Montse Alvarado, Presidente e COO di EWTN News, è stata premiata da un'importante organizzazione che riconosce la sua "leadership coerente, efficace e innovativa a favore della libertà religiosa".
La legge 8371 è stata approvata dalla Rada (il Parlamento ucraino) lo scorso 20 agosto, aspetta solo la firma del presidente Zelensky ed entrerà in vigore entro nove mesi. Perché è diplomaticamente importante? Perché la legge prevede lo scioglimento per tutte le organizzazioni religiose il cui centro risiede all’estero o che possano essere affiliate ad un centro estero. In pratica, la Chiesa Ortodossa Ucraina legata al Patriarcato di Mosca rischia di essere messa fuorilegge, e questo nonostante le sue posizioni, dall’aggressione russa in poi, non siano state sempre conformi a quella del Patriarcato di Mosca, da dove si è arrivati persino a parlare di “guerra santa” e da dove è partita l’ideologia del “mondo russo”, ovvero l’idea che c’è una Grande Russia che comprende la Russia Bianca (cioè la Bielorussia) e l’Ucraina, e che dunque questi due Stati altro non sarebbero che una espressione della Russia.
Da nove mesi, non c’è un inviato speciale dell’Unione Europea per la libertà religiosa. Lo ha rimarcato padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, in una intervista con il periodico cattolico croato Glas Koncila.
L’arresto del vescovo, senza motivazioni dichiarate come finora ha fatto il governo di Asmara, può essere interpretato come un segnale alla Chiesa cattolica, rimasta ormai l’unica voce critica all’interno del Paese.
Il massacro del 5 giugno di dozzine di cattolici nigeriani innocenti in una messa di Pentecoste a Owo, nello stato sud-occidentale di Ondo, è stata una tragedia assolutamente orribile.
È con un verdetto unanime di 28 pagine che l’ex ministro finlandese Päivi Räsänen, e il vescovo luterano Juhana Pohjola sono state prosciolte da ogni accusa, mentre lo Stato è stato condannato a pagare circa 60 mila dollari di spese processuali.
È arrivato il sì della commissione Esteri della Camera allo stabilimento in Italia, come già successo in altri Paesi, di un inviato speciale per la libertà religiosa. È un passo accolto con favore anche da Aiuto alla Chiesa che Soffre, che da tempo si batte perché venga istituita una figura simile.
L’arcivescovo Peter Comensoli di Melbourne non ha usato mezze parole: la riforma sulle esenzioni religiosi dell’Equal Opportunity Act andrà gravemente a diminuire i diritti delle organizzazioni religiose di gestire le loro attività secondo la loro fede e la loro coscienza.
Potrebbe anche presto esserci un inviato speciale per la libertà religiosa in Italia. La richiesta, avanzata da tempo da Aiuto alla Chiesa che Soffre, è stata sostenuta da tre parlamentari italiani, ed è ora in discussione alla Farnesina.
Mentre in Afghanistan la liberà religiosa è sempre più a rischio, la posizione di “Inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’UE” è stata, ancora una volta, lasciata vacante. Christos Stylianides ha accettato un ruolo nel governo greco dopo meno di cinque mesi da inviato.
La cristianofobia è un dato di fatto, per questo ho accolto con favore la creazione di un Centro universitario di studi sulla libertà religiosa ha dichiarato il Ministro dell'Istruzione e della Scienza Przemysław Czarnek al briefing di presentazione del nuovo Centro di Studi sulla Libertà Religiosa, dell'Università Cardinal Wyszyński a Varsavia, il 18 febbraio scorso.
C’è Asia Bibi, la cristiana pakistana accusata a morte per blasfemia e incarcerata per dieci anni (fino all'assoluzione, ma soltanto per vizi di procedura) e ci sono i Paesi del Golfo Persico, dove tra le sabbie del deserto sorgono a ritmo sostenuto nuove chiese cristiane.
Preoccupazione in Europa per la legge in discussione in Danimarca che imporrebbe alle comunità religiose di tenere le omelie e i sermoni solo in lingua danese o comunque disponibili in traduzione.
Continua il braccio di ferro tra i vescovi francesi e il governo sulle restrizioni alla partecipazione alle celebrazioni religiose a causa della pandemia. Dopo aver già ricorso per i nuovi provvedimenti di lockdown, i vescovi francesi si appellano contro la decisione recente di ammettere solo un massimo di 30 fedeli alle celebrazioni, indipendentemente dalla grandezza della chiesa.
C’è molta Polonia e molta Chiesa, nel pensiero diplomatico di San Giovanni Paolo II. Molta Polonia, perché la nazione da cui proveniva il Papa non era una nazione che poteva lasciare un giovane indifferente, con la sua storia e quel periodo storico travagliato. E c’è molta Chiesa perché, al di là di tutto, Giovanni Paolo II non fu mai un Papa solamente polacco. Fu il Papa della Chiesa universale. Fu il Papa che non voleva vedere in nessun altro posto la religione calpestata perché lo aveva visto in Polonia e in generale negli Stati sotto la dominazione sovietica.
Ancora non si sa quando Papa Francesco riprenderà a ricevere visite che non siano le consuete visite di tabella degli officiali vaticani. Ci sono alcuni incontri previsti per il prossimo giugno, ma ancora non confermati, né smentiti. Intanto, Papa Francesco continua la sua “diplomazia al telefono”, e dopo aver sentito il Cancelliere di Germania Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente cipriota Nikos Anasiades e il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, la scorsa settimana ha ricevuto una telefonata dalla presidente di Georgia Salome Zourabchivili.
Una inchiesta internazionale che ha riguardato la percezione dei diritti democratici nel mondo ha definito che la libertà religiosa non è considerata dalle persone in maniera uniforme a seconda delle nazioni in cui si trovano.
La Santa Sede non ci sta: di fronte a un rapporto sulla libertà religiosa che addirittura arriva a proporre che le autorità internazionali spingano per un cambio di dottrina della fedi in favore dei diritti LGBT, risponde con una nota dura, pesata parola per parola, in cui si fa notare che più che una difesa della libertà religiosa, il rapporto si configura come “un attacco alla libertà religiosa”.
Dopo gli allarmi sulla cristianofobia in Europa, messi in luce dal rapporto dell’Osservatorio per le Discriminazioni e le Intolleranze Anti-Cristiane in Europa e da quello del Gatestone Institute, arriva, puntualissimo, il rapporto di Open Doors a ribadire che il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo. È un rapporto di cui la diplomazia vaticana deve tenere conto.
L’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulle Intolleranza e le Discriminazioni anti-cristiane in Europa ha documentato circa 500 casi di discriminazione anti-cristiana sul suolo del continente solo nell’ultimo anno. Ma se c’è in Europa una persecuzione sottile dei cristiani, che passa anche per vandalismi alle chiese più o meno documentati, è anche vero che i cristiani sono la religione più perseguitata al mondo. E l’ultima commissione Europea ha guardato con attenzione al fenomeno delle persecuzioni religiose istituendo l’ufficio dell’inviato speciale sulla libertà religiosa fuori dall’Unione Europea.