Città del Vaticano , 07 August, 2024 / 2:00 PM
Si mise alla testa di un gruppo di 25 pellegrini, insieme al suo immancabile segretario, padre Damaso, un cappuccino dalla lunga barba folta, e arrivò a Mosca e Leningrado (oggi San Pietroburgo) già nel lontano 1974, cinquanta anni fa. Il Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, raccontava questo viaggio a Benny Lai e Annamaria Scavo dicendo che in qualche modo era stato un po’ l’anticipatore della ostpolitik della Santa Sede, considerando che i suoi contatti con Mosca risalivano ad anni prima.
Fu l’apertura di un canale di dialogo? Non proprio. Tanto che un mese dopo il Consiglio per le Questioni Religiose dei Paesi Comunisti si riunì a Berlino e redasse un documento nel quale l’attività del Vaticano veniva definita ideologicamente una meta. Ma se a prima vista il viaggio fu un fiasco, non lo fu nel senso spirituale.
Tanto che lo stesso cardinale ha raccontato che “abbiamo sempre mantenuto con costanza il carattere e lo stile di un pellegrinaggio, non ci siamo occupati d’altro, né abbiamo cercato contatti con chicchessia. A Leningrado ho celebrato con solennità la Santa Messa nella Chiesa Cattolica della Madonna di Lourdes, andandovi con tutti i miei abiti rossi. Lo stile semplice e coerente del pellegrinaggio si è rilevato adatto. Ho fiducia che tutto questo non sia stato inutile”.
Ma come era successo che il cardinale Siri avesse potuto viaggiare a Mosca, in periodo di Guerra Fredda, e con tutti problemi del caso?
Si deve tornare agli anni del Secondo Dopo Guerra, quando a Genova si fronteggiavano da una parte il mondo operaio, i partiti di sinistra, i camalli del porto e le associazioni partigiane e dall’altro le famiglie di industriali, finanza, assicuratori marittimi, armatori, esperti di diritto del mare e di diritto internazionale. Due fronti che però si conoscevano, e avevano contatti.
Dal 1946, Siri era arcivescovo di Genova, e fu creato cardinale da Pio XII nel 1953. Era fortemente anticomunista, ma era anche considerato il difensore di Genova, colui che era riuscito a impedire la distruzione del porto nei giorni che precedettero il ritiro delle truppe tedesche.
Siri era una figura di mezzo tra questi due campi contrapposti, così come lo era il suo segretario, padre Damaso da Celle, già missionario in Africa, che a Genova aveva servito come cappellano nella tipografia in cui si stampava l’edizione genovese dell’Unità, il giornale del Partito Comunista Italiano, e poi come cappellano dell’Ospedale Pediatrico Gaslini.
Secondo una versione della storia, fu padre Damaso a creare il contatto per Mosca. Al Gaslini, Padre Damaso conobbe Luigi Cartagenova, vescovo comunista, che aveva rapporti con il Console Generale Sovietico. Benny Lai racconta che Siri e Damaso si interessarono di far curare un figlio del consolo gravemente ammalato al Gaslini, e questo aprì un punto di contatto tra Siri e Mosca favorito, appunto, da padre Damaso e Cartagenova.
Siri non aveva contatti diretti con i diplomatici sovietici di Genova. Autorizzò però padre Damaso a parlare informalmente per suo conto, e di questi contatti informò sia Giovanni XXIII che Paolo VI.
Da qui, nacque la possibilità del pellegrinaggio del 1974. Siri e Damaso fu autorizzato a vestire gli abiti ecclesiastici, e il pellegrinaggio li portò nel monastero di Zagorsk, nella cattedrali di Vladimir e Suzdal (le cosiddette “cattedrali dell’anello d’oro”, e l’Accademia Ecclesiastica di Leningrado.
Non solo: poterono incontrare esponenti della Chiesa ortodossa e celebrare Messa nella chiesa cattolica di Santa Maria di Lourdes, appunto.
Anche a Mosca, lo schema fu il medesimo che a Genova: Siri si limitava agli incontri religiosi, padre Damaso incontrò anche Lev Kapalet, presidente dell’Associazione Italia – URSS. Nel diario di padre Damaso, pubblicato da Benny Lai nel 2005 nella rivista Mneme Ammentos, che appartiene all’Istituto di Studi Religiosi Euromediterranei di Tempio Pausania, si nota che l’ambizione di padre Damaso era quella di entrare in Unione Sovietica come missionario per prestare servizio alla comunità cattolica di Mosca.
C’è anche l’altra versione della storia. Ovvero che Siri fu individuato come contatto dal Partito Comunista di Mosca, e che il professor Cartagenova fu individuato proprio dall’ambasciata sovietica a Roma per prendere contatto con padre Damaso ed informarlo che l’ambasciata sovietica desiderava aprire dialogo riservato con una altissima autorità ecclesiastica.
Di questo flusso diplomatico, c’è testimonianza sia nel carteggio tra Siri e padre Damaso, e poi anche in un saggio di Adriano Roccucci, che nell’aprile 2011 tenne un intervento all’Istituto Sturzo su “Siri l’Est Ecclesiale”.
Lai sostiene che tutto iniziò nel 1956, dunque prima dell’atteggiamento di apertura di Roncalli di fronte ai gesti distensivi compiuti da Kruscev, il quale inviò anche un messaggio di auguri per gli 80 anni del Papa.
Secondo Lai, Giovanni XXIII avrebbe dato mandato al Cardinale Siri di “proseguire nel dialogo mantenendo socchiusa la porta”.
Quando Paolo VI fu eletto Papa, Siri informò anche lui attraverso il Cardinale Amleto Cicognani. Questi richiese a padre Damaso una documentata relazione sui contatti da lui avuti e copia delle lettere scambiate con gli alti diplomatici sovietici.
Basta tutto questo a definire quella di Siri come una ostpolitik ante-litteram? Forse no. Ma di certo ebbe un suo peso.
(3 – continua)
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