Città del Vaticano , 27 September, 2016 / 2:00 PM
La madre di tutte le crisi è spirituale. Papa Francesco lo ripete in Amoris Laetitia, e la crisi tocca soprattutto la famiglia. Di questo si è parlato la scorsa settimana in un convegno promosso dalla Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”. Una occasione di confronto anche tra le religioni e con la società civile. Ne abbiamo parlato con Salvatore Martinez, Presidente della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth” e Presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito
Famiglia, che significa dopo l’ Amoris Leatitia ?
Famiglia significa più che mai da Giovanni Paolo II ad oggi ristabilire la grammatica dell’umano e del vivere e dell’amare di cui oggi c’è estremo bisogno.
La forza culturale di una tradizione come quella occidentale sta drammaticamente eclissandosi proprio tra le pareti delle nostre case. La soluzione alla crisi della famiglia è dentro la famiglia, l’arte di vivere si impara lì.
Abbiamo visto nel nostro incontro che le stesse preoccupazioni ma anche le stesse potenzialità si registrano non soli tra i cristiani ma anche tra i musulmani e gli ebrei.
Allora partendo proprio da Amoris letiatia vediamo che c’è un grande investimento spirituale da fare nelle nostre case, e viene recuperata la dimensione spirituale ci sarebbe anche una inversione di tendenza in campo sociale.
Imparare a pregare in famiglia, ma è davvero ancora cosi?
Purtroppo non sempre. Con una abiura da parte anche dei genitori credenti. Ma delle preghiera bisogna avere una visione ampia. Non si tratta di qualche paginetta a memoria e una segno di croce frettoloso. La preghiera è memoria e una certa ritualità cha fa di una casa a partire da come si sta insieme e da come ci si ascolta, che mette in luce la dimensione spirituale.
Pregare significa anche silenzio, ascolto e sentire che nell’amore che lega le generazioni c’è Dio.
La preghiera è la migliore scuola di pubbliche relazioni che ci possa essere. Ci fa vincere l’indifferenza, e deve avvenire per prima cosa a casa, in famiglia.
Ma forse manca la fede, soprattutto nei sacramenti e penso a quello “bistrattatissimo” del matrimonio soprattutto?
Non c’è dubbio. Se parliamo di spiritualità ha un duplice volto: sacramentale e carismatico. La famiglia è sacramento d’amore per chi crede. Va riaffermata la sacralità della coppia, dello stare insieme, della trasmissione della fede. E penso al sacramento come giuramento, il per sempre, partecipare all’eternità di Dio che è l’amore. La famiglia anche se “bistratta” il sacramento è dentro questa dimensione. E si è dentro la dimensione della grazia anche quando non se ne ha coscienza.
Ma quando la coppia ne prende coscienza cambia il senso della responsabilità. Bisogna ripartire dalla sacramentalità del matrimonio.
Noi pensiamo sempre alla effusione dello Spirito continua che porta la famiglia a sperimentare i tanti volti dell’amore, e tutto questo ha un valore a partire dalla sacramentalità, mai a prescindere.
La Casa per la Famiglia a Nazareth della Fondazione Vaticana a che punto è?
Il progetto è nella fase operativa dopo una serie di difficoltà da superare. Ora anche in collaborazione con la Chiesa Greco Melchita e con il beneplacito del nuovo sindaco di Nazareth che è musulmano. Il desiderio è che possa avvenire entro la fine dell’anno come segno di misericordia e testimonianza della presenza di Papa Francesco per le popolazioni del Medio Oriente. Insieme a Nazareth dove sorgerà il Centro internazionale della Famiglia, ci saranno altri due segni, in Giordania per i bambini con disabilità mentale e in Libano per i rifugiati sia cristiani che musulmani. Saranno potenziati e valorizzati dei centri già esistenti grazie alla Fondazione vaticana.
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