Manoppello, 09 August, 2016 / 10:00 AM
“Per esprimerci secondo il paradosso dell’Incarnazione, possiamo ben dire che Dio si è dato un volto umano, quello di Gesù. E per conseguenza d’ora in poi, se davvero vogliamo conoscere il volto di Dio, non abbiamo che da contemplare il volto di Gesù! Nel suo volto vediamo realmente chi è Dio e come è Dio!” disse Papa Benedetto XVI nell’udienza generale del 6 settembre 2006 in piazza San Pietro.
Una settimana prima, il 1° settembre 2006, alla presenza dell’arcivescovo Bruno Forte di Chieti, ha visitato come primo papa dopo oltre 400 anni il misterioso volto di Cristo nel Santo Sudario, che oggi è venerato nella cittadina abruzzese di Manoppello e che fino al 1527 era stato venerato per secoli in San Pietro.
Al più tardi dal quel 1° settembre si parla del “volto umano di Dio” come di una specie di sigillo del pontificato del Papa tedesco. In occasione dell’anniversario, abbiamo chiesto all’arcivescovo Bruno Forte un suo ricordo di quel giorno:
10 anni fa Papa Benedetto XVI, su Suo invito, si è inginocchiato come primo Papa dopo oltre 400 anni davanti al Santo Sudario di Manoppello. Lei, in quell’incontro storico, era a un metro dal Santo Padre. Che cosa ha pensato in quei minuti?
In quei minuti il mio sguardo andava dal Velo venerato al volto del Successore di Pietro, che lo fissava intensamente, come rapito dalla visione e al tempo stesso impegnato a entrare nel messaggio, che quel Velo veicola, con la straordinaria intelligenza mistica e speculativa che caratterizza tutta l’opera di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI. Era come assistere a un dialogo in cui il silenzio era più eloquente di ogni parola: silenzio dell’eccedenza, dello sfiorare la soglia del Mistero, lasciandosi illuminare dalle sue profondità …
“Il Papa era entusiasta!” Così disse lei allora letteralmente in tedesco, subito dopo la visita del Papa. Oggi ricorda ancora più precisamente l’immediata reazione di Benedetto XVI a questo “faccia a faccia”di quel giorno?
Certamente: l’entusiasmo del Papa mi sembrava essere letteralmente quello che la parola greca „enthousiasmós“ significa: „ev theó ousía“ – “atto dello stare in Dio”! Una simile impressione non si dimentica…
Ci sarebbe una “certezza morale”, disse lei nel 2005, che il velo di Manoppello con l’immagine sia identico al “soudarion” del sepolcro vuoto di Gerusalemme, citato dall’evangelista Giovanni. Cosa intendeva dire?
Giovanni ai versetti 6 e 7 del capitolo 20 afferma: “Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte”. I teli - “tá otóvia” - corrispondono molto probabilmente a quella preziosa testimonianza che è la Sindone conservata a Torino; il “soudárion” mi sembra di poter dire con certezza morale che corrisponda al Velo di Manoppello. Questa certezza è suffragata da diversi dati: conservato inizialmente a Gerusalemme, come memoria preziosa del Salvatore, il Sudario fu poi portato a Camulia in Cappadocia, dove fu a lungo venerato e da dove al tempo della minaccia iconoclasta fu portato prima a Costantinopoli e poi a Roma. Qui giunse all’inizio dell’VIII secolo e fu custodito nella Basilica di San Pietro come preziosa reliquia. Quando nel 1506 iniziarono i lavori per la nuova, grandiosa Basilica, il sudario fu conservato in un luogo protetto da dove con ogni probabilità il Cardinale Giampietro Carafa, già Arcivescovo di Chieti e quindi Governatore dell’Urbe (futuro Paolo IV) lo fece mettere in salvo nel 1527, anno del Sacco dei Lanzichenecchi.
Quale luogo più sicuro che un convento fuori dei confini dello Stato della Chiesa nella Sua diocesi teatina? Manoppello è appunto la prima cittadina che si incontra nella diocesi di Chieti venendo da Roma e qui nel Convento dei Cappuccini il velo giunse dopo essere stato custodito per un certo tempo in mani sicure in una casa privata. Quando nel 1640 si decise di esporlo al pubblico, la minaccia che il Capitolo Vaticano potesse volerlo indietro fu sventata da Fra’ Donato da Bomba con una bugia che inaugura la sua Cronaca degli eventi: il Velo venerato sarebbe giunto a Manoppello nel 1506, e cioè nel anno dell’inizio dei lavori della nuova Basilica, e dunque non sarebbe potuto essere la Veronica romana! Una bugia, anche se detta con pie intenzioni, conservò in terra d’Abruzzo il prezioso segno della passione del Risorto …
Come spiega la resistenza fino ad oggi contro il Volto Santo, per esempio da Torino?
La Sindone di Torino è conosciuta e venerata da tempo in tutto il mondo. Il Volto Santo appare a qualcuno come una novità non suffragata dalla recezione della fede del popolo di Dio. In realtà, non è così per la storia che ho appena brevemente richiamato. Fra le due preziose testimonianze non solo non c’è contraddizione, ma addirittura è stata dimostrata la perfetta sovrapponibilità: La Trappista Sr. Blandina Paschalis Schlömer ha individuato una decina di punti di perfetta corrispondenza fra il Volto della Sindone e quello del Volto Santo. Riterei che fra di essi c’è il rapporto che presumibilmente si era stabilito nel Santo Sepolcro fra il sudario e le vesti. Perciò la sindone di Torino ed il sudario di Manoppello mostrano in modo inspiegabile e misterioso la stessa persona, una volta morto e una volta vivo. È Gesù Cristo, è il Signore ….
E cosa risponde lei alle voci che affermano che il ritratto di Cristo sul velo sarebbe semplicemente “dipinto” da mano d’uomo, probabilmente in epoca rinascimentale?
Sul Velo di Manoppello esaminato al microscopio con notevole ingrandimento non risultano tracce di pittura. L’immagine non è dipinta, ma fotoimpressa: e questo la rende ancor più preziosa, perché ci fornisce l’unica… “fotografia” che abbiamo del Salvatore del mondo!
In Germania, da Rudolf Bultmann in poi, si è ampiamente diffusa l’ipotesi, anche fra i teologi, che Gesù sia risorto solo “nel kerygma”, cioè nella fede e nei discorsi come nella predicazione degli apostoli. Sarebbe però impossibile che Cristo fosse risorto dai morti. Come teologo lei come mette insieme questo modo di ragionare all’interno della Chiesa con il processo di riscoperta del Santo Sudario nella diocesi di Chieti-Vasto negli ultimo 40 anni?
Le tesi dell’interpretazione esistenziale di Bultmann sono state da tempo superate grazie al ritorno e alla valorizzazione del Gesù storico. Nello iato che c’è fra la morte in Croce e il nuovo inizio di Pasqua qualcosa di decisivo deve essere avvenuto per trasformare i discepoli dai timorosi fuggiaschi del Venerdì Santo nei coraggiosi annunciatori della Pasqua di resurrezione: e questo qualcosa non è frutto della loro fantasia esaltata dagli eventi, come sosteneva ad esempio Ernest Renan, ma si è imposto a loro dal di fuori, come un dono inaspettato che ha cambiato la loro tristezza in gioia, la paura in coraggio e la fuga da Gerusalemme in vita nuova e missione. Su questo oramai la ricerca sul Gesù storico è giunta a conclusioni pressoché unanimi.
Dopo la visita di Papa Benedetto 10 anni fa, il Volto Santo attira a Manoppello ogni anno sempre più pellegrini da tutto il mondo, e fra questi anche numerosi vescovi da tutti i continenti. Quali altri effetti ha avuto la “visita privata” di Papa Benedetto sulla sua diocesi e sulla sua fede?
Certamente la visita di Papa Benedetto, seguita da oltre trecento organi di stampa e da circa settanta televisioni di tutto il mondo, ha diffuso a livello planetario la conoscenza del Volto Santo e attratto fiumi di pellegrini a Manoppello. Come credente e come pastore ciò che più mi rallegra è che la visita al Volto Santo si congiunge nella quasi totalità dei casi alla confessione personale e alla partecipazione all’eucaristia, e cioè a nulla di estetizzante, ma a un incontro profondamente personale e trasformante col Cristo Risorto. E questo è un dono meraviglioso fatto a tutti noi!
Il prossimo 17 settembre lei accoglierà 70 vescovi ortodossi davanti al Volto Santo di Manoppello. Nel 2004 aveva invitato Papa Benedetto XVI al Santo Sudario. Come ha avuto l’audacia di questa iniziativa?
Vorrei precisare che la decisione di Papa Benedetto di venire al Volto Santo fu presa da Lui stesso che me la comunicò nel corso di un’udienza cui partecipavo come membro del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Ne avevamo parlato prima della Sua elezione a Successore di Pietro e già mi aveva manifestato il desiderio di venire, ma l’iniziativa fu un Suo grande dono. Ne fui felice, e questo è per me motivo di grande riconoscenza nei Suoi confronti.
Cosa racconterà a Papa Francesco sul “Misericordiae Vultus”(il volto misericordioso) concreto di Manoppello, se dovesse un giorno capitarle l’occasione?
Ho già parlato con entusiasmo del Volto Santo di Manoppello a Sua Santità e gli ho anche donato una bellissima riproduzione. Ora lascio tutto nelle Sue mani e nelle mani di Dio, come è giusto che sia.
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