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Un servizio di EWTN News

Note storiche, i Beni Culturali definizione moderna di una realtà antica

E siamo arrivati alla cura per l’arte. Il Vaticano non ha solo i Musei con la ricchezza del passato, ma anche una Fondazione che guarda al futuro. 

“Allo scopo di concorrere sia alla valorizzazione dei beni culturali sia alla promozione di attività e manifestazioni in ambito culturale e artistico, è stata costituita, con Rescriptum ex Audientia Sanctissimi del 5 apr. 2014, la Fondazione per i Beni e le Attività Culturali e Artistiche della Chiesa, che subentra alla Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa, costituita nel 2004 e collegata alla Pontificia” si legge nelle Note storiche dell’ Annuario Pontificio. La storia della Fondazione ha origini nel Pontificio Consiglio per la Cultura e nella Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, ma  la necessità di riconfigurare la Fondazione è stata motivata dai cambiamenti istituzionali. Benedetto XVI, con il Motu Proprio Pulchritudinis Fidei del 30 lu. 2012, ha unito la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa al Pontificio Consiglio della Cultura.

Oggi la rinnovata Fondazione risulta ora strettamente collegata al Dicastero per la Cultura e l'Educazione per sostenere, anche economicamente e organizzativamente, le iniziative in ambito culturale e artistico promosse dal Dicastero.

Il sito della Fondazione ( a dire il vero non proprio aggiornato) spiega che “all’origine di ogni avventura culturale e artistica c’è la passione: quella dei creatori e artisti, e quella essenziale di coloro che stimolano e sostengono con entusiasmo il loro percorso. Sostieni l’arte, la cultura e la musica come espressione di eccellenza e innovazione, diversità e integrazione”.

Ma cercando bene si trova la radice storica della Fondazione: “bene culturale” è un termine moderno, e nel 1988 Giovanni Paolo II istituì una Commissione con il compito di presiedere alla tutela del patrimonio storico e artistico di tutta la Chiesa. 

“Al patrimonio artistico si affianca quello librario, conservato nelle biblioteche e quello storico, costituito dai documenti d’archivio, che hanno la duplice valenza di strumenti giuridici attestanti i diritti e i doveri degli enti ecclesiastici – ai quali compete principalmente la loro cura – e di fonti per la storia delle istituzioni ecclesiastiche e della vita del popolo di Dio. In tutti i casi, detti beni e le rispettive istituzioni di conservazione devono essere affidati a personale competente «affinché tali testimonianze non vadano perdute»” si legge nel sito del Dicastero per l’ Educazione e la Cultura. 

Secondo la definizione di Giovanni Paolo II, i beni culturali sono beni «posti al servizio della missione della Chiesa» (Allocuzione 12 ottobre 1995), cioè espressione della vita liturgica, della pietà, dell’annuncio del vangelo e della carità. La dottrina circa i beni culturali ecclesiastici ha certamente ricevuto un certo impulso sia dai discorsi papali all’antica Pontificia Commissione sia dai documenti elaborati da quest’ultima.

Un compito di evangelizzazione per “far sì che il popolo di Dio, a partire dai suoi pastori, sia educato ad apprezzare l’importanza di tale patrimonio storico e artistico e a rendersi conto della necessità di conservarlo e di valorizzarlo”. Un’ opera “condotta d’intesa con la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti (a cui competono le questioni inerenti la musica, l’arte e l’architettura per il culto), con la Congregazione per il Clero e con la Congregazione per l’Educazione Cattolica (competenti per la formazione accademica di presbiteri e laici)”. 

 

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