Gerusalemme, 08 July, 2016 / 4:00 PM
Perché i frati della Custodia di Terrasanta che vivono in Siria hanno chiesto di rimanere lì, nonostante la situazione sempre più critica? “Perché i nostri fratelli che vivono in Siria prolungano la dimensione del Buon Pastore e quindi rimangono accanto ai cristiani, e non solo ai cristiani, in questo momento di grande difficoltà”. Padre Francesco Patton, a un mese esatto dalla sua nomina come Custode di Terrasanta, ha concesso una lunga intervista al Christian Media Center. Racconta le prime impressioni del suo mandato, le sfide che lo attendono, i temi del prossimo capitolo custodiale che inizia in questa settimana. E affronta anche lo spinoso tema della Siria.
L’attenzione dei media si è rifocalizzata sulla Siria ora che Papa Francesco ha sostenuto una iniziativa della Caritas con un videomessaggio. Ma da sempre, la Chiesa è stata vicino alla popolazione in Siria, tra immensi rischi. Ancora non si sa nulla, ad esempio, di padre Paolo Dall’Oglio, e ormai sono due anni da quando se ne sono perse le tracce. In una situazione sempre difficile, i frati della Custodia di Terrasanta hanno rifiutato di lasciare.
Spiega padre Patton: “Quando Gesù spiega chi è il mercenario, dice che il mercenario in caso di pericolo scappa, abbandona il gregge perché vuol salvare la propria vita. Invece il buon pastore rimane con le proprie pecore e dà la vita per le proprie pecore” E i confratelli che vivono in Siria “non sono dei mercenari”, ma “sono la presenza del buon pastore e di conseguenza rimangono lì, accanto alla gente, si prendono cura della gente e naturalmente fanno questo anche con un loro rischio personale”.
I francescani di Terrasanta – un gruppo di più 40 nazionalità diverse, dice fra’ Patton – li sostengono, e si sentono “uniti a loro” e si sentono “provocati da quel tipo di testimonianza”.
La Custodia di Terrasanta, racconta padre Patton, ha attività ovunque e su ogni fronte: i santuari, le scuole altamente specializzate, l’aiuto per i cristiani locali perché abbiano una casa e possano rimanere nella terra di Gesù. Un lavoro che va continuamente implementato, e di questo se ne discuterà nel Capitolo Custodiale, per verificare ed eventualmente migliorare il percorso.
In un contesto critico, per fra’ Patton la comunicazione ha un ruolo importantissimo. “Direi – dice – che la prima sfida è raccontare il bene. È importante che i mezzi di comunicazione in Terrasanta sappiano andare a individuare le storie positive che ogni giorno accadono, sappiano riuscire a raccontare il bene che viene fatto, che è certamente tanto”.
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