È stato con una Messa presso la parrocchia “Holy Family”, che, per la sua posizione, è conosciuta come “la parrocchia delle Nazioni Unite”, che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha celebrato i 60 anni della missione della Santa Sede a New York. Il cardinale ha concluso così una settimana densa di interventi all’Assemblea Generale e al Summit del Futuro, ma anche di incontri bilaterali a diversi livelli e di visite particolari, come la partecipazione alla cena offerta dalla Fondazione Centesimus Annus USA e la visita alla Fordham University di New York.
Con la sua visita a in Ucraina, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha voluto portare il messaggio di vicinanza del Papa, il quale – ha detto lo stesso cardinale parlando con i media locali - “condivide il dolore del popolo ucraino” e “vorrebbe contribuire a formare sentieri di pace”.
Comincia oggi e dura fino al 24 luglio il viaggio del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in Ucraina. È la prima volta che il Segretario di Stato torna nel Paese dall’inizio del conflitto. Per ora, non ci sono incontri confermati, ma si pensa che il Segretario di Stato sarà ricevuto dal presidente ucraino Volodymir Zelensky, che tra l’altro ha ringraziato la Santa Sede per il lavoro di mediazione per lo scambio di prigionieri, e probabilmente anche Andriy Yermak, capo dell’ufficio di presidenza, che è stato in Vaticano nella settimana che ha preceduto la partecipazione del Cardinale Parolin al Summit per la pace in Ucraina in Svizzera lo scorso giugno.
È partito il 23 giugno, e resterà in Libano fino al 27 giugno, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, per un viaggio che più che diplomatico si profila come un viaggio umanitario. Parolin, infatti, si reca in Libano su invito di Marwan Sehnaoui, presidente dell’Associazione Libanese dei Cavalieri dell’Ordine di Malta.
"La Dottrina sociale cattolica non è una terza via tra il capitalismo liberale e il collettivismo marxista, ma una realizzazione profetica dell'insegnamento contenuto nel Vangelo".
Una settimana fa Papa Francesco aveva scritto in una lettera quello che pensava di certe derive del "Cammino sinodale" della Chiesa cattolica in Germania.Sinodo in Germania, ora spunta anche una lettera del cardinale Parolin
La Santa Sede continua a guardare con attenzione quanto succede in Terrasanta. Papa Francesco ha indetto una giornata di preghiera e digiuno per la pace il 27 ottobre, al termine della quale, dopo un Rosario nella Basilica Vaticana insieme a tutti i padri sinodali, ha affidato il mondo alla Vergine Maria. Nel frattempo, tornava a parlare il Cardinale Parolin, ribadendo la preoccupazione per la situazione in Terrasanta e mettendo in luce come la Santa Sede sia disposta a mettere in campo ogni tipo di sforzo per evitare una escalation militare nella regione.
La Santa Sede “esprime totale e ferma condanna” per l’attacco terroristico “disumano” compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, si dice “pronta a qualsiasi mediazione necessaria”, ribadisce la necessità oggi più che mai di arrivare alla soluzione dei “due popoli, due Stati” che “permetterebbe a palestinesi e israeliani di vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza”. Lo dice il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in una intervista concessa ai media vaticani. E, nell’intervista, il Cardinale non fa sconti, guarda anche al problema degli insediamenti israeliani, ferma restando la necessità di una “pace giusta” che parta dalla restituzione degli ostaggi, anche quelli che Hamas deteneva da prima di questo attacco.
La "vicinanza spirituale" del Papa è stata comunicata dal Segretario di Stato Parolin all'Arcivescovo di Mossul dei Siri, Benedectos Younan
"Chiedendo alla Vergine Maria di portare forza e consolazione a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia il Santo Padre invoca le benedizioni divine su ogni persona e sull'intera Nazione come segno di conforto"
Agenda piena, per il Cardinale Pietro Parolin, che è stato in Sud Sudan per portare avanti i colloqui di pace dopo aver visitato l’Angola ed aver ordinato lì il primo nunzio proveniente dal Paese. A settembre, dopo il viaggio di Papa Francesco in Mongolia, il Cardinale Parolin è anche atteso in Slovacchia. Dall’Iran, invece, arriva la richiesta al Papa perché lanci una alleanza per evitare la profanazione del Corano. Proseguono, in Nicaragua, gli attacchi contro la Chiesa cattolica: è stata confiscata anche la prestigiosa università dei gesuiti.
"L’atteggiamento di apertura all’altro come fratello è uno dei tratti distintivi del pontificato di Papa Francesco, della sua testimonianza e del suo magistero".
La partecipazione alla crescita democratica della società civile e delle istituzioni ha oggi bisogno di donne e di uomini cristiani
Papa Francesco decide, “per il maggior bene della diocesi”, di sanare l’irregolarità canonica che si era creata a Shanghai, quando lo scorso aprile le autorità cinesi avevano trasferito il vescovo Shen Bin da Haimen senza coinvolgere la Santa Sede, in quello che era il secondo “schiaffo” in poco tempo dato da Pechino alla Santa Sede. Ma la nomina viene accompagnata da una intervista a Vatican News del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che punta prima di tutto a notare che si tratta di una concessione, non certo della soluzione di un problema, e che anzi ci sono tre problemi che permangono nonostante l’accordo tra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi, e ribadisce l’intenzione di aprire un ufficio di collegamento in Cina per superare i problemi e entrare pienamente nello spirito dell’accordo.
Si è concluso con una dichiarazione in dieci punti il Forum Ecumenico Europeo che si è tenuto a Capodistria (Koper in sloveno) dal 17 al 18 giugno. Dieci punti per ribadire la necessità di un dialogo tra le fedi, la volontà di gettare ponti e non costruire muri, la necessità, in fondo, di costruire una Europa riconciliata. Perché, alla fine, le differenze tra Est e Ovest, esacerbate da anni di cortina di ferro e di ateismo di Stato, inaspritesi con le cicatrici mai curate delle ferite nate dalle dominazioni e dalle guerre, rappresentano uno degli scogli più grandi perché ci sia davvero la pace in Europa. E il dialogo rappresenta l’unica arma per poter costruire percorsi di riconciliazione, e una figura reciproca, che possano davvero portare ad una Europa di pace.
Il 31 maggio, è stata presentata a Lviv l’edizione in lingua ucraina del libro di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk “Dimmi la verità”, scritto con il professor Paolo Asolan. La prefazione del libro è stata siglata dal Cardinale Pietro Parolin, che ha affrontato tutti temi di stringente attualità: non solo la realtà della guerra, ma, con uno sguardo più ampio, anche il tema del contributo che le Chiese orientali possono dare oggi alla teologia e alla religione, con delle note che sembrano anche rivolgersi al dibattito del Sinodo.
"Diamo oggi inizio alla prima edizione della "Cattedra dell'Accoglienza", che ha come tema generale “L'accoglienza dimensione fondamentale dell'essere umano e della terra". In questi giorni ci viene offerta una preziosa opportunità per approfondire i principi antropologici, etici e religiosi dell’accoglienza, facendo nostre le principali sfide che essa offre alle nostre comunità ecclesiali e le domande che pone all’intera società, anche dal punto di vista giuridico ed economico". Con queste parole il Cardinale Pietro Parolin presenta l'evento formativo di cinque giorni a Sacrofano, vicino Roma, per approfondire i profili antropologici ed etici dell’accoglienza; i profili religiosi (nelle diverse tradizioni religiose, con particolare riferimento a quella cristiana); le principali sfide giuridico-economiche del “sistema accoglienza”.
Come opera la diplomazia della Santa Sede? Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ne ha parlato a Lourdes, alle Giornate Internazionali di San Francesco di Sales, dove è intervenuto davanti ad una platea di 230 giornalisti e comunicatori. È lui “il grande testimone” delle giornate. Ai microfoni di EWTN e ACI stampa, il cardinale ha sottolineato l'importanza di essere presenti a Lourdes e non dimenticare il ruolo importante del giornalista nel processo per contribuire alla pace.
È Christophe Chaland il vincitore del Sesto Premio Jacques Hamel, dedicato ai giornalisti che lavorano in nome della pace e nel dialogo tra le religioni. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha conferito il premio, vinto per l’articolo “752 giorni ostaggio dei mujaheddin”, sulla vicenda del sacerdote italiano Perluigi Maccalli. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista francese Pelerin il 29 settembre 2022.
La verità sempre più presente nel dibattito pubblico a causa della diffusione delle notizie false spesso basata su una rappresentazione distorta, o falsa, dell'altro.