Città del Vaticano , 10 November, 2016 / 6:00 PM
“La Chiesa Cattolica, che da sempre considera la cura dei malati come una forma essenziale della carità fraterna, si sente fortemente interpellata dalla condizione di sofferenza di molti milioni di persone”.
Il cardinale Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin lo ha ricordato nel suo discorso di apertura della XXXI Conferenza Internazionale, promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari sul tema: “Per una cultura della salute accogliente e solidale a servizio delle persone affette da patologie rare e neglette”.
“Il magistero di Papa Francesco - ha detto Parolin- non cessa di ricordarci che fa parte della vocazione cristiana il dovere di solidarietà con i sofferenti e i poveri. A questo proposito non possiamo dimenticare lo stretto legame esistente tra molte delle malattie tropicali neglette e la condizione di estrema povertà in cui vivono numerose popolazioni. Perciò al tema della cura si aggiunge anche il tema della giustizia. Le disuguaglianze tra chi vive in condizioni di un certo benessere e chi vive in condizioni di grave indigenza non possono rimanere senza risposte”.
Un impegno che dovrebbe riguardare gli stati che però oggi in molti casi sono costretti a ridurre il sostegno sociale.
“E’ importante- ha detto il cardinale- richiamare l’attenzione dei mezzi di comunicazione sociale su questo tema. In tal modo, anche coloro che non sono addetti ai lavori potranno rendersi conto della situazione di sofferenza di tante persone, che invoca comprensione e sostegno. Si tratta di un tema che tocca la coscienza di tutti gli uomini di buona volontà e richiede la collaborazione del più ampio numero di persone e proprio per questo è necessario venga conosciuto dal più ampio numero di persone”.
Ovviamente, “per le malattie rare uno dei temi più rilevanti è costituito dalla ricerca medico scientifica, la quale dovrebbe comprenderne le cause e individuarne le possibili terapie. L’industria farmaceutica mondiale non investe significativamente in questo genere di ricerca e a volte, pur avendo scoperto farmaci efficaci, cessa di produrli per mancanza di profitti”. È quindi “necessario che si uniscano tutte le forze disponibili per studiare a fondo i problemi, valutare le azioni più promettenti da intraprendere per poi realizzarle concretamente”.
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