Città del Vaticano , 23 September, 2024 / 9:00 AM
Per Benedetto XVI, la santità non era solo la meta della vita. Era anche quello cui portava lo studio della teologia, perché una fede rettamente formata non può non ricadere nella vita, e una vita cristiana non può che condurre alla santità. C’era, insomma, un legame profondo, storico, vero tra la vita, lo studio e il cristianesimo, che gli allievi di Benedetto XVI hanno esplorato nel loro convegno annuale, sul tema “Sull’Anno Santo 2025. La santità come meta della teologia e della vita”.
Il convegno si è tenuto dal 12 al 15 settembre, e ha riunito membri dello Schuelerkreis, il circolo di ex studenti del professor Ratzinger, e membri del Neuer Schuelerkreis, ovvero la nuova generazione di studiosi che non è stato alle lezioni del Maestro, ma che alla teologia della Maestro ha guardato e si è ispirata.
È la seconda volta che il gruppo si incontra dopo la morte di Benedetto XVI. E se l’anno scorso il tema non poteva che essere centrato sull’eredità del Maestro, da quest’anno gli allievi di Benedetto XVI sembrano voler guardare al mondo di oggi, cercando di comprendere come questo approccio teologico può essere interiorizzato nella vita della Chiesa.
Di cosa si è parlato nella tre giorni di incontri? Il professor Manuel Schlögl ha parlato del confessionale come vero luogo di santificazione, mentre la professoressa Michaela Haestetter ha mostrato perché i santi sono figure di luce nella storia della Chiesa, e perché le persone, quando entrano nella luce di Cristo, smascherano e condannano il dialogo.
Quindi il Cardinale Kurt Koch, che Benedetto XVI ha designato come curatore del Ratzinger Schuelerkreis, ha descritto la santità come scopo principale dell’Anno Santo, ricordando che Joseph Ratzinger / Benedetto XVI aveva ripreso questo argomento più volte nei suoi testi.
Il cardinale Koch ha sottolineato che l a santità consiste nel vivere la quotidianità con Dio, da Dio e verso Dio, e dunque ha mostrato che la santità cristiana è quindi pienamente egualitaria, è l'elemento democratico e può essere perseguita in ogni stato di vita e professione.
Ha detto il Cardinale Koch: “I santi sono le costellazioni di Dio in cui si riflette la luce di Dio. Quando professiamo la nostra fede nella Santa Chiesa nel Credo , è perché la Chiesa è santa da Dio e non dagli uomini. Pertanto, i santi sono i veri riformatori della Chiesa e i primi teologi perché condividono Dio”.
Ne consegue che la teologia deve essere prima di tutto una teologia “in ginocchio”, che parli con Dio prima di parlare di Lui, e che i teologi sono chiamati ad essere santi perché indichino agli uomini il cammino della fede e diano testimonianza credibile.
L’arcivescovo Rino Fisichella ha invece delineato l’importanza dell’Anno Santo, le ragioni per cui questo inizi la notte di Natale e il tema della speranza, che caratterizza questo imminente Giubileo, e che si collega al tema della Spe Salvi, la seconda enciclica di Benedetto XVI.
Fisichella ha sottolineato che il motivo della nostra speranza è la vita eterna, e che gli uomini hanno bisogno di una speranza che non è fatta solo di parole, ma di gesti concreti.
Secondo il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, oggi la speranza cristiana è in una cirsi profonda che è anche una crisi di fede, perché scienza e tecnologia non possono dare risposta alle vere domande della vita.
Il professor Stefan Heid ha invece parlato di Roma e degli anni Giubilari, in particolari concentrandosi sul tema delle indulgenze e della pietù meritoria. Perché per i meriti dell'Apostolo ( merita ) e il potere chiave di Pietro, ai pellegrini vengono concesse grazie speciali, che determinano la remissione delle pene per i peccati ( indulgentia ) mediante la grazia di Dio.
Il professor Stefan Würges ha poi mostrato perché la chiamata generale alla santità, voluta dal Concilio Vaticano II e accolta con enfasi da Joseph Ratzinger, è o dovrebbe essere innovativa per la vita del cristiano, anche se questo tema è diventato molto importante negli ultimi decenni trascurato. La ricerca della santità è il vero mezzo per rinnovare l’umanità.
La conferenza finale è stata tenuta dal Prof. Josef Spindelböck sul tema della santità nella vita. Partendo dalla citazione di Paolo “Per grazia di Dio sono quello che sono” (1 Cor 15,10), ha mostrato che la santità è perfezione nell'amore. Anche se questo è stabilito nel battesimo, deve essere dimostrato e sviluppato nella vita. Ciò richiede la pratica delle virtù essenziali alla vita di fede. Perché la fede deve essere intesa in modo olistico e prende vita nel contesto dell'amore verso Dio e verso il prossimo.
Il Prof. Christoph Ohly ha concluso l'incontro del gruppo studentesco di quest'anno con una relazione conclusiva. “Il prossimo Anno Santo – ha detto - è un tempo di grazia che deve portare alla salvezza delle persone e alla loro santificazione. La teologia di papa Benedetto XVI permette che la grandezza e la bellezza della fede diventino chiaramente visibili nell'incontro del gruppo studentesco di quest'anno”.
Parlando prima del convegno in una intervista in CNA Deutsch, il professor Ohly ha diviso tre punti principali nel lavoro di Benedetto XVI sul tema della Santità.
Il primo è “la chiamata generale alla santità, come insegna il Concilio Vaticano II”, quindi, “ la santità della Chiesa”, e infine la comunità dei santi come nostre sorelle maggiori e fratelli nella fede”.
Come è nato il Ratzinger Schuelerkreis? Benedetto XVI non ha mai voluto raccogliere una scuola teologica intorno a sé. Eppure, sin dagli anni di Regensburg, i suoi studenti si erano costituiti in un circolo, che poi si è incontrato ogni anno, anche quando divenne arcivescovo di Monaco, quando divenne prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e infine quando divenne Papa.
Il Ratzinger Schuelerkreis, oramai una sorta di laboratorio ecumenico, con il tempo ha allargato gli orizzonti, ha incluso un secondo Circolo, il nuovo Schuelerkreis, composto non dagli studenti di Ratzinger ma da coloro che studiavano Ratzinger, e si era costituito in una struttura che organizza simposi in tutto il mondo.
Quando, poi Benedetto XVI, rinunciò al pontificato, gli incontri dello Schuelerkreis sono continuati, anche senza la presenza del maestro, che nei primi anni soleva incontrare i membri dell’incontro e celebrare Messa con loro.
Nel frattempo, si era creato un “Nuovo Schuelerkreis”, fatto non più dagli studenti di Benedetto XVI , ma da studenti che si erano formati sul pensiero di Benedetto XVI.
Sei anni fa, il vecchio e il nuovo Schuelerkreis hanno dato vita a un nuovo modo di incontrarsi: un simposio pubblico, da tenersi ogni anno, per rendere vivo e presente il pensiero del Maestro e diffonderlo anche nella società. Guida di questo nuovo gruppo è il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
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