Roma, 08 November, 2024 / 6:00 PM
Quando si arriva in cima al colle, nella piazza che è il centro di Loreto, dinanzi alla basilica che
cinge, in una sorta di abbraccio e di protezione alla Santa Casa, lo sguardo fugge rapito, non sa
dove posarsi, tanto c’è da contemplare. L’armonia delle architetture, delle strade e dei vicoli, l’aria
tersa che sembra regalare un colore vibrante a tutte le cose, l’orizzonte che abbraccia colline, valli,
il mare, non lontano, che riverbera argenteo. I molti pellegrini che arrivano qui possono davvero
vivere un’esperienza che restituisce il senso del sacro e della pace, qualcosa di talmente prezioso
e raro che non stupisce che siano tanto numerosi, in ogni stagione e periodo dell’anno.
Questo luogo è inoltre intessuto, potremmo dire, di bellezza, compresa quella creata dall’uomo. Poco lontano si trova Recanati, in cui continua a vibrare la poesia di Giacomo Leopardi e sempre a
Recanati, insieme a tanti capolavori, possiamo ammirare uno dei quadri più straordinari del
Rinascimento e forse dell’intera pittura occidentale: l’Annunciazione di Lorenzo Lotto. Pittore e
uomo fuori dal comune, che negli ultimi anni della vita, nel Cinquecento, si è ritirato a vivere,
pregare e meditare proprio a Loreto e che per Maria ebbe sempre una tenerissima devozione.
La Santa Casa, poi, permette di entrare in una dimensione del sacro che pochi altri luoghi sono in
grado di schiudere. Per questo ogni occasione per riaccostarsene, per approfondirne la
conoscenze deve essere accolta con gratitudine. Come nel caso dell’ultima pubblicazione dello
storico Pier Luigi Guiducci “Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto“.
Nella pregevole prefazione a cura di padre Giuseppe Santarelli, si sottolinea che “in questi ultimi
anni si è registrata una copiosa e sorprendente serie di studi sulla Santa Casa di Loreto, i quali
esprimono tre orientamenti interpretativi in merito al suo trasporto da Nazareth a Loreto negli anni
1291-1294: alcuni – pochi – ripropongono la tradizione devota del suo trasporto per ministero
angelico con argomentazioni già espresse per lo più nel passato; pochi altri negano l’origine
nazaretana della Santa Casa, in considerazione soprattutto della tardività delle fonti scritte che la
attestano; altri, in maggior numero, ammettono l’autenticità della reliquia nazaretana, ma
propongono un trasporto delle “sacre pietre” via mare, per iniziativa umana, con specifico
riferimento alla famiglia Angelo dell’Epiro-Tessaglia, come aveva ipotizzato il sottoscritto nelle sue
pubblicazioni sull’argomento, a partire dal 1984 fino alle recenti riedizioni. Su quest’ultima
interpretazione dell’evento si colloca il presente libro del professore Pier Luigi Guiducci, il quale
rivela un’encomiabile conoscenza del complesso argomento e della rispettiva bibliografia”.
Molto in sintesi, la storia della Santa Casa è antichissima, attraversa le epoche, intreccia elementi
tra i più diversi, a cominciare dal come è arrivata in Italia, nelle Marche. Da sempre si è dibattuto
sulle pietre conservate nella “Camera di Maria” a Loreto, ossia se si tratta di reperti autentici o
meno. Ci si è sforzati di dimostrare che quella stanza conservata all’interno del santuario rimane al
massimo un luogo deputato alla devozione, intorno al quale sono fiorite storie fantasiose. Ma
questo orientamento ha provocato, a sua volta, una serie di controrepliche, riassunte in modo
chiaro ed esaustivo proprio dal professor Guiducci in questo saggio.
La tradizione medievale parla della Casa trasportata in volo (appunto) dagli angeli da Nazaret a questo incantevole colle marchigiano. Poi gli angeli storicamente vengono identificati con la famiglia Angeli, armatori e navigatori…Lungo gli anni e i secoli, chi ha difeso il valore della “Camera di Maria” ha ricordato la tradizione orale, quella scritta, le evidenze riscontrate, come il fatto che la Camera non abbia fondamenta; poi testimonianze di autorità ecclesiali e scientifiche che tra le altre cose hanno potuto esaminare un fascicolo su Loreto contenuto nell’Archivio Segreto Vaticano, e le guarigioni spesso inspiegabili. Il colpo di scena, però, è avvenuto nel ventesimo secolo, anni Sessanta, quando vengono avviati scavi archeologici con l’esame accurato dei graffiti individuati nelle pietre.
Altro fatto importante: l’individuazione di un atto notarile in cui si trova un foglio che elenca i beni
dotali consegnati da Thamar di Epiro al promesso sposo Filippo I d’Angiò. Al punto 3 c’è il
riferimento alle sacre pietre che costituivano l’abitazione della Vergine Maria a Nazaret. Gli studiosi
hanno cercato di individuare i motivi per cui le sacre pietre siano alla fine arrivate nelle Marche , territorio decisamente decentrato rispetto a centri nevralgici come Taranto o Napoli. La vicenda coinvolge gli armatori che, dietro pagamento, garantivano trasporti via mare, la famiglia Angelo (i cui membri erano chiamati gli Angeli), Niceforo I di Epiro, Carlo II d’Angiò, i padri domenicani e altre persone che si occupavano del trasporto navale lungo il Mar Adriatico, tra mille insidie e pericoli. Le reliquie erano fondamentali, si cercavano costantemente, si rubavano e si vendevano, e per una reliquia si rischiava la vita.
Anche queste vicende tengono avvinta l’attenzione del lettore, ben ricostruite dall’autore, che
permette di intraprendere un viaggio attraverso i secoli, rivivendo le grandi vicende e quelle
quotidiane, le figure storiche, la devozione, la forza della fede, l’ispirazione scaturita dalla
contemplazione. E si torna a respirare e a sentire profondamente quell’inimitabile armonia di
Loreto, tra natura, arte, fede.
Pier Luigi Guiducci, Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto, Edizioni Albatros,
pp.166, euro 13,90
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