Città del Vaticano , 03 June, 2016 / 4:00 PM
In molti la chiamavano “la donna più straordinaria di Roma”, Elisabetta Hesselblad, è la prima svedese dichiarata Santa dopo la Riforma. Un segno importante per una piccola Chiesa cattolica che riesce a vivere in una società secolarizzata dove la Chiesa luterana ha in cinque secoli reso la vita molto difficile ai cattolici.
Maria Elisabetta, figlia spirituale della grande Brigida, copatrona d’ Europa, ha ricostituito l’ Ordine del Santissimo Salvatore nel 1911, e iniziato così un grande movimento ecumenico nel Nord Europa. Ecumenismo, carità, fedeltà alle tradizioni.
“ Maria Elisabetta- disse Giovanni Paolo II il giorno dopo la beatificazione- ci insegna a rivolgerci alla croce di Cristo, fonte di forza in tempi difficili”.
Madre Maria Elisabetta è parte di quella schiera di quelli che possono chiamarsi “grandi convertiti” del XIX e XX secolo. Da Paul Claudel ad Edith Stein fino a John Henri Newman.
In lei già da luterana si vede una precoce coscienza cattolica, soprattutto una passione per l’unità.
E, fatto ancora più importante, la Eucarestia come vero corpo di Cristo era per lei una chiara verità fin dall’infanzia.
I grandi convertiti, i santi in particolare, hanno tutti una particolarità: per loro è fondamentale portare la loro gente, il loro popolo, ad una piena fede cattolica.
Così anche Elisabetta non ha mai lasciato l’amore per gli Svedesi, per i luterani. Una santa mediatrice, santa dell’ecumenismo. E non è un caso che nella Casa di Santa Brigida a Piazza Farnese sia ospitata la cappella della Chiesa svedese luterana a Roma.
Maria Elisabetta è stata una “pellegrina dell’unità”. Dalla Svezia agli Stati Uniti, poi in Colombia, e poi Svezia, Inghilterra e Italia, Roma.
Una pellegrina sorretta da una spiritualità forte, alla scuola del misticismo operante di Santa Brigida, la grande santa della Svezia della Chiesa indivisa.
La Hesselblad è una delle perle del pontificato di Giovanni Paolo II, beatificata nell’ anno del Grande Giubileo il 2000 e canonizzata nell’anno del Giubileo della misericordia da Papa Francesco.
La domanda che la portò alla conversione è una delle questioni più angosciose per la cristianità: “ Padre che sei nei cieli, indicami qual è l’unico ovile dove tu ci vuoi tutti riuniti”.
Una donna che conobbe la fatica di essere migrante, e che scelse il nuovo mondo per entrare in convento, ma che alla fine tornò in Europa e che scelse Roma per diventare cattolica.
Fu San Pio X che nel 1906 le concesse di diventare una “brigidina” e di far rinascere quella spiritualità nordica a Roma, una spiritualità della Chiesa indivisa, prima che violenza e politica rendessero i cristiani in Svezia irrimediabilmente divisi per secoli.
La sua vita romana superò due guerre e la sua carità arrivò ovunque, e quando morì nel 1957 per tutti ormai era la “donna più straordinaria di Roma”.
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