Ginevra, 14 March, 2016 / 4:00 PM
“Non minimizzare il ruolo delle religioni”. Nell’ambito di un dibattito alla 31esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra, monsignor Richard Gyhra, dell’ufficio dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, ribadisce l’importanza della libertà religiosa, e della sua necessaria inter connessione con il diritto di espressione. E denuncia: il fatto che ci siano sempre più abusi della libertà religione “ sembra indicare una mancanza di volontà politica da parte delle istituzioni e delle comunità internazionali di affrontare la questione”.
L’occasione dell’intervento – che si è tenuto lo scorso 9 marzo - è la presentazione del Rapporto sulla libertà di religione o credenza. Spesso, la libertà religiosa è confusa con la libertà di espressione. In altri casi, la libertà di espressione prende il sopravvento sulla libertà religiosa. Ma i due diritti non si escludono: sono combinati.
È un punto che la Santa Sede sottolinea sempre. Specialmente oggi, quando “gli attacchi terroristici continui, e diffusi in tutto il mondo, sottolineano la necessità di riflettere” su queste “libertà di base, e di come ci approcciamo ad essere e le comprendiamo”.Spiega mons. Gyhra: “Spesso, le reazioni pubbliche a questi eventi violenti creano distanza tra questi due diritti”, ma invece “questi devono essere compresi all’interno della cornice dell’universalità e dell’interdipendenza di tutti i diritti umani fondamentali”. C’è un pericolo – aggiunge mons. Gyhra – nel momento in cui “i diritti umani sono compresi da un punto di vista che considera la libertà come una completa licenza e autonomia dell’esercizio della libertà individuale senza alcun riferimento all’altro o agli obblighi che corrispondono ai diritti”.
Ma il rischio è quello di “minimizzare il ruolo delle religioni in tutte le società”, che non andrebbe per niente a rispondere al problema. Anzi. “La libertà religiosa è un diritto fondamentale che forma il mondo in cui interagiamo, da soli o nelle comunità, con i nostri vicini le cui vedute religiose differiscono dalle nostre. La libertà religiosa è radicata nel rispetto della libertà di coscienza, e per la sua vera natura trascende i luoghi di culto e la sfera privata di individui e famiglie e cerca di costruire il bene comune di tutti”.
Per questo, sia la libertà religiosa che la libertà di parola “sono chiamate a coesistere come diritti fondamentali”, anche se “c’è una verità ce non deve essere trascurata, e cioè che tutti hanno il diritto di praticare liberamente la loro religione, senza offendere gli altri”.
La Santa Sede denuncia anche le “limitazioni che alcune forme di legislazioni nazionali impongono non permettendo un esercizio aperto della libertà di religione, un diritto umano fondamentale che è articolato nella Dichiarazione Univerasale dei diritti umani”.
Per questo, viene sottolineato che è “imperativo che tutte le persone di tutte le confessioni religiose, e senza riferimenti religiosi, vengano trattati in maniera egualitaria come cittadini a tutti gli effetti, senza discriminazioni o persecuzioni”.
La Santa Sede ammonisce che, con tutti i conflitti nel mondo, le religioni vengono delineate come “il colpevole che deve essere messo fuori dalla modernità attraverso il grimaldello della libertà di espressione”. Una iniziativa che “non è solo errato, ma contrario alla natura della persona umana”.
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