Città del Vaticano , 01 August, 2016 / 2:00 PM
Su molti media il viaggio in Polonia di Papa Francesco sarà ridotto a due temi: il silenzio orante ad Auschwitz e le risposte in aereo sulla non-guerra di religione. Temi fortissimi ovviamente. Ma forse il vero spirito del viaggio si trova meglio in alcuni momenti passati un po’ sotto tono.
Come la visita del Papa alla chiesa dei francescani a pochi passi dall’ arcivescovado sulla stessa via che si è per questo dedicata ai figli del santo di Assisi. Una visita che apre vecchie ferite dell’ America latina, il terrorismo dei guerriglieri di Sendero Luminoso.
“Sono i nuovi santi martiri del Perù”, aveva detto Giovanni Paolo II nel 1991 proprio alla GMG di Jasna Gora quando gli arrivò la notizia della uccisione.
Frati minori conventuali, entusiasti missionari sulle Ande arrivano nel 1989 trentenni in un luogo aspro e povero. I guerriglieri di “Sendero luminoso”, l’organizzazione armata di estrema sinistra che prospera agli inizi degli anni ’90, anche grazie ai finanziamenti derivanti dal narcotraffico, è fortissima. Ma a Paricoto i frati aiutano i poveri, nel nome di Gesù. La sera del 9 agosto 1991 l’assalto e la strage, i frati sono in preghiera. Una caccia, violenza cieca e una rivendicazione: “ingannano il popolo perché distribuiscono alimenti della Caritas, che è imperialismo; con la recita del rosario, il culto dei Santi, la Messa e la lettura della Bibbia predicano la pace e così addormentano la gente”.
Ci sono nuovi martiri in Perù, disse Giovanni Paolo II ai giovani polacchi nel 1991. E proprio davanti alle loro reliquie Papa Francesco ha voluto pregare Dio perchè sconfigga il terrorismo.
“Ti preghiamo - ha detto il Papa nel raccoglimento di un evento privato- anche per tutti coloro che sono morti come vittime di brutali attacchi terroristici” e “tocca i cuori dei terroristi, affinché riconoscano il male delle loro azioni e tornino sulla via della pace e del bene, del rispetto per la vita e della dignità di ogni uomo, indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà” e “chiediamo il dono della pace e l’allontanamento da noi della piaga del terrorismo”.
Una sosta che non era nel programma ma era preparata.Mentre era nel programma ma è rimasta privatissima sosta al convento e alla scuola delle Suore della presentazione nel cuore di Cracovia. Karol Wojtyla si recava spesso in visita a questo istituto, e nel libro d’onore c’è un saluto scritto poco tempo prima di partire per Roma per diventare Papa.
E poi il saluto dalla finestra dell’ arcivescovado. Non quello delle prime sere, fin troppo preparato. Ma quello di domenica pomeriggio con il quale il Papa ha recuperato la vera dimensione di quel gesto, nato dalla voglia di un vescovo di rispondere al richiamo spontaneo dei suoi giovani, per stare con loro, liberamente.
Eventi minori, che scappano dalla cronaca, dai grandi numeri. Perché la GMG di Cracovia non avrà fatto 4 milioni di presenze, ma ha portato i ragazzi davanti alla Presenza, con la semplicità della preghiera.
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