. Così lui ha educato alla libertà, guidando all’incontro con Cristo, perchè Cristo ci dà la vera libertà".

Nel suo discorso ai circa centomila militanti di CL presenti in piazza Papa Bergoglio ha ricordato che "la morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No, questa non è la morale cristiana, è un altra. La morale cristiana è risposta, è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura ingiusta secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me".

Per questo – ha ancora aggiunto Francesco - “la strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle periferie dell’esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio. Non si può capire questa dinamica dell’incontro che suscita lo stupore e l’adesione senza la misericordia. Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore. Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù verso il mio peccato. E’ grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa".

Dal Papa anche un monito. "Il carisma – ha scandito ancora Francesco - non si conserva in una bottiglia di acqua distillata! Fedeltà al carisma non vuol dire pietrificarlo - è il diavolo che pietrifica - non vuol dire scriverlo su una pergamena e metterlo in un quadro. Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta invece fedeltà alla tradizione e fedeltà alla tradizione significa tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri”. Dopo 60 anni di vita – ha sottoloneato il Pontefice – “il carisma originario di Comunione e Liberazione non ha perso la sua freschezza e vitalità”. Non siate “guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi. Ricordate sempre che il centro e’ uno solo: Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere decentrati: al centro c’è solo il Signore!".

Ai militanti il Papa ha infine ricordato di non essere "schiavi dell’autoreferenzialità" rischiando così "una spiritualità di etichetta: non cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una Ong".

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