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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, l’insediamento di Donald Trump, i primi ordini, le reazioni dei vescovi

Il cardinale Dolan recita la preghiera all'insediamento del presidente Donald Trump, Washington DC, Capitol Hill, 20 gennaio 2024

Il 20 gennaio, l’amministrazione del nuovo presidente Donald Trump ha cominciato il suo lavoro. Il Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, è stato invitato a tenere la preghiera iniziale.

L’amministrazione Trump ha diversi cattolici in posizioni di rappresentanza. Inoltre, una nuova amministrazione porta una serie di nuovi temi che influiscono anche sulle relazioni diplomatiche. Quali saranno, dunque, i punti di incontri e quelli di possibile tensione dell’amministrazione Trump e la Santa Sede?

Continua la persecuzione dei cristiani in Nicaragua, che Papa Francesco ha denunciato anche durante il discorso di inizio anno al corpo diplomatico dello scorso 9 gennaio.

                                               FOCUS INSEDIAMENTO TRUMP

Cosa ha detto il Cardinale Dolan all’insediamento del presidente Trump?

Il Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha guidato la preghiera all’inizio della cerimonia di insediamento del presidente Trump, sottolineando come proprio la preghiera è il fulcro dell’esperimento americano.

Parlando alla 60esima inaugurazione presidenziale della storia degli Stati Uniti, ha tenuto una preghiera che ha fatto riferimento al Salmo 42.

Il Cardinale Dolan ha fatto, nella sua preghiera, diversi riferimenti alla storia statunitense. Ha ricordato il generale George Washington in ginocchio a Valley Forge, il discorso del presidente Abraham Lincoln al suo secondo mandato, quando sottolineò di “essere fermi nel giusto, perché Dio ci permette di vedere il giusto”, ma anche le istruzioni del generale George Patton alla battaglia del Bulge, quando chiese ai suoi soldati di “pregare”, sia in battaglia, sia da soli, sia insieme.

Dolan ha anche fatto riferimento al Martin Luther King, di cui si ricordava il compleanno, e che aveva detto che “Senza Dio i nostri sforzi ritornano cenere”.

Infine, l’arcivescovo di New York ha pregato per il presidente Trump, la sua famiglia, i suoi consulenti, il suo governo, le sue aspirazioni e il suo vicepresidente, ma anche per il presidente uscente Biden, e gli uomini in uniforme, e ha supplicato il re Salomone di dare saggezza al presidente mentre comincia il suo ministero.

I cattolici nell’amministrazione Trump

Chi sono i cattolici nell’amministrazione Trump? Quello più alto in grado è JD Vance, vicepresidente, il secondo cattolico in quella posizione nella storia USA – l’altro era il presidente uscente Biden, che fu vicepresidente di Obama. Vance si è convertito al cattolicesimo nell’agosto 2019, ispirato dai lavori di Sant’Agostino e del filosofo René Girard. Ideologicamente, viene ritenuto vicino al movimento post-liberale del cattolicesmo americano, che cerca di allineare le politiche pubbliche con l’insegnamento cattolico.

Segretario di Stato è Marco Rubio. Ha lasciato ed è ritornato alla fede cattolico due volte, ha una visione conservatrice in politica estera. È il primo Latino nel ruolo di Segretario di Stato.

Elise Stefanik è stata scelta come ambasciatore USA presso le Nazioni Unite. Cattolica dalla culla, non parla spesso della sua vita pubblica.

Sean Duffy sarà segretario dei Trasporti. È stato rappresentante del Wisconsin e conduttore TV di Fox Business, dopo che si era dimesso dal Congresso nel 2019. Duffy ha detto che darà priorità a “eccellenza competitività e bellezza” nel ricostruire le autostrade, i tunnel, i ponti e gli aeroporti americani.

John Ratcliffe sarà il direttore della Central intelligence Agency, la super conosciuta CIA. Durante il primo mandato di Trump era stato brevemente direttore della intelligence nazionale, eè stato anche membro del Congresso. È stato molto critico di Cina e Iran, e anche dell’amministrazione Biden che, a suo dire, non avrebbe fornito più intelligence ed aiuto militare ad Israele.

Ci sono poi due ambasciatori: Trump ha scelto Brian Burch come suo ambasciatore presso la Santa Sede. Cattolico fervente, nove figli, Burch prenderà il posto che nella prima amministrazione Trump era stato di Callista Gingrich. Questa è stata nominata da Trump alla guida di un’altra ambasciata USA: quella in Svizzera.

Il presidente Trump alla Marcia per la vita

Il presidente USA Donald Trump ha rivolto un videomessaggio ai partecipanti alla Marcia per la Vita, dicendosi orgoglioso di essere “il primo presidente in assoluto ad avervi raggiunto di persona” – e questo successe già nel primo mandato.

Trump ha ricordato che “questa marcia annuale è iniziata 52 anni fa, nel primo anniversario della disastrosa sentenza nota come Roe contro Wade. Quella decisione incostituzionale ha tolto il potere agli stati e agli elettori, dando il via a 50 anni di divisione e rabbia. Ma grazie al vostro instancabile lavoro e alla vostra dedizione per cinque decenni, quello storico torto è stato riparato tre anni fa. Sono stato così orgoglioso di essere un partecipante. Sei coraggiosi giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti hanno riportato la questione alle legislature statali e al popolo, dove spetta a loro. È diventato un voto del popolo”.

Trump ha annunciato che in questo mandato ”ci schiereremo di nuovo con orgoglio per le famiglie e per la vita. Proteggeremo i progressi storici che abbiamo fatto e fermeremo la spinta radicale dei democratici per un diritto federale all'aborto illimitato su richiesta fino al momento della nascita, e anche dopo la nascita: pensateci, dopo la nascita; e alcune persone lo vogliono, ci credete?”

Inoltre, Trump ha affermato che “lavoreremo per offrire una mano amorevole alle neomamme e alle giovani famiglie e sosterremo l'adozione e l'affidamento. Proteggeremo le donne e i bambini vulnerabili”.

Infine, ha promesso che “un Dipartimento di Giustizia riformato indagherà finalmente sugli attacchi della sinistra radicale alle chiese e ai centri di crisi della gravidanza e porteremo i responsabili alla giustizia. Li porteremo alla giustizia, in un modo o nell'altro”. E ha aggiunto: “Porrò fine anche all'uso delle forze dell'ordine come arma contro gli americani di fede e rilascerò i cristiani e gli attivisti pro-life che sono stati perseguitati dal regime di Biden per aver pregato e vissuto la loro fede. Ho appena firmato quel documento e vengono rilasciati”.

In particolare, Trump ricorda il perdono presidenziale per Paula Harlow, la quale, a 75 anni, era stata condannata a due anni di prigione, dopo aver pregato fuori da una clinica.

(La storia continua sotto)

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Il vicepresidente USA JD Vance alla Marcia per la Vita

La prima uscita pubblica da vicepresidente USA è stata, per JD Vance, un intervento alla Marcia per la Vita che si è tenuta a Washington, DC il 24 gennaio. Vance aveva preoccupato il popolo pro-life con le sue aperture su alcuni temi, e l’intervento alla Marcia per la Vita rappresenta il momento del riavvicinanmento.

Nel suo discorso, Vance ha ricordato che “per più di mezzo secolo, questa marcia ha unito decine di migliaia di americani da tutti i cammini della vita per manifestare per la vita”.

Il tema della Marcia di quest’anno è “Vita: Perché Marciamo”. “Ci sono – ha detto Vance – ovvie risposte alle domande implicite che pone. Marciamo per proteggere il non nato. Marciamo per proclamare e vivere la sacra verità che ogni singolo bambino è un miracolo e un dono di Dio”.

JD Vance ha parlato di “nostro movimento” – descrivendosi come parte – e ha detto che il suo scopo è quello “di proteggere la vita innocente”, e di essere “pro-family e pro-life nel senso più pieno possibile della parola”.

Senza mezzi termini, Vance ha affermato che “abbiamo fallito per una generazione non solo permettendo una cultura dell’aborto su richiesta ma anche evitando di aiutare giovani genitori ad ottenere ciò di cui hanno bisogno per vivere una vita felice e significativa”. Ha denunciato “una cultura di individualismo radicale” che ha preso piede, in cui “le responsabilità e le gioie della vita famigliare erano viste come ostacoli da superare, non come una soddisfazione o una benedizione personale”. Ha ribadito che “la nostra società ha fallito nel riconoscere l’obbligo che ogni generazione ha verso l’altra”.

Vance ha affermato che “l’impegno del governo di rendere più facile per le mamme e i papà giovani di potersi permettere di avere bambini”. Per questo, ha spiegato, “c’è bisogno di una cultura che celebra la vita ad ogni livello, che riconosce e realmente crede che alla base del successo della nazione non c’è il nostro Pil, o il mercato, ma piuttosto se le persone sentono di poter crescere famiglie oggi”.

Vance ha poi lodato Trump per la sua promessa di terminare la legge Roe vs Wade che ha aperto all’aborto negli Stati Uniti, e per aver nominato centinaia di giudici pro-life dedicati a difendere le libertà costituzionali di tutti gli americani e l’uomo che ha supportato le politiche pro-family”, ma anche per aver sostenuto con forza il Born-Alive abortion act, che assicura che i bambini che sopravvivo ad un aborto procurato abbiano eguale protezione sotto la legge.

Vance ha infine ringraziato la folla riunita al National Mall, la cui sola presenza “ricorda l’incredibile forza e unità del movimento pro-life, chiedendo loro di “andare avanti, non con frustrazione, ma con gioia”.

Trump ripristina il bando ai fondi sull’aborto

Il 24 gennaio, il presidente Trump ha ripristinato la Mexico City Policy, che gli oppositori chiamano "global gag rule" perché sostengono che metta a tacere i sostenitori dell'aborto. Istituita dall'ex presidente Ronald Reagan nel 1984, è stata revocata da ogni presidente democratico da allora e ripristinata quando un repubblicano torna alla Casa Bianca.

La policy interrompe gli aiuti degli Stati Uniti a qualsiasi gruppo che operi in un altro paese e fornisca servizi di aborto, consigli alle persone sull'aborto o sostenga i diritti all'aborto.

Il nome deriva da una conferenza delle Nazioni Unite a Città del Messico nel 1984, quando il presidente Ronald Reagan istituì la regola.

Poiché la politica proibisce persino di discutere di aborto con i pazienti, i gruppi favorevoli ai diritti all'aborto la chiamano "global gag rule". I sostenitori della norma affermano che incoraggia gli operatori sanitari nei paesi con risorse inferiori a concentrarsi su alternative all'aborto, ad esempio l'istruzione sulla pianificazione familiare e l'assistenza materna durante la gravidanza.

"Dà priorità a ciò di cui i paesi in via di sviluppo hanno realmente bisogno, ovvero una vera assistenza allo sviluppo, non la promozione di programmi coercitivi o controversi", afferma Elyssa Koren, direttrice delle comunicazioni legali per ADF International.

La politica originale mirava alle sovvenzioni di aiuti esteri degli Stati Uniti a gruppi che offrono servizi di pianificazione familiare. Nel 2017, Trump – che la aveva ripristinata al terzo giorno del suo mandato – la ha ampliata, aggiungendo una direttiva per estendere la politica "all'assistenza sanitaria globale fornita da tutti i dipartimenti o agenzie".

Ciò significava che una gamma più ampia di gruppi avrebbe perso la propria quota dei 12 miliardi di dollari di assistenza sanitaria degli Stati Uniti se non avessero rispettato la norma, compresi i gruppi il cui obiettivo principale non era quello di fornire supporto alla pianificazione familiare, come il President's Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR) e i gruppi che si concentrano su malattie come la malaria.

Prima del cambiamento di Trump, la politica aveva interessato circa 600 milioni di dollari di aiuti statunitensi ai gruppi di pianificazione familiare e salute riproduttiva.

I temi dell’amministrazione Trump in relazione della Santa Sede

Per quanto riguarda i temi di convergenza della politica Trump con la Santa Sede, è da notare prima di tutto la volontà di Trump di sradicare tutta la cosiddetta cultura woke, secondo cui le caratteristiche biologiche sono mutevoli, e che divide gli intellettuali in oppressori e oppressi. Tra i primi ordini esecutivi da presidente, Trump ha stabilito che i sessi sono solo maschio e femmina, ha messo fuori legge la cosiddetta “gender affirming care” per i minori, ha abolito i fondi federali per le istituzioni che promuovono attivamente le ideologie progressive”.

Trump vuole anche proibire la chirurgia di cambio di sesso in tutti i 50 Stati, secondo la quale ogni ospedale che parte alla “mutilazione chimica e fisica di un minore” al di fuori dagli standard di salute pubblica e sicurezza, e che per questo non potrebbe essere incluso nei programmi Medicaid e Medicare.

Durante il suo primo mandato, Trump diede anche un discorso alla March for Life. Tuttavia, il vicepresidente JD Vance, pur cattolico, ha avuto delle posizioni politiche più sfumate riguardo le questioni della vita, avendo supportato pubblicamente la disponibilità delle pillole abortive e avendo promosso la fecondazione assistita.

Trump ha anche perso molti sostenitori pro-life quando ha mostrato indecisione sulla necessità di votare personalmente contro il Quarto Emendamento in Florida in un referendum che avrebbe ribaltato il divieto dell’aborto alle sei settimane.

Non firmerò un bando, e non c’è alcuna ragione di firmarlo perché abbiamo avuto quello che tutti volevano”. Si riferiva al ruolo della sua precedente amministrazione di ribaltare le leggi Roe v. Wade e Doe v. Bolton e riportare la questione dell’aborto agli Stati.

Un tema di divergenza con la Santa Sede riguarderà sicuramente l’ecologia. Trump ha già deciso l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi – che la Santa Sede appoggiò, inviando anche il Segretario di Stato Pietro Parolin come inviato – e la cancellazione del programma green deal, e annunciato che gli Stati Uniti approveranno nuovi permessi di trivellazione nelle terre federali.

Per quanto riguarda la politica estera, Trump potrebbe invece trovare una sponda vaticana soprattutto nella sua volontà di portare a conclusione il conflitto in Ucraina – ha chiesto a Putin di trovare un accordo, altrimenti ci saranno sanzioni – ma anche quella di espandere i cosiddetti “Accordi di Abramo”, facilitati dalla prima amministrazione Trump, che segnarono un primo storico dialogo tra Israele e gli Stati arabi. Jared Kushner, genero di Trump e capo negoziatore nel Medio Oriente, ha già detto che l’inclusione dell’Arabia Saudita sarà una componente chiave nell’espansione delle speranze di raggiungere una pace durevole e la prosperità negli Stati del Golfo Arabo.

Sulle questioni migratorie, invece, Trump è completamente agli antipodi con la Chiesa. La volontà di deportare gli immigrati indocumentados è stata definita una “disgrazia” da Papa Francesco.

Tra le decisioni, quella di eliminare la pratica di conferire cittadinanza automaticamente a quanti sono nati nel territorio USA senza considerare lo status legale dei genitori, perché questa possibilità è considerata una calamita per l’immigrazione illegale. Questa decisione è stata impugnata da alcuni giudici come incostituzionale. Anche la Conferenza Episcopale USA si è opposta a questa norma, mettendo in luce che andrebbe a minacciare la dignità umana e creerebbe una “sottoclasse” permanente di bambini senza Stato.

Trump ha promesso di lanciare il più grande programma di deportazione della storia USA – secondo il Pew Research Center ci sono 11 milioni di migranti non autorizzati, l’amministrazione Trump ritiene che siano 25 milioni – e anche in questo c’è una opposizione forte da parte dei vescovi. Il cardinale Robert McElroy, nuovo arcivescovo di Washington, ha detto che “avere una ampia e indiscriminata deportazione massiva in tutta la nazione sarebbe qualcosa incompatibile con la dottrina cattolica”.

I vescovi USA sui primi ordini esecutivi di Trump

Sul sito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti sono comparsi, il 21 gennaio, due dichiarazioni riguardo il centinaio di ordini esecutivi firmati da Trump già nei primi giorni del suo mandato.

Il primo è quello della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Chieko Noguchi, direttore esecutivo degli affari pubblici della USCCB, ha detto che “la conferenza episcopale valuterà attentamente gli ordini esecutivi che ci si aspetta che il presidente Trump firmerà. L’insegnamento fondamentale della Chiesa cattolica ci chiede di sostenere la sacralità della vita umana e la dignità data da Dio della persona umana. Questo significa che la cura per i migranti, i rifugiati e i poveri e parte dello stesso insegnamento della Chiesa che ci chiede di proteggere i più vulnerabili tra noi, specialmente i bambini non nati, gli anziani e gli infermi. La Conferenza Episcopale lavorerà con l’Amministrazione Trump e con il Congresso USA per sostenere il bene comune di tutti, che includerà temi di accordo, ma anche di disaccordo”.

Il secondo comunicato è dell’arcivescovo Timothy P. Broglio, presidente della Conferenza Episcopale USA. Broglio, ordinario militare, afferma che “molte delle questioni affrontate dai recenti Ordini Esecutivi del Presidente Trump, insieme a quelli che potrebbero essere firmati nei prossimi giorni, sono temi sui quali la Chiesa ha molto da dire. Alcune misure contenute negli Ordini Esecutivi, come quelle che si focalizzano sul trattamento di immigrati e rifugiati, aiuto estero, espansione della pena di morte, e l’ambiente, sono profondamente problematici e avranno conseguenze negative, molte delle quali danneggeranno i più vulnerabili. Altre misure possono essere viste in luce più positiva, come quella di riconosce la verità di ciascuna persona come uomo o donna”.

L’arcivescovo Broglio reitera che “la Chiesa Cattolica non si allinea con alcun partito politico, così come non lo è la Conferenza Episcopale. Non importa chi occupi la Casa Bianca e abbia la maggioranza in Campidoglio, l’insegnamento della Chiesa resta intatto. È nostra speranza che la leadership della nostra nazione riconsideri quelle azioni che disprezzano la dignità umana non solo di alcuni, ma di tutti noi”.

Il presidente dei vescovi USA conclude ricordando il Giubileo della Speranza in corso, e affermando che “la nostra preghiera è quella di speranza che, come nazione benedetta con molti doni, le nostre azioni dimostrino una cura genuina per i nostri fratelli e sorelle più vulnerabili, inclusi i non nati, i poveri, i vecchi e gli infermi, i migranti e i rifugiati”.

                                                           FOCUS ECUMENISMO

L’impatto dell’incontro tra l’arcivescovo Maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e il metropolita della Chiesa Ortodossa Ucraina

Lo scorso 14 gennaio, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha incontrato il metropolita Epifaniy, primate della Chiesa Ortodossa di Ucraina.

Secondo un comunicato diffuso dalla segreteria dell’arcivescovo maggiore “sono state affrontate questioni fondamentali relative alla cooperazione interecclesiale, in particolare nell’ambito dell’attività del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose”.

In particolare, si è parlato anche di rinnovare il lavoro del Gruppo di Studio della Chiesa di Kyiv, un’iniziativa ecumenica istituita nel 1992 a Oxford.

Questa iniziativa riunisce il clero e gli studiosi della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, del Patriarcato di Costantinopoli e Chiese a loro legate, incluse le Chiese Ortodosse Ucraine sotto l'omoforione del Patriarca Ecumenico. La sua missione consiste nello studio del patrimonio comune della Chiesa di Kyiv, nell’analisi delle questioni storiche e teologiche, nonché nella ricerca di percorsi verso l’unità ecclesiale.

 Le parti hanno anche condiviso le esperienze delle proprie recenti visite internazionali: quella del Metropolita Epifanio in Vaticano e quella di Sua Beatitudine Sviatoslav a Costantinopoli.

“I partecipanti all’incontro – conclude il comunicato - hanno scambiato proposte riguardo alla futura collaborazione mirata a sostenere il popolo ucraino. In tale contesto, è stato dato particolare rilievo alle sfide imposte alla società dall’aggressione ibrida russa contro l’Ucraina”.

                                                           FOCUS AFRICA

L’arcivescovo di Lagos porta il nuovo nunzio in visita nella diocesi

L’arcivescovo Alfred Martins di Lagos (Nigeria) ha condotto la scorsa settimana l’arcivescovo Michael Francis Crotty, da poco nunzio nel Paese, in un tour per familiarizzare con l’arcidiocesi.

Uno dei momenti salienti della visita è stata quella al Lagos Resource Center, che era precedentemente la nunziatura.

Il nunzio ha lodato I manager del centro per come hanno mantenuto il Centro da quando l’Arcidiocesi di Lagos lo ha acquistato nel 2001. Crotty ha anche ricordato di essere stato in Nigeria nel 1982 per fare i primi controlli di quella nunziatura che ha ospitato Giovanni Paolo II durante la sua visita in Nigeria.

Crotty è arrivato in nunziatura il 4 gennaio 2025, ed è andato direttamente nella cappella per una breve preghiera di fronte il Santissimo.

Secondo Padre Anthony Godonu, direttore del Centro, la antica nunziatura ha ospitato diverse personalità nel mondo cattolico, incluso il Cardinale Giovan Battista Montini (il futuro Paolo VI) che aveva visitato la Nigeria nel 1962, oltre appunto a Giovanni Paolo II. La nunziatura è stata poi trasferita ad Abuja nel 2001.

L’arcivescovo Martins, rivolgendosi al nunzio Crotty, ha assicurato che l’arcidiocesi continuerà ad assicurare che lo scopo per cui il Centro è stato costruito non prenda altre direzioni.

                                                           FOCUS EUROPA

Va in pensione il nunzio in Albania.

Lo scorso 21 gennaio, Papa Francesco ha accettato la rinuncia all’incarico di nunzio apostolico di Albania dell’Arcivescovo Luigi Bonazzi. Bonazzi ha 77 anni, e ha superato da due anni l’età della pensione.

Le rinunce dei nunzi apostolici sono pubblicate dal bollettino della Sala Stampa della Sede in seguito alle nuove norme stabilite dal Motu proprio “Imparare a congedarsi”, pubblicato il 15 febbraio 2018. Secondo il motu proprio, i nunzi seguono la stessa procedura di vescovi e capi Dicastero della Curia non cardinali: anche i rappresentanti pontifici “non cessano ipso facto dal loro ufficio al compimento dei settantacinque anni di età, ma in tale circostanza devono presentare la rinuncia al Sommo Pontefice”. Per essere efficace, la rinuncia dev’essere accettata dal Papa.

Bonazzi termina così una lunga carriera diplomatica al servizio della Santa Sede, cominciata nel 1980, dopo aver frequentato tra il 1977 e il 1980 l’Accademia Ecclesiastica.

Bonazzi ha servito dal 1980 al 1983 come addetto di nunziatura in Camerun, dal 1983 al 1986 a Trinidad per il Triennio successivo a Malta.

Nel 1991 è nominato uditore presso la nunziatura di Spagna, nel 1994 consigliere della nunziatura degli Stati Uniti.

Nel 1996 è stato trasferito come consigliere alla nunziatura in Italia, e nel 1999 è stato consigliere della nunziatura del Canada.

Dal 1999 comincia la sua carriera di “ambasciatore del Papa”: è nunzio ad Haiti fino al 2004, quando viene chiamato come “ambasciatore del Papa” a Cuba. Quindi, dal 2009 al 2013 è nunzio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia, e dal 2013 al 2020 è nunzio apostolico in Canda. Era nunzio in Albania dal 2020.

                                                           FOCUS AMERICA LATINA

Continua la persecuzione dei cristiani in Nicaragua

Continua la persecuzione dei cristiani in Nicaragua. Le autorità del regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo, dopo aver confiscato la casa dei ritiri La Cartuja appartenente alla diocesi di Matagalpa, hanno confiscato anche il Seminario maggiore della Diocesi San Luis Gonzaga.

Si è trattato, secondo fonti ecclesiastiche citate dal sito indipendente Despacho 505, di una vera e propria confisca.

L’occupazione è arrivata mentre i seminaristi delle diocesi di Matagalpa e Siuna stavano seguendo le lezioni del seminario. I seminaristi sono stati espulsi dal luogo ed è stato intimato loro di tornare a casa, mentre non si sa se il personale responsabile del centro sia stato arrestato.

La diocesi di Matagalpa è retta da monsignor Rolando Álvarez Lagos, il vescovo che nell’agosto 2022 è stato imprigionato e successivamente esiliato a Roma il 14 gennaio 2024, dopo essere stato condannato a 26 anni di reclusione per il presunto reato di “tradimento”.

La diocesi di Matagalpa è vittima di un accanimento durissimo da parte del regime nicaraguense: il vescovo e gran parte dei suoi sacerdoti sono stati esiliati, le organizzazioni sciolte, e ora le strutture confiscate.

                                                           FOCUS ASIA

India, la Corte Suprema interviene sulla questione di una sepoltura negata ad un cristiano

La Corte Suprema indiana ha ingiunto al governo dello Stato del Chhattisgarh di intervenire nella vicenda di una famiglia cristiana a cui è stata impedita la sepoltura di un proprio defunto in un cimitero.

La vicenda è accaduto in un villaggio del distretto di Bastar, dove lo scorso 7 gennaio, Subhash Baghel, un cristiano pentecostale, è morto a seguito di una lunga malattia. Non gli si è potuta dare sepoltura per via dell’opposizione di un gruppo di residenti del villaggio, tanto che fino ad oggi l’uomo è rimasto in una camera mortuaria. Ramesh Baghel, il figlio del defunto, agricoltore di una comunità di una casta svantaggiata, si è prima rivolto all’Alta Corte del Chhatisgarh, che gli ha dato torto sostenendo che non ci sono aree di sepoltura separate per i cristiani e che per questo la tumulazione potrebbe causare disordini e disarmonie nella popolazione.

Baghel sostiene invece che ci sono aree separate

L’avvocato e attivista per i diritti umani Degree Prasad Chouhan, che sta fornendo assistenza legale a Baghel, ha sottolineato, in un commento riportato da Asia News che “si tratta di un chiaro caso di discriminazione sulla base della religione. Non permettono alla famiglia del firmatario di seppellire il cadavere nemmeno in un terreno privato di loro proprietà. Il nonno di Ramesh Baghel si era convertito al cristianesimo più di tre decenni fa e due dei suoi parenti, compreso il nonno, sono stati sepolti nel cimitero del loro villaggio Chhindawada. Molti altri abitanti del villaggio, a maggioranza tribale, si sono convertiti al cristianesimo. Quando gli abitanti del villaggio sono diventati violenti, la famiglia del firmatario ha sporto denuncia alla polizia, che ha raggiunto il villaggio con 30-35 agenti. E la polizia stessa ha anche esercitato pressioni sulla famiglia affinché portasse il corpo fuori dal villaggio”.

La Corte Suprema ha criticato il governo del Chhattisgarh per non essere ancora intervenuto e ha chiesto una risposta sul ricorso presentato.

L’arcivescovo Victor Thakur di Raipur, ha commentato ad AsiaNews: “La Corte Suprema ha giustamente chiesto al governo del Chhattisgarh di affrontare le questioni fondamentali dei diritti umani. Se la gente per strada può decidere che cosa si può fare e cosa no e la Corte lo accetta, allora ci stiamo prendendo gioco della Costituzione e promuoviamo l’illegalità nel Paese”.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede all’OSCE, l’incontro speciale del Consiglio permanente

Il 23 gennaio, monsignor Richard Gyhra, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’OSCE, ha preso la parola all’Incontro Speciale del Consiglio Permanente dell’OSCE n. 1505, a seguito del discorso dell’attuale presidente di turno dell’OSCE, il ministro degli Esteri di Finlandia Elina Valtonen.

Rivolgendosi direttamente alla presidenza, la Santa Sede ha notato come il 2025 sia iniziato all’ombra di continue guerre e conflitti, che “continuano a minacciare la sicurezza e la stabilità della regione OSCE e oltre”.

Il rappresentante della Santa Sede ha ricordato che quest’anno si commemora il 50esimo anniversario dell’Atto Finale di Helsinki, e che proprio in questo periodo è “sempre più urgente ritrovare lo spirito di Helsinki” attraverso il quale “Stati contrapposti, considerati nemici, hanno avuto successo nel creare uno spazio di incontro e non abbandonare il dialogo come mezzo per risolvere i conflitti”.

Monsignor Gyhra ha ricordato anche che “l’unico e indispensabile ruolo dell’OSCE come un foro per il dialogo costruttivo e le negoziazioni significative, secondo un processo decisionale basato sul consenso, è più importante che mai” nello spirito della ricerca del dialogo.

Inoltre, ha aggiunto, “la credibilità e la rilevanza di questa organizzazione sono legate strettamente all’imparzialità e professionalità delle strutture esecutive dell’OSCE, che devono agire nell’ambito dei loro mandati”.

Gyhra ha poi messo in luce come la Santa Sede ha “dimostrato con forza il suo interesse, impegno e contributo riguardo la dimensione umana, e ha sottolineato che la Santa Sede apprezza gli sforzi per una eguaglianza di generi “fin quando questa promuove una eguaglianza vera ed autentica tra donne e uomini, e combatte la discriminazione basata sui sessi”.

La Santa Sede ha anche “un dovere particolare di insistere sulla centralità della libertà di religione e credo di ogni persona, non perché ignora altre libertà, ma perché la libertà di religione o credo è la cartina di tornasole per il rispetto di tutti gli altri diritti e libertà fondamentali”, e infatti la libertà religiosa “non per coincidenza” è menzionata esplicitamente nel Decalogo di Helsinki ed è uno dei diritti umani non derogabili.

La delegazione della Santa Sede si è detta “fermamente convinta che tutte le forme di intolleranza religiosa e discriminazione, che siano contro gruppi di maggioranza o di minoranza, debbano essere affrontati e combattuti con eguale considerazione, così evitando approcci parziali o selettivi”.

La Santa Sede ha apprezzato anche l’attenzione che la presidenza finlandese dà al cambiamento climatico, e ha sottolineato che “mentre gli impegni solenni sono certamente un passo avanti necessario, non sono sufficienti da soli. Tutti i leader mondiali sono chiamati a dimostrare una volontà politica efficace, pratica e costante, e allo stesso tempo di fare passi concreti e azioni immediate per preservare e migliorare l’ambiente naturale, ponendo fine al più preso possibile all’esclusione economica e sociale”.

                                               FOCUS AMBASCIATE

L’ambasciatore del Kazkhstan presenta la copia delle credenziali

Il 23 gennaio, Timur Primbetov, ambasciatore designato del Kazakhstan presso la Santa Sede, ha presentato copia delle lettere credenziali all’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

La nomina di Primbetov ad ambasciatore della Santa Sede è stata resa nota il 15 novembre scorso.

Primbetov viene da una lunga carriera diplomatica.

 

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