Mindong, 15 November, 2024 / 9:00 AM
C’è stata anche una celebrazione della Messa insieme a Papa Francesco, nella sua cappella privata, per i due vescovi cinesi che hanno potuto partecipare al Sinodo dei vescovi. Lo racconta uno di loro, Vincenzo Zhan Silu, vescovo di Funing / Mindong, in una intervista video a Fides, l’agenzia del Dicastero per l’Evangelizzazione.
Zhan Silu ha partecipato al Sinodo insieme al vescovo Giuseppe Yang Yongqjang di Hangzhou, che aveva già partecipato al Sinodo nel 2023 e che è stato protagonista del primo caso di trasferimento diocesano avvenuto nell’ambito dell’accordo sino-vaticano per la nomina dei vescovi – c’era stato un altro trasferimento, quello del vescovo Shen Bin a Shanghai, ma era stato deciso unilateralmente dalla Cina e poi sanato dalla decisione di Papa Francesco.
La testimonianza del vescovo Silu è importante per comprendere in che modo si stanno evolvendo i rapporti tra Santa Sede e Cina. Per la prima volta dal 2018, ovvero da quando vescovi cinesi partecipano al Sinodo con l’accordo del governo, i due vescovi cinesi sono rimasti fino alla fine dell’assise sinodale. Lo scorso anno, erano rimasti quasi fino alla fine, e avevano fatto anche alcune visite.
La testimonianza del vescovo Zhan Silu è stata raccolta dai responsabili comunicazione della diocesi di Mindong, che lui amministra. Zhan Silu ha sottolineato che "Il Papa è stato molto benevolo quando ha ricevuto e incontrato noi due vescovi. Lui ha preso le mie mani. Anche io ho stretto tutte e due le mani del Papa tra le mie mani. Gli ho detto: ‘Padre Santo, grazie per avermi nominato membro del XVI Sinodo dei Vescovi. Durante il Sinodo Lei mi ha ricevuto molte volte. In questo modo i sacerdoti, le suore e i laici della mia diocesi sono molto incoraggiati’. Poi il Papa ha detto anche, con grande affetto: ‘Saluta i tuoi parrocchiani a nome mio: io li amo’.”
Il vescovo ha detto che “nel corso del Sinodo, abbiamo avuto molte occasioni per entrare in stretto contatto con il Papa”. Il 2 ottobre, i due vescovi hanno donato al Papa la statua della madonna di Sheshan, quindi hanno regalato al Papa una calligrafia, ovvero un rotolo di tela con caratteri cinesi scritti a mano, fatto dallo stesso vescovo, in cui c’era scritto: “Conquistare la fiducia con la fiducia”.
Papa Francesco ha poi voluto che i vescovi cinesi andassero a concelebrare con lui nella cappella privata, e ha regalato loro rosari, persino una versione cinese di un libro.
Zhan Silu ha anche fatto sapere che “c’è stato uno scambio approfondito con il Cardinale Pietro Parolin”, ma anche con il Cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero dell’Evangelizzazione, e con il cardinale Lazzaro You del dicastero per il Clero.
“Tutti – ha detto il vescovo Zhan Silu – hanno grande desiderio che la Chiesa in Cina operi bene, specialmente nel caso della nostra diocesi di Mindong”.
Si può dunque dire che c’è una apertura? Di certo, da parte delle autorità cinesi c’è una volontà particolare di rendere lo scambio forte e rafforzato, o perlomeno di mostrare buona volontà, pur rimanendo nell’alveo dell’idea cinese. I vescovi di Cina, anche il vescovo di Shanghai Shen Bin, hanno sempre sostenuto l’importanza della sinicizzazione.
L’accordo per la nomina dei vescovi, rinnovato per quattro anni, congela dunque la situazione nella Chiesa in Cina, permettendo di andare avanti con la nomina dei vescovi secondo quanto pattuito. Ci sono una trentina di diocesi vacanti in Cina, eppure la prima nomina dopo il rinnovo dell’accordo è stata quella di Matteo Zhen Xuebin come vescovo coadiutore di Pechino. Affianca il vescovo Giuseppe Li Shan, che guida la diocesi della capitale cinese dal 2007, e che comunque non ha ancora compiuto 70 anni.
Il rito dell’ordinazione episcopale ha avuto luogo lo scorso 25 ottobre. Il nuovo vescovo Zhen ha effettuato anche un periodo di studi negli Stati Uniti, dal 1993 al 1997, ma questo particolare è stato omesso dalla biografia ufficiale pubblicata sul sito dell’Associazione Patriottica, l’organismo statale cui i vescovi cinesi devono iscriversi.
Nell’omelia, il vescovo Zhen, riferisce l’agenzia Fides, ha detto di essere “consapevole di non avere le qualità richieste per il compito affidatomi, ma lo accetto con fede, affidandomi all’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Matteo Apostolo, confidando in loro con tutto il mio cuore e promettendo di dedicare tutto me stesso nell’adempiere ai miei doveri pastorali”.
Non c’è stata comunicazione ufficiale di alcuna dichiarazione del vescovo di Pechino Li Shan, né comunicazione riguardo la scelta di designare in questo momento un coadiutore, considerando che Li Shan ha 59 anni, appena cinque in più del vescovo Zhen Xuebin.
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